Professioni. Inarsind: a quando la vera riforma?

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Per le Professioni serve una riforma vera, coraggiosa e innovativa, dice l’Inarsind, il Sindacato degli Architetti e degli Ingegneri Libero Professionisti. Sperare, come fa il Governo, che gli Ordini si autoriformino è un’occasione sprecata.
Il Sindacato avanza alcune proposte: iscrizione all’Ordine riservata ai liberi professionisti, creazione di un Ordine unico regionale di architetti e ingegneri, individuazione di compiti specifici per gli Ordini, apertura di Commissioni deontologiche alle società, assicurazione professionale obbligatoria, tirocinio obbligatorio e solo al di fuori dell’Università, gli interessi dei liberi professionisti dovrebbero essere curati da associazioni sindacali, la qualità del professionista potrà essere certificata.

“Il ministro di Grazia e Giustizia Paola Severino si appresterebbe a varare un decreto ministeriale sulla riforma delle libere professioni che stabilirà solo alcuni principi generali. La riforma vera e propria, invece, sarebbe demandata ai singoli Ordini professionali. Si tratta di una grande occasione sprecata per il Paese e per i 2 milioni di professionisti che producono ancora il 15% del Pil”.
È il commento dell’ing. Salvo Garofalo, presidente dell’Inarsind sulle notizie relative al varo, a breve, del dpr con le linee guida per la riforma degli Ordini professionali (leggi Riforma Professioni, il Ministero alla carica per attuarla a breve).

Il sindacato sostiene che è inutile parlare di equità e disoccupazione giovanile se si consentirà ai professioni di poter avere due o tre lavori contemporaneamente, come nel caso dei molti dipendenti pubblici o docenti che esercitano la professione. Inoltre per Michela Diracca, neo Segretario Nazionale dell’Organizzazione, la riforma delle professioni “è una grande occasione per fare chiarezza tra i ruoli di Ordini, Sindacati e Associazioni e anche tra queste e il Paese e i cittadini”.

Inarsind  propone alcuni punti fondamentali sui quali secondo il Sindacato dovrebbe basarsi la Riforma. Ha posto questi punti all’attenzione dei suoi iscritti, che hanno condiviso in modo pressoché unanime. Ecco di seguito i punti:

l’iscrizione all’Ordine dovrebbe essere riservata ai soli liberi professionisti e in subordine, in un elenco separato, a tutti gli altri che potranno esercitare solo per gli enti di appartenenza se dipendenti pubblici, per nessuno se docenti e per privati se dipendenti di aziende private e sempre previo consenso del datore di lavoro;
– occorre creare un Ordine unico regionale di architetti e ingegneri (per ridurre il numero e tenere conto della auspicata eliminazione delle provincie);
– individuazione di compiti specifici per gli Ordini: la tenuta dell’albo e rilascio delle le relative certificazioni, la partecipazione alla nomina delle commissioni deontologiche regionali (non in modo esclusivo), la valutazione e validazione dei programmi di formazione che dovrebbero essere tenuti da enti terzi. La formazione dovrebbe essere comunque facoltativa per la semplice iscrizione all’ordine e potrebbe essere invece obbligatoria per l’ iscrizione volontaria alle Associazioni di tipo tecnico-culturale;
– occorre aprire le Commissioni deontologiche alle società. Le Commissioni, sia regionali che nazionali, dovrebbero essere così composte: 1/3 dei membri nominato dagli Ordini, 1/3 dalle Associazioni sindacali di categoria e 1/3 dalle associazioni dei consumatori, dalla Autorità di Vigilanza sui lavori pubblici e dalle associazioni dei costruttori nonché dal Ministero di giustizia scegliendoli fra avvocati e giudici in pensione o funzionari del ministero. Tali Commissioni dovrebbero controllare tutti i soggetti iscritti agli Ordini anche se iscritti all’albo separato;
l’assicurazione professionale dovrebbe essere obbligatoria per chi svolge atti di libera professione;
il tirocinio dovrebbe essere obbligatorio, e deve avvenire al di fuori dell’Università, pagato ma in credito di imposta per la struttura che ospita il tirocinante;
gli interessi dei liberi professionisti saranno curati da libere associazioni sindacali a cui ci si potrà iscrivere solo su base volontaria e saranno le associazioni sindacali e le loro confederazioni a trattare con i Ministeri eventuali tariffe giudiziarie e di contenzioso o di riferimento per le opere pubbliche e, in generale, a compiere tutte le azioni di difesa previste per i sindacati;
la qualità del professionista potrà essere certificata, con iscrizione volontaria, da associazioni tecnico-culturali relative alle varie specializzazioni dell’architettura dell’ingegneria.

Redazione Tecnica

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