Autorizzazione paesaggistica: i motivi sul no del Consiglio di Stato

Si può costruire un nuovo insediamento commerciale e direzionale in un’area in cui c’è un vincolo paesaggistico? E se l’area in questione è già stata urbanizzata e antropizzata? Il Consiglio di Stato risponde con una sentenza

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Vincolo paesaggistico: ricognitivo di legge

A ogni modo, tra le argomentazioni principali rimane la questione del vincolo paesaggistico di cui è soggetta l’area, considerato ricognitivo di legge, secondo l’art.142 del Dlgs 42/2004. Infatti, essendo vincolo ope legis viene riconosciuto a livello legislativo per cui non viene dato l’indennizzo e ha validità illimitata.

Ad ogni modo, la tutela del vincolo sussiste ancora, anche perché la sentenza della Corte costituzionale n.240 del 2020, ha annullato, come eccedente le attribuzioni regionali, la deliberazione n.5 del 2019, di approvazione del Piano stesso, non inficiando sull’efficacia della sua adozione.

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La sentenza in secondo grado del Consiglio di Stato

La sentenza di secondo grado afferma l’idea per cui l’avvenuta edificazione di un’area o il suo degrado non costituiscono ragione sufficiente per escludere l’imposizione di un vincolo, e inoltre si aggiunge il giudizio di incompatibilità di un intervento con il vincolo esistente, che in sintesi va a contenere altri possibili danni e a preservare quanto rimasto dell’originario valore paesaggistico. Gli organi che hanno come oggetto di lavoro la tutela dei vincoli paesaggistici o archeologici devono valutare come “salvare il salvabile”.

Da queste constatazioni si arriva quindi al capovolgimento della sentenza di primo grado e alla successiva conferma del provvedimento di diniego della Soprintendenza.

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Foto: iStock/Orietta Gaspari

Redazione Tecnica

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