
La possibilità di portare in detrazione fiscale anche gli interventi di riparazione locale, così classificati al par. 8.4.1 delle NTC2018, rende il nuovo Sismabonus 110% maggiormente interessante per rinforzare alcuni elementi strutturali della propria abitazione.
Ricordiamo, infatti, che il Decreto Rilancio 19/05/2020 n. 34, ha esteso il Superbonus 110% anche «[…] all’esecuzione di opere per la messa in sicurezza statica, in particolare sulle parti strutturali, per la redazione della documentazione obbligatoria atta a comprovare la sicurezza statica del patrimonio edilizio, nonche’ per la realizzazione degli interventi necessari al rilascio della suddetta documentazione» (art. 16 bis comma i del testo unico di cui al Decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917). Se da una parte questa estensione ha equiparato la stessa super aliquota di detrazione fiscale a qualsiasi intervento strutturale, purchè finalizzato al miglioramento della sicurezza statica e sismica (che il progettista dovrà comunque giustificare), tuttavia ha agevolato fiscalmente una serie di interventi di rinforzo locale, prima detraibili solamente con il tradizionale bonus di ristrutturazione edilizia, che costituiscono l’indispensabile base di partenza per la successiva esecuzione di lavori di miglioramento sismico.
Tra di essi rientrano le diverse tecniche di rinforzo dei solai esistenti, il cui irrigidimento e miglioramento delle connessioni perimetrali consente di raggiungere quell’indispensabile comportamento scatolare necessario per i successivi interventi di miglioramento sismico. Vediamo quali possono essere le più comuni soluzioni tecniche per ripristinare l’efficienza statica degli originari impalcati.
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Sismabonus 110%, come averlo col rinforzo dei solai esistenti
Rinforzo di solai in legno
Rappresentando una tipologia ampiamente diffusa nel patrimonio edilizio esistente, gli antichi solai in legno manifestano degradi ed inflessioni dovute alla vetustà e alla mancanza di manutenzione. Il legno è un materiale vivo e igroscopico che risente molto dei cambiamenti termo-igrometrici, a cui corrispondono deformazioni e variazioni dimensionali dipendenti dalle condizioni ambientali in cui si trova.
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Il problema principale delle strutture lignee risiede nella marciscenza e degrado materico, dovuto a umidità, infiltrazioni e attacco di organismi vegetali, e nelle eccessive deformazioni che possono accumulare nel corso dei secoli. Tuttavia, non sempre le strutture lignee devono essere sostituite: qualora l’inflessione e il degrado non siano particolarmente pronunciate e non pregiudicano una significativa resistenza residua dell’elemento ligneo, esso può essere staticamente supportato da elementi strutturali aggiuntivi ad esso collaboranti.
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La necessità di rinforzo emerge non solo per recuperare l’utilizzo funzionale, ma a volte anche per adeguare i solai a nuove destinazioni d’uso o comunque ai nuovi requisiti di sicurezza statica e di fruizione richiesti dalle recenti normative tecniche.
La tecnica di rinforzo più tradizionale e reversibile consiste nell’inserimento di profili metallici (di solito UPN) a supporto statico (parziale o completo) delle travi lignee maggiormente inflesse ma che evidenziano ancora una parziale capacità portante. I profili metallici ascellari possono essere tassellati con barre filettate ai lati della trave e rimanere a vista (Fig. 1a), oppure è possibile inserire un solo profilo, opportunamente dimensionato, posizionato all’intradosso della trave e ad essa tassellato, rimanendo in quest’ultimo caso nascosto nella soletta (Fig. 1b). Sarà scelta del progettista dimensionare i profili per sopportare in parte o l’intero carico statico del solaio, a seconda del grado di efficienza statica della trave.

Rimanendo sempre nel campo del rinforzo diretto della trave in legno, è possibile, in alternativa, progettare il consolidamento statico con i moderni materiali compositi mediante l’inserimento di lamine in carbonio all’interno dell’intradosso della sezione lignea, procedendo con specifici intagli (Fig. 2a) poi stuccati con resina epossidica (Fig. 2b) in modo da nascondere completamente l’intervento. Le lamine in carbonio assorbiranno gli sforzi di trazione nella zona maggiormente tesa della trave inflessa. In alternativa alle lamine, è possibile inserire barre in vetroresina longitudinalmente all’interno dell’intradosso, con la medesima finalità di assorbire gli sforzi di trazione.
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Se il solaio necessita anche di un irrigidimento estradossale, che permetta di collegare perimetralmente la soletta al perimetro murario, è possibile intervenire con il getto di una soletta collaborante di 5 cm di spessore in calcestruzzo alleggerito (o malte strutturali NHL), armata con rete metallicata zincata o in fibra di vetro, resa solidale alle travi mediante specifici connettori (Fig. 3) inghisati con resina sull’estradosso dell’elemento ligneo.
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In questo caso viene modificata la sezione resistente, che da singola passa ad essere mista legno-calcestruzzo, con benefici in termini di riduzione della deformabilità e miglior sfruttamento delle resistenze meccaniche dei due materiali poiché farà lavorare il calcestruzzo a compressione e la trave lignea prevalentemente a trazione. È molto importante eseguire la connessione tra le sezioni, altrimenti la soletta soprastante costituirà solo un ulteriore peso gravante sull’originaria struttura lignea. La soluzione adottata presuppone pertanto un coinvolgimento statico anche delle travi del solaio, la cui efficacia deve essere preventivamente valutata dal progettista in funzione del livello di degrado del legno. Il sistema di rinforzo non potrà essere efficace se le travi lignee del solaio risultano gravemente ammalorate.
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La soletta collaborante deve inoltre essere collegata perimetralmente alle pareti al fine di migliorare il comportamento scatolare (Fig. 4). Si suggerisce la realizzazione di collegamenti puntuali a coda di rondine, evitando scassi continui nella muratura per l’inserimento di cordoli perimetrali che rischierebbero di indebolire la stessa sezione muraria.

Rinforzo di solai in laterocemento
Il rinforzo statico, per cambio di destinazione d’uso o per semplice adeguamento statico a seguito di degrado, può essere conseguito all’estradosso di un solaio in laterocemento (o in putrelle) con la medesima modalità della soletta collaborante illustrata per il solaio ligneo in Fig. 3-4.
In alternativa, soprattutto nel caso in cui non si abbia piacere di inserire ulteriori masse sismiche derivanti dalla nuova soletta collaborante, è possibile intervenire all’intradosso del solaio in laterocemento con l’incollaggio di lamine in carbonio per sopportare la trazione nei travetti inflessi (Fig. 5). Qualora le armature dei travetti rivelassero uno stato di corrosione, occorrerà, preliminarmente al rinforzo statico, ripristinare il degrado con l’utilizzo di prodotti rialcalinizzanti per la protezione dei ferri e successiva ricostruzione corticale del copriferro con idonee malte di ripristino.

Foto di copertina: Solaio ligneo (Città della Pieve – PG)
Manuale del recupero edilizio
Sismabonus ed Ecobonus: il collaudo degli interventi ammissibili – eBook in pdf
Interventi locali su edifici esistenti

Interventi locali su edifici esistenti
Questo manuale tecnico-pratico aiuta il progettista (architettonico, impiantista e strutturale) che si accinge a effettuare un intervento di tipo “locale” su un fabbricato esistente. Frutto dell’esperienza pluriennale degli Autori nell’ambito della progettazione sul costruito esistente, l’opera, lungi dall’essere un mero elenco di istruzioni pratiche da seguire pedissequamente, tratta il tema degli interventi locali con taglio operativo sempre tenendo in considerazione che questa tipologia di interventi deve agire sul fabbricato senza snaturarne il funzionamento originario, a garanzia della sicurezza di persone e cose. Nel manuale si individuano le opere che rientrano nella categoria “intervento locale” in accordo con le NTC 2018, meglio esplicitate dalla Circolare applicativa n. 7/2019. Sono proposte anche alcune tipologie di intervento che possono perseguire le finalità indicate dal Legislatore. L’opera tratta anche gli interventi tipologici catalogati in funzione della tipologia strutturale dell’edificio esistente (costruzioni sismo-resistenti in muratura, calcestruzzo armato o acciaio), fornendo indicazioni sulla scelta dell’intervento ottimale in base al sistema costruttivo. Completano la trattazione preziosi consigli operativi sulle accortezze da avere nella preparazione dei dettagli costruttivi. I capitoli finali affrontano la progettazione degli interventi locali con la redazione dei modelli di calcolo globale e offrono una rassegna di interventi “a prima vista” locali ma che in realtà comportano effetti peggiorativi sulla costruzione, il tutto corredato da spunti quantitativi e analitici; infine sono proposti due casi studio di interventi locali su un fabbricato in c.a. prefabbricato e su una porzione di casolare in muratura con l’applicazione delle detrazioni previste dal Sismabonus.
Francesco Cortesi
Ingegnere, libero professionista nell’ambito della progettazione e direzione dei lavori strutturali di nuovi fabbricati e di interventi sugli edifici esistenti. Attualmente si occupa di interventi di recupero su edifici danneggiati dal sisma che ha colpito il Centro Italia nel 2016.
Laura Ludovisi
Ingegnere, svolge l’attività di libero professionista, come progettista strutturale, direttore dei lavori e coordinatore per la sicurezza, interessandosi in modo particolare del consolidamento e recupero di edifici esistenti. Tra i lavori svolti si annoverano progetti di miglioramento sismico di edifici danneggiati dal sisma (Umbria 1997, L’Aquila 2009, Emilia-Romagna 2012, Centro Italia 2016).
VOLUMI COLLEGATI:
La progettazione strutturale su edifici esistenti, F. Cortesi, L. Ludovisi, V. Mariani, I ed. 2018
Metodi pratici per il rinforzo di elementi strutturali, S. Ferretti, I ed. 2018