Equo compenso, come determinarlo? Tre proposte

Due disegni di legge e diverse proposte delle confederazioni dei Professionisti. Vediamo quali sono, sia i decreti, sia le proposte.

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Ci sono due disegni di legge sull’equo compenso. Il primo è stato approvato dal Consiglio dei Ministri del 7 agosto, il secondo è quello sulle “Disposizioni in materia di equità del compenso e responsabilità professionale delle professioni regolamentate” che ha iniziato il suo iter in Senato il 5 luglio. Di conseguenza, Confprofessioni, Acta (Associazione dei professionisti freelance) e Colap (Coordinamento Libere Associazioni Professionali) hanno sottolineato, durante l’audizione al Senato il 19 settembre, la necessità unificare il percorso legislativo dei due decreti.

Inoltre, durante l’audizione sono state avanzate le richieste di estendere la tutela dell’equo compenso alle professioni non regolamentate e di prevedere un intervento ad hoc per i rapporti con la pubblica amministrazione, perché il settore che necessita maggiormente di un intervento che tamponi l’abolizione delle tariffe, è quello dei servizi professionali per la pubblica amministrazione, dove si verifica un abbassamento sistematico dei compensi professionali riconosciuti. Ricordate il caso Catanzaro?

Sul decreto approvato il 7 agosto Equo compenso: ok per avvocati, a quando per ingegneri e architetti?

Scarica il testo del secondo decreto sull’equo compenso

Equo compenso, come determinarlo?

Proposta 1 di Confprofessioni

Per garantire l’equo compenso ai professionisti che operano soprattutto in ambito pubblico è necessario imporre parametri al di sotto dei quali le P.A. non possano affidare nessun incarico. Nella stessa audizione, Confprofessioni ha fatto questa proposta.

Come metodo di quantificazione dell’equo compenso, Confprofessioni condivide l’utilizzo dei parametri per la liquidazione giudiziale dei compensi, anche se devono essere senza dubbio essere presi in considerazione fattori di definizione che possono determinare compensi diversi: la fissazione dei minimi tariffari deve infatti dipendere dalla rigorosa valutazione dei costi di produzione che il professionista sostiene per poter offrire la prestazione. Confprofessioni chiede anche che i livelli di equità del compenso professionale non siano oggetto di contrattazione tra le parti sociali.

Proposta 2 di Confprofessioni, per gli appalti

Un problema in parallelo è quello delle offerte al ribasso per aggiudicarsi l’appalto: il Codice degli appalti è intervenuto con la determinazione dei parametri per il compenso dei servizi di ingegneria e architettura ma tali parametri sono solo una base d’asta. Confprofessioni suggerisce, anche per gli appalti, di individuare dei parametri vincolanti, pena l’illegittimità del procedimento amministrativo e del contratto.

Proposta 3, del Colap

Invece, Coordinamento libere associazioni professionali (Colap), Acta e Alta Partecipazione propongono l’introduzione dei parametri minimi fissi limitatamente ai rapporti con la P.A, sia per gli Ordini sia per i professionisti associativi che attualmente non sono compresi nel provvedimento. La Pubblica Amministrazione negli appalti, nei bandi, negli affidamenti e negli incarichi non deve avere la possibilità di derogare ai livelli minimi prestabiliti.

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Redazione Tecnica

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