Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile: cos’è?

La SNSvS disegna una visione di futuro e di sviluppo incentrata sulla sostenibilità, quale valore condiviso e imprescindibile per affrontare le sfide globali del nostro paese.

Scarica PDF Stampa

Partendo dall’aggiornamento della “Strategia d’azione ambientale per lo sviluppo sostenibile in Italia 2002-2010” (SNSvS), affidato al Ministero dell’Ambiente dalla Legge n. 221 del 28 dicembre 2015, la SNSvS assume una prospettiva più ampia e diventa quadro strategico disegnando un ruolo importante per istituzioni e società civile nel lungo percorso di attuazione, che si protrarrà sino al 2030.

Gli eventi economici, sociali e ambientali degli ultimi anni pongono lo sviluppo sostenibile al centro delle aspirazioni della comunità globale. Per l’Italia la definizione di un programma strategico che confermi in un orizzonte di lungo periodo il percorso di riforma degli ultimi anni è una esigenza indispensabile. Anche le recenti iniziative varate a livello europeo ribadiscono l’importanza di un’azione comune, volta a rendere operativa l’attuazione dell’Agenda 2030 nel quadro delle politiche cofinanziate dai fondi strutturali e di investimento.

SNSvS per trasformare il nostro mondo

L’Agenda 2030

Quest’Agenda è un programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità. Essa persegue inoltre il rafforzamento della pace universale in una maggiore libertà. Si riconosce che sradicare la povertà in tutte le sue forme e dimensioni, inclusa la povertà estrema, è la più grande sfida globale ed un requisito indispensabile per lo sviluppo sostenibile.

I 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile e i 169 traguardi dimostrano la dimensione e l’ambizione di questa nuova Agenda universale. Essi si basano sugli Obiettivi di Sviluppo del Millennio e mirano a completare ciò che questi non sono riusciti a realizzare. Essi mirano a realizzare pienamente i diritti umani di tutti e a raggiungere l’uguaglianza di genere e l’emancipazione di tutte le donne e le ragazze. Essi sono interconnessi e indivisibili e bilanciano le tre dimensioni dello sviluppo sostenibile: la dimensione economica, sociale ed ambientale.

Ti potrebbe interessare

SNSvS in Italia

A livello nazionale, l’attuazione della Strategia Nazionale di Sviluppo Sostenibile (SNSvS) deve quindi raccordarsi con i documenti programmatici esistenti, in particolare con il Programma Nazionale di Riforma (PNR) e più in generale il Documento di Economia e Finanza (DEF).

Un ulteriore aspetto innovativo dell’Agenda 2030 è l’attenzione rivolta al fenomeno delle disuguaglianze, acuito dalla crisi economica dell’ultimo decennio, che rischia di rallentare il percorso volto al perseguimento di uno sviluppo sostenibile. In assenza di un’adeguata strategia di intervento, diversi fattori, tra i quali la globalizzazione, i cambiamenti tecnologici, le trasformazioni del mercato del lavoro, le tendenze demografiche e le migrazioni, possono alimentare una polarizzazione tra vincitori e vinti.  Appare, quindi, essenziale individuare e condividere le politiche che possono rilanciare la crescita e renderla sostenibile nel lungo periodo.

L’approccio utilizzato per la definizione del percorso di elaborazione della Strategia si fonda sulla condivisione della sostenibilità come modello di sviluppo e sul coinvolgimento dei soggetti che sono parte attiva nello sviluppo sostenibile. Queste idee hanno preso concretamente forma nell’articolazione logica della proposta alla Strategia.

A livello nazionale lo strumento per la messa a sistema dell’attuazione dell’Agenda 2030 è rappresentato dalla Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile (SNSvS), presentata al Consiglio dei Ministri a ottobre 2017 (Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, 2017) e approvata dal CIPE a dicembre dello stesso anno.

La SNSvS 2017-2030 si configura, anche alla luce dei cambiamenti intervenuti a seguito della crisi economico-finanziaria degli ultimi anni, come lo strumento principale per la creazione di un nuovo modello economico circolare, a basse emissioni di CO2, resiliente ai cambiamenti climatici e agli altri cambiamenti globali causa di crisi locali, come, ad esempio, la perdita di biodiversità, la modificazione dei cicli biogeochimici fondamentali (carbonio, azoto, fosforo) e i cambiamenti nell’utilizzo del suolo.

In cosa consiste la strategia?

La proposta è strutturata in cinque aree: Persone, Pianeta, Prosperità, Pace e Partnership.

Ogni area si compone di un sistema di scelte strategiche (ordinate con numeri romani) declinate in obiettivi strategici nazionali (ordinati con numeri arabi), specifici per la realtà italiana e complementari ai 169 target dell’Agenda 2030. Nel caso dell’area Partnership la distinzione, senza numerazione, in aree di intervento e obiettivi ricalca le indicazioni triennale di programmazione ed indirizzo previsto dalla Legge 125/2014.

Quali obiettivi?

Gli obiettivi hanno una natura fortemente integrata, quale risultato di un processo di sintesi e astrazione dei temi di maggiore rilevanza emersi dal percorso di consultazione e sottendono una ricchezza di dimensioni, ovvero di ambiti di azione prioritari.

A ogni scelta e obiettivo strategico potranno poi essere associati gli indicatori SDGs (Sustainable Development Goals), recentemente prodotti dall’ Istat, che ne potranno costituire la futura declinazione per obiettivi coerenti con il frame work.

Ti potrebbe interessare

Gli indicatori nel contesto internazionale dell’Agenda 2030

Allo scopo di identificare un quadro di informazione statistica condiviso quale strumento internazionale di monitoraggio e valutazione dei progressi verso i 17 obiettivi dell’Agenda, la Commissione Statistica delle Nazioni Unite ha costituito l’Inter Agency Expert Group on Sustainable Development Goals (IAEG-SDGs), che a marzo del 2016, in occasione della 47ma sessione della Commissione statistica dell’ONU, ha proposto una prima lista di oltre 200 indicatori. Tale lista è stata successivamente aggiornata nel marzo 2017.

L’insieme di indicatori, attualmente revisionato, prevede 244 indicatori: 232 sono effettivamente diversi, perché alcuni indicatori sono utilizzati per effettuare il monitoraggio di più di un goal. L’IAEG-SDGs sta considerando attualmente altri 37 indicatori aggiuntivi.

Gli indicatori sono stati classificati secondo tre livelli (Tier I, II, III).

– Al primo livello appartengono tutti gli indicatori con metodologia e standard consolidati, e regolarmente prodotti dai Paesi (attualmente 84 indicatori, 34%);
– nel secondo  livello si trovano gli indicatori che nonostante abbiano metodologia e standard consolidati, non vengono regolarmente prodotti (64 indicatori, 26%);
– appartengono al terzo gli indicatori per i quali non sia disponibile una metodologia e degli standard condivisi (86 indicatori, 35%).

Alcuni indicatori (5%) appartengono a più livelli, data l’eterogeneità delle loro componenti, oppure non hanno ancora un’indicazione in merito al livello.

Le iniziative all’interno dell’Agenda 2030

A livello europeo, l’Agenda 2030 ha stimolato il lancio di diverse iniziative.

La Commissione economica per l’Europa delle Nazioni Unite (UNECE) ha istituito uno Steering group all’interno della Conference of European Statistician (CES) che sta lavorando a una road map per lo sviluppo delle statistiche per gli SDGs a livello europeo.

La road map, puntando sul ruolo di coordinamento degli Istituti nazionali di statistica, intende specificare una strategia per la realizzazione di un sistema di monitoraggio degli SDGs e guiderà i membri della CES verso il raggiungimento degli obiettivi della dichiarazione adottata fino a giugno 2015.

La prima comunicazione chiarisce come le priorità di azione della Commissione possano e debbano contribuire al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile e come la Commissione intenda dare ulteriore e rafforzata attuazione ai principi dello sviluppo sostenibile nella sua azione politica.

Le altre due comunicazioni riguardano, invece, le politiche di cooperazione della Commissione riviste alla luce degli obiettivi di sviluppo sostenibile.

Eurostat sta supportando il processo per sviluppare e implementare il framework globale, contribuendo alla definizione dell’insieme degli indicatori ed ha realizzato un lavoro di analisi della domanda di informazione associata agli SDGs e di ricognizione dell’informazione statistica esistente.

Gli indicatori sono stati valutati in base alla rilevanza per il contesto europeo ed alla rilevanza per la statistica ufficiale. A partire da questo lavoro di ricognizione, nel mese di novembre 2016, Eurostat ha diffuso una prima analisi della situazione dell’Unione europea rispetto agli obiettivi dell’Agenda 2030, analizzando indicatori.

Inoltre, Eurostat sta sviluppando un insieme di indicatori finalizzati al monitoraggio dei progressi degli SDGs in ambito europeo, che tenga conto delle politiche europee, quali Europe 2020, le 10 priorità espresse dalla Commissione, le questioni connesse all’Economia circolare.

Questo insieme di indicatori rimane comunque aperto a modifiche successive e verrà utilizzato per produrre un report nel novembre 2017.

Risultati tangibili in Italia?

All’indomani della crisi, la sfida più difficile per i Governi è quella di produrre risultati percepibili dai cittadini in termini di benessere individuale e collettivo e far si che aumenti il numero di coloro che beneficiano della ripresa economica, sostenendo concretamente le famiglie e le imprese che sono rimaste indietro. La lotta alle disuguaglianze è sempre più un obiettivo ineludibile per i Governi, poiché una crescita senza inclusione limita la mobilità sociale, danneggia la crescita e crea instabilità politica.  Per sostenere questa sfida è essenziale creare occupazione, sviluppo economico e  sociale. In questo percorso la sostenibilità delle finanze pubbliche gioca un ruolo chiave, soprattutto nei Paesi con un alto debito pubblico. In questo contesto, la Legge di Bilancio 2017 è stata impostata anche guardando alla Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile e le misure sono state classificate tenendo conto degli obiettivi dello sviluppo sostenibile. Quest’ultimo ha tra i suoi presupposti un sistema di welfare e di tassazione efficaci, che aiutino  a  migliorare  la  distribuzione del reddito e limitino l’evasione fiscale. In questo contesto è cruciale ridurre il costo del lavoro e aumentare parallelamente il reddito disponibile dei lavoratori.

Ti potrebbe interessare

Più equità fiscale

A questa misura va affiancato un più mirato utilizzo dell’imposizione fiscale favorendo le categorie più penalizzate dalla crisi. Migliorare l’equità del prelievo può infine consentire il recupero di risorse necessario a ridurre la pressione fiscale sui fattori produttivi. Per perseguire questi obiettivi, il Governo è impegnato a rafforzare le iniziative poste in essere negli ultimi anni e ad intensificarne l’attuazione, per promuovere un approccio ‘cooperativo’, basato su trasparenza, fiducia reciproca e semplificazione tra Amministrazione e cittadini.

Welfare

Il Governo proseguirà nell’attuazione di misure a sostegno del welfare familiare e assistenziale e nell’introduzione di provvedimenti che rendano vantaggioso il lavoro del secondo percettore di reddito. D’altra parte gli interventi in materia di lavoro sono anche alla base delle politiche di stimolo alla crescita e alla produttività. La valorizzazione della contrattazione collettiva aziendale e la previsione di un regime fiscale agevolato per un paniere sempre più ampio  di servizi sono un primo passo verso interventi sempre più mirati in materia di welfare aziendale.

E il rischio sismico e idrogeologico?

Ampie risorse sono state dedicate alla prevenzione, alla manutenzione e alla ristrutturazione delle infrastrutture, delle abitazioni e dei contesti urbani che hanno subito i danni del terremoto o che comunque sono a rischio sismico o idrogeologico. Una spinta importante per uno dei settori più attivanti del Paese, che ha molto sofferto la crisi economica e che sarà accompagnata da un importante sforzo di snellimento procedurale onde massimizzare l’utilizzo dei fondi disponibili.

Il legame tra lo stato dell’ecosistema, il benessere sociale e le prospettive economiche  è essenziale per la crescita del territorio e per le politiche infrastrutturali. In tal senso la capacità di misurare il Capitale Naturale è decisiva per avviare l’Italia ad uno sviluppo duraturo grazie a politiche pubbliche che sappiano agganciare la crescita economica puntando sulla qualità ambientale. Questo percorso dovrà assicurare servizi, infrastrutture e tecnologie sostenibili ed efficienti sull’intero territorio nazionale e ridurre gli impatti delle emissioni climalteranti sulla salute umana e sull’ambiente.

Un ruolo chiave sarà svolto anche dalla nuova Strategia Energetica Nazionale, che offrirà l’orizzonte del settore energetico come abilitatore della crescita sostenibile del Paese.

Perché è importante analizzare i legami tra obiettivi, sotto obiettivi ed indicatori?

Le attività di costruzione di una piattaforma informativa statistica utile per il monitoraggio dei Sustainble Development Goals non possono prescindere dal riferimento essenziale costituito dagli indicatori definiti da IAEG-SDGs: si tratta attualmente di oltre 230 indicatori, ai quali ne verranno aggiunti ulteriori in occasione della revisione prevista nel 2020   ed un’altra nel 2025..

La necessità di soddisfare congiuntamente sia la domanda internazionale sia quella nazionale, con particolare attenzione alle disaggregazioni territoriali e di genere, ha fatto sì che, almeno in questa fase evolutiva, nella piattaforma statistica finora implementata siano stati resi disponibili 235 misure statistiche nazionali che fanno riferimento a 117 indicatori IAEG-SDGs. Si tratta di una sfida, ma anche di un’opportunità per il Sistema statistico nazionale e gli utilizzatori delle informazioni statistiche, che concretizza il principio “Better statistics for better life”.

La complessità è insita nello sviluppo concettuale che ha portato alla definizione degli SDGs e allo sviluppo attuale dei frameworks statistici di riferimento.

Per facilitare l’analisi di questa complessa piattaforma informativa, è utile un approccio che consideri i legami e le interazioni tra obiettivi (Goal) e sotto obiettivi (Target) e che costruisca possibili “mapping” di indicatori.

I punti critici dello sviluppo sostenibile

Comprendere ed esplicitare i legami aiuta a individuare quali siano i punti critici e i nodi dello sviluppo sostenibile, favorendo, inoltre, tre principali finalità.

La prima finalità è quella di rendere maggiormente fruibile un’informazione statistica particolarmente complessa, affinché diventi patrimonio condiviso per il supporto delle politiche, anche attraverso l’analisi integrata delle dimensioni sociali, economiche ed ambientali e delle loro interrelazioni.

La seconda finalità è quella di facilitare la produzione dell’informazione statistica, finalizzata a colmare i gap informativi. L’analisi delle interrelazioni può aiutare a identificare le dimensioni critiche e rendere esplicita la filosofia soggiacente alle misure statistiche da sviluppare. Questo può facilitare l’individuazione di indicatori prossime, poiché consente di focalizzare l’attenzione sulle dimensioni fondamentali di ogni target, cercando di sfruttare al meglio le informazioni statistiche disponibili. L’obiettivo è quello di rendere più comprensibili gli indicatori stessi ed aiutare così lo sviluppo delle attività che devono condurre alla implementazione degli indicatori mancanti.

La terza finalità, non meno importante, propone l’utilizzo dei legami, identificati per facilitare l’uso delle misure statistiche ed i monitoraggi, anche incrociati, degli obiettivi di sviluppo sostenibile.

I sistemi statistici integrati, come l’attuale piattaforma statistica Istat, e lo studio delle interazioni tra i diversi domini degli SDGs possono supportare il monitoraggio e le scelte sulle azioni sinergiche da sviluppare, la definizione delle priorità, l’identificazione delle dimensioni rilevanti da monitorare.

 

Scrivi un commento

Accedi per poter inserire un commento