
Manca davvero poco alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto che avrà il compito di attuare la vendita del patrimonio immobiliare pubblico, secondo quanto proposto nella Spending Review (leggi anche Spending Review. In vendita il patrimonio immobiliare italiano).
In base alla relazione tecnica di accompagnamento al decreto, l’intera operazione potrebbe portare nelle casse dello Stato 320 miliardi di euro; valore ricavato da una stima effettuata dai tecnici del Ministero dell’economia e delle finanze sul valore di mercato dei cespiti valorizzabili.
Ricordiamo che, solo ieri, la Corte dei Conti ha lanciato l’allarme sul “rischio svendita” del patrimonio immobiliare pubblico durante un’audizione alla Camera dei Deputati, a seguito del flop dell’operazione di cartolarizzazione Scip2, la cui interruzione ha di fatto retrocesso migliaia di immobili agli enti di provenienza.
Per la collocazione sul mercato del patrimonio immobiliare pubblico, il decreto ripropone il Fondo immobiliare, istituito con la manovra dell’estate scorsa e mai realmente attivato. Al fondo si affiancherà l’opera della Cassa Depositi e Prestiti, che utilizzerà due strumenti: uno per i beni immobili e l’altro per i beni mobili, ciascuno dei quali del valore di 1 miliardo di euro.
Altro protagonista dell’operazione di dismissione del patrimonio pubblico sarà la SGR (Società do Gestione del Risparmio), da creare su impulso del MEF e con l’Agenzia delle Entrate quale socio.
Il decreto in attesa di pubblicazione prevede tre modalità per il conferimento dei beni pubblici destinati alla vendita ai fondi di investimento immobiliari gestiti dalla SGR.
La prima modalità coinvolge i beni immobili di proprietà di Comuni, Province e Regioni e dalle società partecipate. Gli incassi derivanti dalla vendita di questi beni serviranno prima per abbattere il debito locale e solo successivamente al finanziamento delle spese di investimento.
La seconda modalità di conferimento dei beni immobili ai fondi di investimento è quella prevista per i beni immobili inutilizzati dello Stato e delle amministrazioni centrali.
La terza modalità, infine, coinvolge i beni immobili della Difesa. Il Ministro Di Paola dovrà redigere un elenco del patrimonio immobiliare inutilizzato da conferire ai fondi. Dalla vendita di questi asset, la Difesa otterrà il 30% dell’incasso con il vincolo di destinare tali risorse alla razionalizzazione del sistema delle infrastrutture.
Le famiglie dei militari aspettano da tempo immemorabile la vendita degli alloggi gestiti dall’Amministrazione Difesa agli utenti che ne sono assegnatari, ma nonostante i ripetuti annunci di dismissioni, non accade nulla di concreto.
Intanto il patrimonio alloggiativo va in rovina per totale assenza di manutenzioni e la gestione fallimentare degli alloggi pesa sulle casse dello Stato.
Ci sono centinaia di famiglie che hanno in locazione alloggi di proprietà di enti pubblici che da quasi 2O anni attendono una legge che gli autorizzi a riscattare l’immobile in cui vivono. Speriamo che sia la volta buona e che il governo approvi il decreto il cui testo è gia stato predisposto dal governo Berlusconi e depositato al senato nel mese di ottobre dello scoso anno e che riguarda appunto il completamento del programma di dismissioni degli immobili ad uso residenziale. Per quanto rigurda lo sato di conservazione degli immobili vale il commento dell’articolo precedente.