Decreto Ristori Bis, professionisti esclusi dai contributi

Senza misure di atte a supportare i professionisti, il mercato potrebbe arrestarsi o subire gravissime ripercussioni. Per il momento le richieste sembrano rimanere inascoltate. Ecco i dettagli

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Il ritorno delle stringenti misure di contegno portano, purtroppo, con sé anche le vecchie preoccupazioni con cui i liberi professionisti si sono già scontrati e l’esclusione dal decreto Ristori bis non migliora la situazione.

“Progettazioni in frenata o bloccate, attività di direzione lavori fortemente rallentate per sopralluoghi rinviati, collaudi in corso d’opera interrotti, vigilanza edilizia rinviata a data da destinarsi, accessi agli atti sospesi, consulenze rimandate o addirittura annullate”.

È questa la situazione che si trovano ad affrontare i liberi professionisti ingegneri e architetti, come riportato da Inarsind.

La possibilità di rinviare il pagamento delle pagelle fiscali ad aprile 2021, estesa ora a più categorie di professionisti dal Decreto ristori-bis, non basta.

I liberi professionisti sono sempre più preoccupati, vediamo i dettagli.

Decreto Ristori Bis, professionisti esclusi dai contributi

Nella situazione in cui ci troviamo, tutta la penisola italiana soffre di rallentamenti nella direzione dei lavori, e non solo nelle zone rosse. Inarsind, l’associazione sindacale che rappresenta architetti e ingegneri, denuncia con forza l’impossibilità di portare avanti la professione a queste condizioni.

Puntare sul sostegno del Governo, spiega il presidente di Inarsind, Roberto Rezzola, è impossibile, in quanto: “nei vari decreti Cura Italia, Rilancio, Semplificazioni, Ristori i professionisti sono stati per lo più dimenticati, ed è un fatto gravissimo, considerato che pur essendo tra le categorie duramente colpite dall’eccezionalità degli adempimenti, i liberi professionisti non hanno smesso di prestare la loro opera a supporto della società civile. Eppure, anche l’ultimo decreto ci lascia fuori e questo è intollerabile oltre che ingiusto”.

Inoltre, “con le attività ferme, approfondisce il presidente Inarsind, ci saranno gravi ripercussioni sui flussi di cassa, sulla liquidità e, di conseguenza, oltre che sulle attività e sugli investimenti programmati per i prossimi mesi, sulla stessa possibilità immediata di corrispondere i compensi ai dipendenti ed ai collaboratori e nel panorama occupazionale se è pur vera la parcellizzazione degli studi professionale è altrettanto vera l’amplificazione delle ripercussioni sull’indotto”.

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Rinvio dei pagamenti delle pagelle fiscali o della “flat tax”

Con l’introduzione del decreto Ristori-bis, avvenuta nella notte tra il 6 e 7 novembre 2020, è stata ampliata a più professionisti la possibilità di rinviare i pagamenti delle pagelle fiscali o della “flat tax” dal 30 novembre 2020 al 31 aprile 2021.

La proroga dei pagamenti, infatti, era già stata introdotta con il decreto agosto, solamente per i professionisti che avevano registrato un calo del fatturato e dei corrispettivi di almeno il 33% nel primo semestre 2020 rispetto allo stesso periodo del 2019.

La norma all’interno del decreto Ristori-bis concede la possibilità di rinviare per le attività comprese nell’allegato 1, ossia quelle che sono già state soggette a limitazioni con il Dpcm del 24 ottobre 2020, e già inserite nella prima tranche di ristori a fondo perduto automatici.

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Per quanto riguarda il secondo allegato, invece, non ci sono dubbi, in quanto riguarda le attività individuate dal ministero della Salute come «caratterizzate da uno scenario di massima gravità e da un livello di rischio alto». Si tratta delle regioni in area rossa. In questo caso se nuove regioni dovessero passare a zona rossa, le attività, potrebbero di certo beneficiare del rinvio degli acconti di fine novembre anche senza il calo di fatturato e corrispettivi.

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Rinviare i pagamenti delle pagelle fiscali o della “flat tax” non è la soluzione per i liberi professionisti

Pur essendo un modo per dare alle attività la possibilità di “riprendere fiato”, le nuove proroghe introdotte dal decreto Ristori-bis, non portano il sollievo sperato ai liberi professionisti.

A tal proposito, Inarsind sottolinea la realtà della gran parte dei liberi professionisti che, non avendo ricevuto alcun ristoro/contributo/agevolazione, hanno di fatto svolto il ruolo di ammortizzatore sociale. A questo problema si aggiunge anche la strutturale riduzione del fatturato che, nei bilanci professionali, si attesta sui 4/6 mesi e porterà un aggravamento del sistema economico di queste categorie a fine 2020.

In aggiunta, i provati non hanno sospeso la maggior parte delle richieste di supporto consulenziale, spesso gratuito, con il quale il professionista provvede all’intricata interpretazione delle disposizioni messe in campo dal Governo con i diversi Bonus.

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E non solo, non essendo destinatari dei contributi a fondo perduto e non essendo, quindi, in nessuno dei due allegati con codici Ateco, i liberi professionisti possono accedere al rinvio degli acconti (sempre che siano soggetti a Isa o nei forfettari) solo se hanno registrato un calo del fatturato del 33% nel primo semestre 2020.

In conclusione, Inarsind afferma con grande amarezza: “le problematiche dei liberi professionisti non sono state prese in considerazione e auspichiamo che sia stato soltanto perché c’erano settori per i quali era necessario procedere in modo immediato ed urgente, come quello sanitario, per cui rinnoviamo quindi con forza e decisione le nostre richieste al Governo, con l’auspicio appena possibile venga finalmente posta la dovuta attenzione ad una comparto professionale di così grande rilevanza sociale, essendoci demandato il rapporto di intermediazione fra società civile ed istituzioni, oltre al ruolo che non dimenticato che spesso è di tutela della sicurezza e dei territori”.

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Foto: iStock/Bulat Silvia

Daniel Scardina

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