Post laurea, per la formazione più professionisti meno professori

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Il Consiglio Nazionale Ingegneri (CNI) ha scritto una lettera al Ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli per sollecitare una sinergia più efficace fra mondo delle professioni ed università e superare la separazione tra mondo accademico e professionale nella formazione post-laurea, assegnando un maggior numero di incarichi di docenza e consulenza ai professionisti, in particolare ingegneri.

Il problema alla base delle richieste, e che con queste richieste si tenta di risolvere, è quello di dare più senso alla formazione professionale post laurea, rendendola più rilevante, favorendo una conoscenza più puntuale delle competenze reali dei professionisti. I professionisti dovrebbero svolgere un ruolo di primo piano nella formazione post laurea, diventando più importanti anche rispetto a figure come docenti universitari e aziende, visto che le discipline professionalizzanti richiedono solide basi teoriche ma soprattutto solide esperienze pratiche.

Dare più spazio ai professionisti, come?

Ecco le proposte del CNI per cercare di superare la “tensione” tra mondo accademico e mondo professionale, per fare in modo che la formazione post laurea sia più concreta e coniughi conoscenza teorica ed esperienza pratica.

  • incrementare e qualificare gli incarichi di docenza a contratto di professionisti ingegneri,
  • attribuire ai professionisti che ricoprono ruoli universitari una riserva di progetti in ambiti specifici di innovazione,
  • consentire ai professionisti operanti nei ruoli universitari sotto qualsiasi regime di svolgere attività di consulenza quando questa è giustificata da motivazioni valide. Per questa richiesta, il CNI specifica che i professionisti devono rispettare i loro doveri accademici e mantenere una corretta proporzione tra lo stipendio dell’ateneo e il reddito professionale,
  • eliminare il passaggio dei docenti universitari dal regime a tempo pieno a quello a tempo determinato,
  • sistemare il problema degli spin-off universitari che pubblicizzano servizi professionali,
  • vietare ai docenti universitari l’esercizio dell’attività di consulenza giudiziaria in campo civile,
  • istituire un tavolo permanente di confronto tra le università e il CNI per affrontare di continuo il tema del rapporto tra docenza e professione

Il problema sollevato dal CNI è reale. L’Università, essendo attenta più alla proliferazione delle cattedre e meno al miglioramento della qualità della formazione finalizzata anche all’inserimento nel mondo, ha esteso troppo l’offerta di corsi e specializzazioni. Il potenziamento del rapporto tra università e professioni avrebbe lo scopo di colmare questa lacuna, nell’ambito dell’attività di formazione attraverso un’adeguata rappresentanza dei professionisti tramite i rispettivi ordini professionali. L’inserimento di professionisti ingegneri andrebbe nella direzione di fornire un insegnamento risultato di una contaminazione tra sapere teorico, attività didattica ed esperienza professionale.

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Redazione Tecnica

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