Fase 2 cantieri edili riaprono, ma chi paga gli oneri aggiuntivi?

Vanno bene i protocoli di regolamentazione, vanno bene le indicazioni dell’OICE per riaprire in sicurezza. Ma il problema principale per la riapertura dei cantieri è di natura economica.

Scarica PDF Stampa

Dunque sappiamo che nella fase 2, quella della riapertura dopo il lockdown dovuto all’emergenza sanitaria per Coronavirus, i primi a riaprire saranno i cantieri edili, insieme alle attività produttive e ai servizi, seguendo un protocollo di regolamentazione. Ma come si dovranno organizzare? A questa domanda hanno risposto l’OICE, indicando 7 imperativi da seguire per ripartire in sicurezza, e Cncpt in collaborazione con Ance indicando le procedure attuative del Protocollo anti contagio dell’edilizia.

Sono provvedimenti non difficilissimi da adottare, anche perché i cantieri del settore sanitario prevedono già dei sistemi di sicurezza per il rischio di contagio batteriologico. Le stesse procedure possono essere adottate per i cantieri privati e pubblici dei settori non sanitari? Teoricamente si, ma bisogna trasferire tutti sistemi di sicurezza in ambito non sanitario per capire bene come fare.

Ci sono altre domande che è necessario porsi. La prima, per la sicurezza non solo del cantiere ma di tutti: come si rapporterà il cantiere con il mondo esterno? Come fanno gli operai ad arrivarci? E ad andarsene? In generale, la fase 2 prevede regole precise per i trasporti pubblici e per l’ingresso nelle fabbriche. Stesse regole, naturalmente, saranno adottate per i cantieri. Quello che bisogna chiedersi è se queste regole sono rischiose in generale. Rischiamo un ritorno dei contagi? Un discorso più ampio, che riguarda qualsiasi spostamento sul territorio nazionale che si effettuerà. Ma, essendo i cantieri tra le prime attività a riaprire, saranno in qualche modo un banco di prova, la tabula rasa per la sicurezza del paese. Se le cose non andranno, chiuderanno nuovamente?

“Siamo pronti e determinati a ripartire subito ed in sicurezza” hanno scritto varie associazioni in rappresentanza di 600mila aziende della filiera delle costruzioni in una lettera inviata al presidente del Senato, al presidente della Camera e al presidente del Consiglio. La lettera è firmata da Angaisa, Federcomated, Federcostruzioni, Federmobili, Fme, Assoposa, Assodimi Assonolo, Harley Dikkinson.

Speriamo.

Non pochi, infatti, i problemi di natura logistica. Come bisogna comportarsi con i fornitori? Come ricevere i materiali, con quali procedure, con quali accortezze per la sicurezza: si tratta di interrogativi che il solo “ripartire in sicurezza in cantiere” non risolve. Finora, con le consegna a domicilio, con i corrieri e le Poste Italiane, ci siamo organizzati in sicurezza. Ma riaprendo le attività produttive e i cantieri edili, le persone e le merci in movimento aumenteranno di gran numero e sarà più difficile controllarli.

Ma, come sempre, il problema più difficile da risolvere è di natura economico. I presidi per mettere in sicurezza il cantiere hanno un costo. Chi paga gli oneri aggiuntivi per i dispositivi? Non si tratta solo di mascherine ma anche di barriere, tute. Ed è una problematica che riguarda sia i cantieri pubblici sia quelli privati. Il privato che deve rifare il bagno deve pagare anche la mascherina per l’operaio? O la paga l’impresa? O ci saranno finanziamenti dallo Stato o dal Comune. OICE dice, al punto 7, “Creazione di un Fondo alimentato con risorse pubbliche che ristori i maggiori costi”: dell’aumento dei costi, quindi, dovrebbe farsi carico lo Stato. Ma non abbiamo tanti elementi in mano per capire come e con quali soldi sarà creato questo Fondo.

Combinando due misure, secondo l’Ance è possibile mettere a disposizione degli enti locali 26 miliardi di euro nel biennio 2019-2020 per i lavori nelle scuole “ora che gli edifici sono vuoti, per preparare le strutture entro settembre-ottobre” dice Girardi dell’Ance in audizione al Senato:

  • concentrare le varie linee di finanziamento statale previste a favore degli enti locali in un unico fondo battezzato “Piano Italia”, allo scopo di semplificare l’accesso alle risorse e la spesa;
  • utilizzare il meccanismo, già rodato, dei mutui Bei grazie ai quali è stato possibile anticipare le stanziate sul lungo termine.

Un piano di difficile attuazione, per i tempi stretti. Se anche ci riuscissimo, rimarrebbero esclusi tutti gli altri cantieri pubblici e i cantieri privati.

Infine: i responsabili della sicurezza, in molti cantieri, fanno fatica a garantire la sicurezza in situazioni normali. Come potranno essere in grado di farlo in situazione d’emergenza?

A questi interrogativi dobbiamo dare una risposta. Vanno benissimo i protocolli per riaprire i cantieri e i 7 comandamenti dell’OICE  per riaprire in sicurezza. Ma ci sono domande che rimangono in sospeso. Le risposte ancora non ci sono. E, soprattutto, quando ci saranno, non sappiamo se saranno quelle giuste e non saranno di facile attuazione. Da un lato aspettiamo le indicazioni della Task Force di Colao, dall’altro aspettiamo che si riparta davvero per capire quali saranno i problemi pratici concreti e di dettaglio da risolvere nel momento in cui ci scontreremo con la realtà della Fase 2.

Per rispondere alla domanda del titolo, quindi: la risposta non c’è, per ora. Attendiamo che la situazione si sviluppi.

Approfondisci

Redazione Tecnica

Scrivi un commento

Accedi per poter inserire un commento