Quali sono i vantaggi del BIM nella progettazione impiantistica-MEP?

Un modello 3D parametrico porta degli evidenti vantaggi in termini di gestione delle interferenze, ancor più quando si parla di progettazione impiantistica e strutturale. Come imparare ad usare la tecnologia BIM? Ecco alcuni consigli

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Adottare una nuova tecnologia di progettazione, quella BIM, implementando tutta una serie di nuovi processi di lavoro, di coordinamento, di consegne, etc. nonché formarsi con pacchetti Software nuovi e spesso complessi è un’impresa molto onerosa per uno studio di progettazione.

Ormai per l’architettura siamo arrivati ad avere dei vantaggi netti ed evidenti apportati dalla metodologia BIM. Ma vale lo stesso per gli impianti MEP?

MEP sta per Mechanical – Electrical – Plumbing e quindi concerne tutti i tipi di impianti progettabili e realizzabili. È un acronimo ormai molto diffuso anche qui in Italia grazie alla standardizzazione che il BIM sta cercando di impostare nel nuovo flusso di lavoro BIM da molti anni a livello globale.

Quali sono i vantaggi del BIM nella progettazione impiantistica-MEP? Foto 1
Schermata 1 Revit MEP ©GoPillar ACADEMY

Quali sono i vantaggi del BIM a livello macroscopico?

Riduzione dei costi

Questo credo sia il fattore più importante e più diffuso del BIM, ma bisogna prestare molta attenzione a un dettaglio fondamentale che spesso non si conosce o non viene puntualizzato e che cambia drasticamente la prospettiva di un’implementazione BIM.

La riduzione dei costi riguarda l’intero ciclo di vita di un’opera e ha un’incidenza maggiore sulla fase di costruzione dove di solito si hanno maggiori perdite economiche dovute ad errori o imprevisti che il BIM dovrebbe contenere.

Questo vuol dire che dal punto di vista della sola progettazione non si hanno realmente delle riduzioni di costi e tempistiche, ma al contrario, soprattutto all’inizio quando cioè lo studio sta migrando verso la metodologia BIM, i tempi e i costi aumentano. Questo bisogna tenerlo ben presente quando ad esempio si partecipa a delle gare o si deve fare un preventivo per un progetto.

Se il livello di “Bimmizzazione” dello studio è già a un buon punto si può parlare di riduzione di costi e tempi, anche se io direi che i tempi sono sempre un po’ più lunghi rispetto alla progettazione tradizionale, mentre invece se il livello è basso o ci si affaccia per la prima volta a questo “nuovo” mondo, lo studio dovrà far fronte a tutta una serie di aggiornamenti a livello tecnologico e di processo che comporteranno necessariamente a degli oneri maggiori per lo studio di progettazione.

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C’è da dire anche che lanciarsi da zero a partecipare a una gara BIM senza avere la benché minima idea di come affrontare la situazione equivalga a un suicidio. Normalmente per essere pronti ad approcciare correttamente al processo di progettazione BIM si passa preliminarmente attraverso un progetto pilota, affiancati da un professionista esperto, che simula la realtà ma in un ambiente protetto.

Si dovrebbero poi creare degli standard BIM aziendali, definire delle linee guida e ovviamente scegliere i software da acquistare e sui quali formare il personale. Tutto questo viene fatto da un BIM Manager di cui dovrebbe equipaggiarsi uno studio.

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Riduzione degli errori

Questo in realtà è un semplice corollario del primo punto in quanto per ridurre i costi e i tempi di progettazione, oltre ad ottimizzare il processo bisogna anche ridurre gli sprechi e gli errori. Questo in qualche modo viene da sé in un buon processo di progettazione BIM.

Creando un digital-twin ossia un gemello virtuale dell’edificio da costruire è possibile, ed aggiungerei obbligatorio, analizzare in tutti i modi possibili questo modello digitale.

In tal modo in cantiere si eviterà di trovare spiacevoli sorprese come, ad esempio, delle interferenze tra impianti o delle quantità sbagliate di materiale che comportano ritardi ingenti, sprechi e lievitazione dei costi.

Avendo già “costruito” virtualmente l’edificio abbiamo anche già incontrato (analizzato) tutte le possibili problematiche che avremmo avuto in cantiere e le abbiamo già risolte senza perdite economiche se non il tempo di aggiornare un modello 3D parametrico con un rapporto approssimativo medio di 1:1000 (un errore previsto e risolto in fase di progettazione BIM costa 1, lo stesso errore in cantiere costa 1000).

Vediamo adesso invece i vantaggi specifici del BIM per il MEP.

Quali sono i vantaggi del BIM per il MEP?

Avere un modello 3D parametrico porta degli evidenti vantaggi in termini di gestione delle interferenze. Non avendo più soltanto delle linee che simboleggiano ad esempio una tubazione, una canaletta elettrica o un condotto e che quindi si possono sovrapporre tra di loro o con elementi architettonici/strutturali generando quindi delle interferenze difficilmente individuabili, ma avendo delle tubazioni/canalette/condotti 3D che viaggiano nei controsoffitti, nel pavimento flottante o altrove all’interno o all’esterno del nostro edificio virtuale diventa facile trovare anche in automatico (attraverso specifici tools) tutte le cose che non vanno e risolverle attraverso un lavoro di coordinamento.

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Schermata 2 Revit MEP ©GoPillar ACADEMY

Da qui arriviamo al secondo punto che riguarda appunto il coordinamento e la collaborazione tra discipline che, se ben regolamentata da un buon flusso BIM e messa in pratica dal BIM Coordinator, rende la progettazione più fluida e con pochissime rimanipolazioni.

Da un punto di vista più tecnico, i vantaggi possono essere il controllo istantaneo di alcune informazioni impiantistiche, come ad esempio:

  • le perdite di carico,
  • il tipo di fluido di una tubazione,
  • predimensionamenti,
  • velocità dell’aria nei condotti,
  • carichi elettrici, etc. cioè tutte quelle informazioni che possono essere inserite nel database del progetto.

In un certo senso è come se costruissimo tutto l’edificio, accendessimo tutti gli impianti e li collaudassimo verificando ed eventualmente “aggiustando” tutti gli errori che riscontriamo in questa fase di analisi.

Un altro punto importante è quello di poter esportare report e quantità in maniera istantanea, senza difficoltà, anche in corso d’opera. Questo vuol dire che anche nel pieno sviluppo del modello MEP è possibile visualizzare ed esportare schemi impianto, computi, report di calcolo, dettagli, etc. che derivando dal modello parametrico sono aggiornati ogni volta in tempo reale.

Per ultimo, ma non meno importante, abbiamo la questione che riguarda i vantaggi che un modello parametrico, inserito in un processo BIM, può apportare alla temporizzazione di cantiere (4D o Gantt) e alla pianificazione della sicurezza di cantiere. Con specifici software è possibile prendere i dati geometrici e informativi del modello 3D principale ed elaborarli per ottenere dei report di verifica e anche delle animazioni che mostrano l’evoluzione temporale del cantiere.

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Schermata 3 Revit MEP ©GoPillar ACADEMY

In conclusione, riteniamo che implementare il processo BIM anche in un piccolo-medio studio di progettazione impiantistica sia migliorativo in tutti i sensi. Anche se cambiare tecnologia e metodologia di progettazione è un passaggio oneroso e spaventoso, i vantaggi che se ne traggono sono enormi sul lungo termine, senza contare che anche da un punto di vista normativo ci stiamo avvicinando sempre di più all’obbligo totale del BIM nelle opere pubbliche previsto per il 2025.

Ad oggi il BIM è obbligatorio per i lavori di opere pubbliche complesse oltre i 15 milioni di euro, dal 2022 per le opere oltre i 5,2 milioni di euro, dal 2023 per le opere oltre 1 milione di euro e dal 2025 per tutte le nuove opere.

Come imparare ad usare la tecnologia BIM?

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Foto: iStock.com/Nostal6ie

Redazione Tecnica

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