Bici VS auto: quando l’incrocio non è un ring a cielo aperto

Nel 2017 il 43% dei decessi tra i ciclisti urbani, si è verificato in corrispondenza di intersezioni. Come garantire maggiore sicurezza a tutti gli utenti? Partiamo dal disegno della strada e da tre regole d’oro da seguire

Giulia Gnola 16/10/19
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Si accendono i lampioni, i balconi sono gremiti già da ore, il barista abbassa frettoloso la serranda. In scena, un classico delle nostre strade: «Mezzanotte di fuoco all’incrocio», Bicicletta VS Automobile.

Chi vincerà il diritto di precedenza all’intersezione? Fuori dal ring è rimasto Pedone, che come peso leggero sarebbe stato fuori categoria.

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Ho forse calcato la mano in questo incipit, ma nemmeno troppo: gli incroci delle nostre strade sono pericolosi, specialmente per gli utenti cosiddetti deboli (dicitura spregiativa ma veritiera, che contraddistingue ciclisti e pedoni): nel 2017, il 43% dei decessi*, per quanto riguarda i ciclisti urbani, si è verificato in corrispondenza di intersezioni.

Come renderle sicure? Regolamentarle spesso non è sufficiente, è necessario disegnarle e progettarle, sicure. Vediamo quindi alcune buone regole che potranno aiutare i progettisti nel disegno delle intersezioni, e gli utenti della mobilità dolce ad attraversarle senza rischi. Perché gli incroci stradali non sono sono ring a cielo aperto.

*Fonte: dati ISTAT Incidenti Stradali 2017.

Intersezione ciclabile: come renderla sicura?

Le intersezioni sono il luogo in cui avviene la maggior parte dei conflitti tra biciclette e altri utenti. Unica eccezione vale per le rotatorie: in questo articolo abbiamo dimostrato che sono il tipo di incrocio più sicuro per tutti.

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Molte strade sono progettate con ampi raggi, che permettono grandi velocità in curva, corsie larghe, che incoraggiano i conducenti a spingere il pedale come fossero sul tracciato Monza. È quindi intervenendo sul disegno della strada, che cercheremo la soluzione a questi problemi.

Le tre regole chiave per la sicurezza di un incrocio ciclabile

Ecco i tre principi da tenere a mente per l’incremento di sicurezza delle intersezioni ciclabili:
1. ridurre la velocità di sterzata dei veicoli;
2. aumentare la visibilità delle persone in bicicletta;
3. dare la priorità alla mobilità dolce.

Banalità? A parole forse sì, ma vediamo quali strategie possiamo usare per rendere questi principi effettivi.

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Intersezioni protette

Dovrete avere pazienza se spesso userò come riferimenti fotografie o progetti di città non italiane, ma è fondamentale basarsi su realtà che già esistono e funzionano. Conosciamo i “limiti” spaziali delle nostre città rispetto a quelle del Nord Europea o americane, la cui morfologia urbana consente ampie ciclabili e margini di manovra chilometrici. Ma non siamo forse uno dei popoli più estrosi e fantasiosi al mondo? Dimostriamolo anche in questo caso e divertiamoci a progettare nelle nostre caotiche e vivaci borgate!

Negli incroci “protetti”, la pista ciclabile è separata rispetto al traffico automobilistico parallelo, e a ai ciclisti viene assegnato un percorso dedicato con precedenza sulla svolta rispetto ai veicoli a motore.

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Le intersezioni protette rendono inoltre i movimenti prevedibili e mantengono migliore visibilità tra le persone in biciclette e le persone alla guida.

Le “isole” di traffico ad angolo estendono la protezione della bicicletta separandola il più possibile dall’intersezione, e stringono il raggio di sterzata. Inoltre, creano una zona utile per formare una “coda” per l’allineamento delle biciclette in attesa di attraversare.

Le intersezioni protette garantiscono anche maggior sicurezza ai pedoni. Vediamo lo schema sottostante che sicuramente chiarirà alcuni dei primi concetti qui esposti.

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Appuntamento a mercoledì 30 ottobre per continuare a “progettare” incroci!

Per consigli, suggestioni, commenti, scrivetemi a: giulia.gnola@maggioli.it

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