Autorizzazioni laboratori prove costruzioni esistenti. Proroghe rallentano il settore e compromettono la sicurezza

Il rallentamento legato alle proroghe si ripercuote anche sugli interventi soggetti a Sismabonus e sugli appalti. Le associazioni chiedono al MiMS che venga prevista, con la massima urgenza, una soluzione a favore della sicurezza strutturale

Simona Conte 09/07/21
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Un nodo da sciogliere al più presto è quello che riguarda la nuova proroga per il rilascio dell’autorizzazione ad operare come “Laboratori per prove e controlli sui materiali da costruzione su strutture e costruzioni esistenti”.

Le associazioni del settore della diagnostica strutturale, ALGI – Associazione Laboratori Geotecnici Italiani, ALIG – Associazione Italiana Laboratori di Ingegneria e Geotecnica, ALPI – Associazione Laboratori di Prova e Organismi di Certificazione e Ispezione, CODIS – Associazione per il Controllo, la Diagnostica e la Sicurezza delle Strutture Infrastrutture e dei Beni Culturali e MASTER – Materials and Structures, Testing and Research, che rappresentano oltre 2 mila tecnici certificati e sperimentatori di laboratorio, da oltre due anni attendono che sia dato seguito ad un’importante riforma del settore dei controlli sulle costruzioni esistenti, introdotta con la conversione in legge dello Sbloccacantieri (L. n. 59/2019), e di seguito attuata a mezzo della Circolare n. 633/STC del 3 dicembre 2019 del Presidente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici.

Sul tema del rapporto tra disposizioni legislative e limitazione delle attività professionali, nel campo della diagnostica strutturale su costruzioni esistenti, si è espresso anche il CNI attraverso la Circolare n. 593/XIX Sess./2020 dove viene fatto un inquadramento della situazione legislativa e delle sue evoluzioni.

Per capire meglio il problema pertanto ripercorriamo, con una breve cronistoria, la normativa che regolamenta il rilascio delle autorizzazioni per lo svolgimento dell’attività da parte dei laboratori prove costruzioni esistenti.

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Autorizzazioni laboratori prove costruzioni esistenti. La cronistoria normativa

La Legge n. 55 del 14 giugno 2019 ha apportato alcune modifiche al Testo Unico dell’Edilizia all’articolo 59, comma 2), che regolamenta l’autorizzazione dei laboratori da parte del Ministero delle infrastrutture, introducendo la lettera c-bis) che include tra i soggetti da autorizzare anche i laboratori per le prove e i controlli su materiali da costruzione su strutture e costruzioni esistenti.

Per dare atto alla modifica, introdotta nel decreto sopra, si legge che il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto in questione, adotta specifici provvedimenti.

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Seppure il termine di 60 giorni previsto andasse a scadere il 17 settembre 2019, soltanto il 3 dicembre 2019 è stata emanata dal CSLLPP, la Circolare n. 633/STC, con la quale è stata dettata la disciplina riguardante i requisiti dei “nuovi” Laboratori per il controllo del costruito esistente e fissate le procedure per richiedere ed ottenere la relativa autorizzazione.

L’iter autorizzativo prevedeva la spedizione delle domande, ovvero l’inizio delle attività di istruttoria a cura del CSLLPP il 3 giugno 2020 con termine per il rilascio delle prime autorizzazioni a partire dal 3 dicembre 2020.

Tuttavia a causa dell’emergenza Covid-19 con il Decreto del Presidente del CSLLPP del 17 dicembre 2020, viene stabilita una prima proroga del termine per il rilascio delle prime autorizzazioni che passa dal 3 dicembre 2020 al 30 giugno 2021, ovvero 2 anni dopo il provvedimento di Legge.

Alla prima è poi seguita una seconda proroga introdotta con un Decreto del CSLLPP del 2 luglio 2021, che fa slittare il rilascio delle prime autorizzazioni dal 30 giugno 2021 al 31 dicembre 2021.

Si parla pertanto di più di 30 mesi dalla entrata in vigore della Legge n. 55/2019 che istituiva i “nuovi” Laboratori.

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Proroghe autorizzazioni. Rallentamento del settore e sicurezza strutture compromessa

I Laboratori per le prove sui materiali degli edifici esistenti esercitano un servizio di pubblica utilità ritenuto indispensabile per il controllo e monitoraggio in esercizio delle costruzioni civili e delle infrastrutture strategiche (scuole, ospedali, caserme, ponti, viadotti, cavalcavia, passerelle, gallerie, ecc.), come indicato anche nel Par. I.8 delle recenti Linee Guida sui Ponti.

Con la seconda proroga, combinata alla straordinaria crisi epidemiologica da COVID-19, a detta delle associazioni di settore sono inevitabili ripercussioni economiche sul settore costruzioni e delle professioni tecniche, ovvero:

  • sui soggetti che hanno già provveduto a richiedere l’autorizzazione (laboratori, società di ingegneria, società di servizi, società operanti nel settore della diagnostica, ecc.);
  • sulla vulnerabilità del patrimonio infrastrutturale nazionale, che ha dimostrato l’urgenza e l’indifferibilità di una sistematica attività di controllo e diagnosi strutturale;
  • sugli straordinari progetti nel settore delle infrastrutture strategiche previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) che richiederanno un notevole impegno sia di attività di controllo che di certificazione;
  • sul preliminare ed indispensabile ricorso a prove e controlli previsto sulle costruzioni esistenti per dare piena attuazione alla disciplina del c.d. “Sisma Bonus”.

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Un problema che interessa anche Sismabonus e appalti

Il rallentamento legato alle proroghe si ripercuote anche sugli interventi soggetti a Sismabonus causando il disagio dei professionisti e di tutto l’indotto a fronte della richiesta di prove ed indagini altamente qualificate e certificate. Difatti i professionisti che si espongono in prima persona con asseverazioni formali, non hanno i relativi soggetti istituzionali a cui rivolgersi che sarebbero demandati ad emettere i certificati di prova che, a differenza di tutti gli altri documenti “informali” sono gli unici con valore legale.

Il rinvio delle scadenze, inoltre, produce effetti sull’intero sistema che sovrintende alla messa in sicurezza e riqualificazione del Patrimonio esistente e quindi sulle Stazioni Appaltanti che nei bandi pubblici relativi alla riqualificazione del patrimonio strutturale ed infrastrutturale esistente continuano a richiedere la partecipazione dei Laboratori Autorizzati ex art. 59, co. 2, lett- c-bis) del DPR n. 380/2001, senza che questo abbia avuto compiuta applicazione, ovvero pur non essendo gli stessi ancora “operativi”, con tutto quanto ne consegue, anche sulla possibile proliferazione di contenzioso amministrativo e sul derivante “rallentamento” delle procedure di assegnazione degli appalti.

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L’appello delle associazioni per tutelare l’operato e la sicurezza delle infrastrutture

Alla luce di ciò, le Associazioni chiedono al MiMS che venga prevista, con la massima urgenza, una soluzione alla situazione di impasse che si è generata e che si giunga ad una progettualità che consenta di contenere i tempi delle istruttorie autorizzative, già bene avviate ed in molti casi anche concluse, tenendo anche nel debito conto che lo stesso CSLLPP, così come il STC, hanno continuato a svolgere, in questi ultimi 12 mesi, in “modalità agile”, le istruttorie ed a rilasciare le Autorizzazioni per le altre forme previgenti di Laboratorio Autorizzato (quelli istituiti ai sensi delle Circolari n. 7617/STC e n. 7618/STC).

Va inoltre precisato che delle istruttorie già avviate, circa 80 al momento, il CSLLPP ha introitato più di 160 mila euro (alla presentazione ciascun soggetto deve pagare 2 mila euro), una cifra che non giustifica una carenza di risorse a supporto delle istruttorie bloccate ma già pronte al rilascio, che sarebbero almeno 30/35, corrispondenti ad altri 140 mila euro dal momento che ciascuno, al rilascio, deve versare altri 4 mila euro.

>> Prove su materiali da costruzione, le Associazioni chiedono l’autorizzazione a operare

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