Fotovoltaico, il governo corre ai ripari contro la crisi del mercato

Lucia Navone 03/01/12
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Metti un Governo (quello precedente) che rivede senza alcuna pianificazione gli incentivi a favore del settore del fotovoltaico.

Aggiungi la concorrenza cinese o meglio l’avanzata inesorabile dei prodotti a basso prezzo di chi può permettersi di ridurre i prezzi fino all’inverosimile e di dilazionare i termini di pagamento.

Mescola con le paure da crisi finanziaria e con il periodo invernale che non è sicuramente il più propizio per installare dei pannelli alimentati dal sole, oltre alla riduzione strutturale dei prezzi dei componenti scesi ad oggi di oltre il 40%, ed ecco pronto un mix esplosivo da servire per il 2012.

Secondo gli addetti ai lavori l’anno che verrà sarà l’anno della resa dei conti dove solo gli operatori più strutturati, in grado di diversificare il business, sopravviveranno a questa tempesta di assestamento del mercato.

Le previsioni danno come vincitori solo 2/3 produttori italiani di moduli, una dipartita di molte multinazionali dopo la sforbiciata agli incentivi per i grandi impianti e le regole restrittive sull’utilizzo di terreni agricoli e, lo spostamento del business al comparto residenziale. Con la grid parity alle porte, nei prossimi anni, sarà più interessante per i clienti pagare meno l’energia da fonte solare che non investire direttamente in un impianto.

Sono oltre 270.000 gli impianti installati in tutta Italia su tetti, coperture industriali ed agricole ma il potenziale è ancora enorme.

L’Italia rimarrà quindi un mercato interessante ma la fase “strutturale” di assestamento non si preannuncia certo indolore. Sul campo ci sono già migliaia di posti di lavoro come ad esempio in Veneto dove 1250 persone sono senza lavoro e dove la crisi delle 200 aziende del distretto sta mettendo in ginocchio un indotto che ne coinvolge altre 3500.

E’ di questi giorni la presentazione di un protocollo di intesa inviato al Ministro allo Sviluppo Economico, Corrado Passera dalla Provincia di Padova, dalle associazioni sindacali e di categoria e dalle imprese più importanti del settore.

Il documento si propone, in quattro punti, di delineare le strategie future a sostegno del comparto analizzando anche la situazione che, secondo i firmatari, si è aggravata a causa della mancanza di un piano energetico nazionale e dei ritardi di allaccio da parte di Terna o di Enel. La prima parte del documento analizza il settore; la seconda ne individua le criticità; la terza ne esplicita i costi e i benefici; la quarta elenca le proposte che aziende, associazioni di categoria e sindacati indicano al Governo e agli enti locali per rilanciare il settore. Ad oggi le sette più importanti realtà del distretto (Solon, Helios Technology, X Group, Ecoware, Ambra Sol, Ecoprogetti ed Ecoprogetti) hanno dovuto ricorrere alla cassa integrazione con ripercussioni disastrose sull’indotto di artigiani, fornitori e aziende collegate.

Ma non è solo il Veneto ad essere coinvolto nell’uragano. Anche in Puglia sono a rischio oltre 700 posti di lavoro dopo la fuorisciuta dal business del solare della divisione di BP, annunciata a fine anno dall’Amministratore Delegato Mike Petrucci.

In Brianza i lavoratori delle aziende italiane produttrici di moduli sono rientrati dalla cassa integrazione ma le difficoltà non mancano così come altre aziende che producono inverter o che sono direttamente o indirettamente coinvolte nella filiera dell’industria del solare. L’americana Memc, che in Alto Adige produceva polisilicio, è ferma dall’inizio di dicembre con la previsione di cassa integrazione a rotazione, in attesa che i mercati si riprendano.

Un uragano che sta passando sull’Italia ma che non ha risparmiato l’Europa e che ha visto il baricentro, qualche mese fa, negli Stati Uniti. L’americana Solyndra, fiore all’occhiello della green economy di Obama, è stata messa in ginocchio dal dumping cinese e il Governo americano ha dichiarato guerra ai concorrenti asiatici accusandoli di concorrenza sleale e di violazione delle regole sull’importazione. La crisi dei debiti sovrani e il fatto che Pechino ne ha in mano quote importante riduce però di molto la possibilità di azione su eventuali barriere doganali.

Sole in ombra anche nella culla dell’industria solare, la Germania. Per le due big tedesche, Solon e Solar Millenium, sono state avviate delle procedure di insolvenza mentre altri player della portata di Q-Cells e Conergy, arrancano da tempo. Solon è stata la prima società del settore a sbarcare in borsa in Germania, nel 1998 e ha fornito quasi tutti i pannelli solari montati a fine anni Novanta sugli edifici governativi inaugurati nella Berlino tornata allora capitale. Solar Millenium invece ha costruito le prime centrali a specchi parabolici d’Europa (Andasol in Spagna) ed è membro fondatore del Dii, il consorzio industriale che ha promosso Desertec, il progetto finalizzato a produrre energia pulita nei deserti africani e a trasportarla nei Paesi del Maghreb e in Europa.

Un uragano dove anche i giganti cinesi hanno subito delle perdite ma che rimangono comunque leader incontrastati grazie al massiccio sostegno finanziario di Pechino e alle politiche governative che vogliono la Cina fuori dal carbone con una produzione di energia da fonti rinnovabile del 15% entro il 2020

Nel frattempo, mentre i fuochi e i fulmini oscurano il sole di mezzo mondo, in Italia, a fine 2011, lo stabilimento produttivo di moduli fotovoltaici di 3Sun – joint venture paritetica tra Enel Green Power, Sharp e STMMicroelectronics – è entrato in produzione. A Catania, dove ha sede lo stabilimento, si produrranno nella fase iniziale moduli a film sottile multigiunzione per 160 MW all’anno, destinati ai mercati d’Europa, Medioriente e Africa.

 

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