Equo compenso nel Decreto fiscale: pericolo banche e poteri forti?

Dopo l’inserimento dell’equo compenso per tutti i professionisti nel decreto fiscale, M5S ne sottolinea l’inutilità. Si tratta di una mossa politica o c’è un fondo di verità?

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Scendiamo un attimo nella discussione politica dell’eterna campgna elettorale italiana per segnalare la posizione del Movimento 5 Stelle sull’equo compenso. Ricordiamo prima di tutto che il decreto fiscale collegato alla Manovra 2018, licenziato dal Senato e al momento all’esame della Camera, estende l’equo compenso per le prestazioni professionali a tutti i professionisti anche non iscritti ad ordini e collegi. Inoltre, “la pubblica amministrazione, in attuazione dei principi di trasparenza, buon andamento ed efficacia delle proprie attività, garantisce il principio dell’equo compenso in relazione alle prestazioni rese dai professionisti in esecuzione di incarichi conferiti dopo l’entrata in vigore della presente legge”.

Leggi tutto l’articolo Nel decreto fiscale Equo Compenso per tutti i professionisti (non solo per avvocati!)

Equo compenso secondo M5S

Il senatore Buccarella del Movimento 5 Stelle, anche dopo l’inserimento dell’equo compenso nel super emendamento del decreto fiscale, sostiene che il Governo, prima, abbia introdotto la norma a tutela dei professionisti e dei consumatori, poi, l’abbia resa aggirabile. Come?

Secondo il senatore M5S, con la norma sull’equo compenso formulata in questo modo, i professionisti possono rimanere succubi di banche, assicurazioni, grandi imprese e pubbliche amministrazioni e di dover sottostare a convenzioni capestro. Per questi clienti forti sarà facile aggirare le difese dalle clausole vessatorie e imporre le condizioni contrattuali. La possibilità di impugnare le clausole per nullità sarà prescritta prima che le stesse producano i loro effetti.

Questo quello che pensa M5S. Voi che ne pensate? C’è il pericolo dei poteri forti anche dietro l’equo compenso?

Intanto la discussione prosegue. Il passaggio del decreto fiscale al Senato ha già migliorato il testo, estendendo la misura, che inizialmente era prevista solo per gli avvocati, a tutti i professionsiti. “Il passaggio alla Camera del decreto fiscale può essere l’occasione giusta per correggere l’emendamento sull’equo compenso; è necessario approfondire, soprattutto, come si possa applicare a professioni tra loro differenti, che necessitano di interventi specifici, per evitare in qualunque modo che i lavoratori autonomi si trasformino in cottimisti”. La proposta è del presidente della commissione bilancio della Camera Francesco Boccia del Pd, pubblicata su ItaliaOggi.

Redazione Tecnica

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