Vulnerabilità edifici monumentali. Interventi antisismici non sempre efficaci in passato

Non sempre gli interventi antisismici del passato sono stati efficaci, anzi a volte hanno creato più guai alle strutture a causa della loro maggiore rigidezza e incremento di masse, stravolgendo l’originario schema statico

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Uno degli aspetti più drammatici del violento terremoto del Centro Italia è stata la diffusa e grave perdita di moltissimi edifici monumentali, in particolar modo le chiese. A quasi cinque anni dall’evento, ripercorriamo alcuni dettagli emersi dalle rovine delle cittadine e dei borghi sconvolti dallo sciame sismico del 2016. Per capire quanto sia ancora vulnerabile l’edilizia monumentale del nostro Paese, e quanta strada ci sia da percorrere in futuro per migliorarne la sicurezza.

Spesso, infatti, si è discusso dell’eterna diatriba tra sicurezza e conservazione. Da un lato la necessità di mettere in sicurezza con interventi che possono, in alcuni casi, arrivare ad essere invasivi per il costruito storico; dall’altra la necessità di non compromettere i valori artistici, in nome dei quali si è spesso rifiutato di intervenire sulla sicurezza sismica delle strutture.

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Molti edifici monumentali hanno portato il segno di queste decisioni, prese a favore di una o dell’altra istanza. E di conseguenza hanno subito differenti livelli di danneggiamento.

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Non sempre gli interventi antisismici si sono rilevati efficaci

Attenzione però a non far coincidere necessariamente l’intervento strutturale come automatico sinonimo di sicurezza, perché anche il terremoto del Centro Italia, come quelli precedenti, ha messo in luce situazioni molto contrastanti. Non sempre gli interventi antisismici del passato sono stati efficaci, anzi a volte hanno creato più guai alle strutture a causa della loro maggiore rigidezza e incremento di masse, stravolgendo l’originario schema statico in nome di una sicurezza che già al terremoto successivo si è rivelata effimera (Figure 1-2).

Vulnerabilità edifici monumentali. Interventi antisismici non sempre efficaci in passato Immagine 1
Fig.1_Crollo del tetto in c.a. della chiesa di Santa Maria Argentea a Norcia (PG): la copertura era stata sostituita negli anni ’70 con la nuova struttura in c.a. prefabbricato, crollata probabilmente anche per assenza di collegamenti antisismici tra gli elementi ©Alessandro Grazzini
Vulnerabilità edifici monumentali. Interventi antisismici non sempre efficaci in passato Immagine 2
Fig. 2_Crollo parziale della facciata della chiesa di Santa Maria Assunta a Ussita (MC): pur essendo stato eseguito (presumibilmente dopo il sisma del 1997) un intervento di inghisaggio del cordolo sommitale sulla parete sottostante, la scarsa qualità muraria e la scarsa lunghezza degli ancoraggi non hanno permesso un efficace contrasto al ribaltamento fuori dal piano ©Alessandro Grazzini

Ovviamente, ci sono state anche situazioni con risultati migliori, quasi sempre coincidenti con interventi meno invasivi. Dall’altra parte, ed è soprattutto la situazione più rilevabile nel grande cratere sismico del Centro Italia, molte chiese prive del tutto o con solo minimi interventi strutturali in nome della pura conservazione sono andate totalmente perdute in un cumulo di macerie.

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In molti di questi casi la vulnerabilità principale è stata la scarsa qualità muraria, che ha raggiunto facilmente la strada della disgregazione impedendo anche ad altri presidi antisismici qualsiasi azione di contrasto (Figura 3).

Vulnerabilità edifici monumentali. Interventi antisismici non sempre efficaci in passato Immagine 3a
Fig.3(a)_ Crollo della copertura della chiesa di Sant’Agostino a Norcia (PG) a seguito della disgregazione di una delle pareti laterali ©Alessandro Grazzini
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Fig.3(b)_ danneggiamento delle pareti della chiesa della Madonna del Sole a Capodacqua (AP) ©Alessandro Grazzini

A nulla possono coperture in legno anche non spingenti, se poi poggianti su pareti murarie estremamente fragili, o divenute tali dai cicli di fatica e degrado derivanti dai precedenti terremoti senza ricevere un necessario ripristino. Ecco perché, al di là dei puntuali e timidi tentativi derivanti dalle fasi di riparazione di precedenti terremoti, le necessità urgenti sul costruito monumentale sono due:

  1. valutazione della sicurezza (molti edifici sono privi di un’analisi sismica), e
  2. successivo intervento a migliorare (non adeguare) le principali vulnerabilità nell’interezza dell’edificio, spesso ricadenti sulle qualità murarie, oltre che sull’assenza di vincoli di contrasto.

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Edifici monumentali: la giusta via è il compromesso tra sicurezza e conservazione

Il contesto dei beni monumentali, tuttavia, risulta più complesso poiché devono convivere le due istanze principali sopra citate: sicurezza e conservazione. L’intervento diventa più delicato, con il timore di stravolgere gli originari equilibri statici o di deturpare gli originali dettagli artistici.

Eppure, si è visto che anche fare niente, dimenticandosi che esista il ritorno ciclico del terremoto, non risolve il problema della conservazione.

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Poiché, in verità, non ci sarà conservazione (e trasmissione del bene alle future generazioni) senza anche la necessaria sicurezza, con un livello compatibile con la salvaguardia dei valori storico-architettonici.

Le stesse attuali Norme Tecniche hanno aperto la strada ad una serie di interventi più orientati sul miglioramento sismico piuttosto che sull’adeguamento, che non sarà mai raggiungibile per i beni vincolati.

Ed è su questa direzione che si dovrà perseguire l’indispensabile messa in sicurezza del patrimonio monumentale: un sapiente compromesso tra sicurezza e conservazione, con percentuali diverse a seconda dello specifico contesto, che rappresenterà sempre un miglioramento delle condizioni attuali di elevata vulnerabilità. Le tecnologie permettono oggi molteplici soluzioni di intervento, anche di rinforzo delle pareti qualora necessario senza comprometterne i valori estetici. A monte di ciò, deve comunque esserci la presa di coscienza del rischio e il desiderio di iniziare per ciascun edificio monumentale un percorso di miglioramento della sicurezza, anche a step intermedi ma che permetta di ridurre in futuro i danni e i rischi per le persone che ne usufruiscono gli spazi.

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Interventi locali su edifici esistenti

Questo manuale tecnico-pratico aiuta il progettista (architettonico, impiantista e strutturale) che si accinge a effettuare un intervento di tipo “locale” su un fabbricato esistente. Frutto dell’esperienza pluriennale degli Autori nell’ambito della progettazione sul costruito esistente, l’opera, lungi dall’essere un mero elenco di istruzioni pratiche da seguire pedissequamente, tratta il tema degli interventi locali con taglio operativo sempre tenendo in considerazione che questa tipologia di interventi deve agire sul fabbricato senza snaturarne il funzionamento originario, a garanzia della sicurezza di persone e cose. Nel manuale si individuano le opere che rientrano nella categoria “intervento locale” in accordo con le NTC 2018, meglio esplicitate dalla Circolare applicativa n. 7/2019. Sono proposte anche alcune tipologie di intervento che possono perseguire le finalità indicate dal Legislatore. L’opera tratta anche gli interventi tipologici catalogati in funzione della tipologia strutturale dell’edificio esistente (costruzioni sismo-resistenti in muratura, calcestruzzo armato o acciaio), fornendo indicazioni sulla scelta dell’intervento ottimale in base al sistema costruttivo. Completano la trattazione preziosi consigli operativi sulle accortezze da avere nella preparazione dei dettagli costruttivi. I capitoli finali affrontano la progettazione degli interventi locali con la redazione dei modelli di calcolo globale e offrono una rassegna di interventi “a prima vista” locali ma che in realtà comportano effetti peggiorativi sulla costruzione, il tutto corredato da spunti quantitativi e analitici; infine sono proposti due casi studio di interventi locali su un fabbricato in c.a. prefabbricato e su una porzione di casolare in muratura con l’applicazione delle detrazioni previste dal Sismabonus. Francesco CortesiIngegnere, libero professionista nell’ambito della progettazione e direzione dei lavori strutturali di nuovi fabbricati e di interventi sugli edifici esistenti. Attualmente si occupa di interventi di recupero su edifici danneggiati dal sisma che ha colpito il Centro Italia nel 2016. Laura LudovisiIngegnere, svolge l’attività di libero professionista, come progettista strutturale, direttore dei lavori e coordinatore per la sicurezza, interessandosi in modo particolare del consolidamento e recupero di edifici esistenti. Tra i lavori svolti si annoverano progetti di miglioramento sismico di edifici danneggiati dal sisma (Umbria 1997, L’Aquila 2009, Emilia-Romagna 2012, Centro Italia 2016). VOLUMI COLLEGATI:La progettazione strutturale su edifici esistenti, F. Cortesi, L. Ludovisi, V. Mariani, I ed. 2018Metodi pratici per il rinforzo di elementi strutturali, S. Ferretti, I ed. 2018

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Vulnerabilità edifici monumentali. Interventi antisismici non sempre efficaci in passato Manuale di consolidamento con materiali compositiFoto: Chiesa di Sant’Antonio a Visso (MC) ©Alessandro Grazzini

Alessandro Grazzini

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