
Per l’ adeguamento sismico e la messa in sicurezza della dorsale appenninica serve un cantiere lungo due generazioni, un cantiere leggero. Si potrebbero aggiungere i Bonus Casa che, sulla scia di quanto fatto per l’efficienza energetica, incentivino la messa in sicurezza degli edifici. Queste le proposte di Renzo Piano, piaciute molto al Presidente del Consiglio Renzi, che lo ha incontrato a Genova.
Hanno parlato del progetto Casa Italia lanciato dal Governo nell’ultimo Consiglio dei Ministri e, appunto, di un programma di messa in sicurezza del territorio, di adeguamento sismico e ristrutturazione antisimica.
L’idea è quella di ricostruire tutto preservando i centri storici, rispettando l’attaccamento alle case antiche e non ripetere l’esperienza delle New Town. Strategia, quella della New Town, subito scartata anche dal Governo a favore di un sistema che consenta il rispetto dell’identità e della storia dei luoghi.
Il problema, però in questo caso, non è la strategia ma il modo in cui le case vengono ricostruite: se sono ricostruite male rispettando il centro storico, la strategia cambia ma il problema non viene risolto.
Nel contesto del post terremoto Centro Italia si inserisce anche il discorso prevenzione, prevenzione non solo per l’antisismica, ma anche contro il dissesto idrogeologico.
Oltre alle iniziative pubbliche, prosegue Piano, è fondamentale incentivare i giovani che ricevono in eredità una casa a metterla in sicurezza. “C’erano gli Ecobonus? Si facciano i Casabonus”. La detrazione 65% per l’adeguamento sismico esiste già, in questi giorni il Governo sta pensando di affinarla e di renderla ancora più dettagliata e, soprattutto, ampliare la possibilità di utilizzo: al momento l’Ecobonus è utilizzabile per l’adeguamento degli immobili destinati a prima casa o ad attività produttive e situati nelle zone 1 e 2 ex opcm 3274/2003.
Leggi tutto sull’ Adeguamento sismico e detrazione 65%: la mappa dei comuni italiani
Chiamarla Casabonus invece di Ecobonus potrebbe essere una buona idea per comunicare l’importanza deglii interventi di ricostruzione antisismica.

Tutela del patrimonio architettonico
La circolare del 30/4/2015, n. 15 riporta “Disposizioni in materia di tutela del patrimonio architettonico e mitigazione del rischio sismico” ed ha il dichiarato scopo di “sensibilizzare” tutte le figure che hanno influenza sulla gestione del patrimonio culturale, indirizzando ad “un percorso culturale prima che tecnico”, in cui tale disposto si inserisce.
L’Italia, come noto, possiede un patrimonio vasto e diffuso di immobili di notevole valore storico-culturale, forse il maggiore a livello mondiale, che già solo per tali motivi deve essere tutelato e conservato in maniera efficiente.
A parte tale aspetto, esso, può rappresentare, in una nazione così ricca di valenze culturali, un’importante sorgente di introiti e di sviluppo economico e sociale.
Pertanto, la presa di coscienza e la gestione della problematica sismica, in un territorio che è stato di recente indicato come uno dei più critici a livello mondiale, assume un attuale ed urgente significato.
Le disposizioni della circolare n. 15/2015 stigmatizzano tali aspetti, raccogliendoli sotto la forma di quadro sintetico-tabellare (l’Allegato 1 della circolare), guidando il tecnico verso le caratteristiche e le potenziali carenze in ottica sismica degli immobili, pubblici e privati, oggetto di tutela. L’Allegato individua due classi di intervento (manutenzione straordinaria e miglioramento sismico) che spesso ricorrono nella pratica, e che sono state indicate come potenziale fonte di inesatte valutazioni rispetto alle azioni sismiche.
L’Allegato 1 è quindi un interessante punto di partenza per approfondire le tematiche ad esso correlate e allargare il quadro di conoscenza, spesso anche molto specialistica, che esso stesso sottende.
Il presente lavoro è volto a inquadrare gli aspetti inerenti tutela e rischio sismico negli edifici storici, illustrando e specificando i principi cardine al fine di rendere più agevole, e più consapevole, la compilazione dei vari campi, col fine di ottenere le giuste informazioni di ritorno a livello governativo.
Il testo, di lettura agile, è indirizzato a coloro che devono familiarizzare con la specificità del patrimonio culturale, siano essi professionisti incaricati della progettazione che del controllo e gestione di tali fasi.
Nicola Mordà, Ingegnere civile strutturista, si occupa di problematiche sismiche e diagnostica con riferimento alle costruzioni storiche.
Paola Boati Architetto, laureata in Restauro e Valorizzazione nel 2006. Da dieci anni svolge l’attività professionale occupandosi di progettazione sostenibile, ristrutturazioni e restauri, interior design, riqualificazione energetica e facility management.
Le dichiarazioni di Renzo Piano
Cantiere leggero
“I tempi del cantiere leggero sono più lunghi, questa è un’operazione sottile, quasi omeopatica. Un rammendo, che si avvicina al mio impegno di senatore sulle periferie. Sicurezza, terremoto, dissesto idrogeologico si portano dietro un’idea di fondo comune: quello di ricucire senza distruggere, la leggerezza come dimensione tecnica e umana. Serve un cantiere lungo due generazioni e con un respiro internazionale, contributi dal mondo intero perché la straordinaria bellezza dell’Italia non appartiene solo a noi, è un patrimonio dell’umanità”.
”Parliamo di un intervento progettato su 50 anni e su due generazioni in tutta la dorsale degli Appennini, la spina dorsale dell’Italia da Nord a Sud”.
La diagnostica
“L’uso della diagnostica – un termine preso proprio dalla medicina – ci consente di risparmiare e al tempo stesso raggiungere la massima efficacia, senza infierire crudelmente sugli abitanti”.
Conclusioni
Si tratta di temi, in particolare la diagnostica, noti ai tecnici, e lo vediamo bene in questo articolo dell’ing. strutturista Albano. Renzo Piano gioca un ruolo di divulgatore della problematica e della tecnica: non va a fondo del problema nelle sue dichiarazioni, accenna solo a quelle che sono le possibili strade da percorrere, e poi fa intervenire tecnici che devono lavorare sul campo. Perché in effetti, lui, di antisismica cosa può sapere? Serve l’intervento di tecnici, esperti strutturisti e geologi. Comunque, non serve una scelta politica come quella che ha portato a far intervenire Renzo Piano nella questione. Non serve il volto famoso per lanciare la dichiarazione e dimostrare impegno (fasullo) per poi ristrutturare poco o male.
Dice Albano, e siamo d’accordo: “Ci sono un po’ di cose da sistemare, ma sono convinto che il buon Renzi riuscirà anche a leggere queste righe scritte da chi opera nel settore dal 1997 e a sentire meno quei professoroni che sanno di poco e male. Che hanno ingarbugliato una normativa sismica copiata male dagli Eurocodici”. Leggi tutto l’articolo di Albano.
Sia inteso: il centro storico comprende anche edifici storici, ma il nostro discorso riguarda le case, non gli edifici vincolati come beni culturali: in quel caso la competenza rimane agli architetti (TAR Veneto n. 743/2014). Parliamo di abitazioni, quindi. Sicuramente ci sono architetti che hanno competenze da strutturisti. Ma il concetto “tutti possono fare tutto” è retorica. E’ importante dividere le competenze e utilizzare i tecnici giusti per fare determinati lavori. In questo caso servono ingegneri strutturisti, e geologi, che di sicuro sono preparati per affrontare il problema, per il percorso di studi seguìto. Il problema non è architetto o ingegnere. Il problema è che il tecnico DEVE avere la competenza adatta.
Aggiungiamo: servono i geologi che sappiamo studiare il territorio e il terreno, servono i tecnici ingegneri esperti per ricostruire bene, non gli architetti famosi, bravissimi, ma magari non proprio esperti di antisismica. E infatti l’idea centrale di Renzo Piano è “preservare i centri storici“. Giustissimo, ma alla base deve esserci una struttura che regge il terremoto. Renzo Piano è un ottimo urbanista, ma è importante che il suo lavoro sia supportato da tecnici strutturisti, altrimenti si recupera la facciata e non la struttura.
Il problema è la divisione delle competenze: ognuno deve deve dare il proprio contributo per la competenza per cui ha esperienza. Non devono essere affidati i compiti a Renzo Piano perchè è Renzo Piano. Non si tratta di chiacchere da bar, come stanno dicendo alcuni sulla pagina facebook, ma di una politica che influenza troppo l’edilizia e la progettazione, quindi la vita delle persone.
Resta ancora da capire se il team di Renzo Piano parteciperà al programma di ricostruzione e messa in sicurezza “Casa Italia”. Si tratta di un “team”. Dunque l’architetto si servirà di tecnici consapevoli di quello che fanno? Sembra scontato ma non lo è.
Non lo è stando alle dichiarazioni in parallelo del ministro Delrio, che ha affermato che il programma di ristrutturazione antisismica può contare sui cento ingegneri messi a disposizione dopo il terremoto dell’Aquila. “Hanno acquisito un’esperienza notevole” ha sottolineato Delrio. Da chi sarà composta la squadra? Dai tecnici di Renzo Piano o da quelli che hanno “lavorato” a L’Aquila? Questi ultimi hanno lavorato bene? Sono responsabili delle case di legno che stanno perdendo i pezzi? Se lo sono, bisogna escluderli dal programma di ricostruzione, non includerli. Vasco Errani, che pare verrà nominato commissario alla ricostruzione del centro Italia, ha detto no al modello L’Aquila. Ci sembra il minimo, visto che i lavori di ricostruzione nella città abruzzese sono molto indietro, nonostante i molti soldi spesi.
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Scusa l’appunto, ma dal titolo e da qualche passaggio nel testo appare quasi che Renzo Piano sia un buon urbanista ma poco competente in strutture. Renzo Piano è un’azienda, e nemmeno piccola, non credo proprio che manchino le competenze.
non solo per le ristrutturazioni, ma anche per le case di nuova generazione. Ora perchè il Governo parla solo di ristrutturazione è opinione comune che in Italia non si costruirà più. Certo che si costruirà e l’importante sarà farlo in tutta sicurezza, auspicando che il Governo sappia operare anche sui costi delle nuove tecnologie necessarie al recepimenti delle leggi promulgate (tipo sostenbilità e certificazione energetica).
Che critica è mai questa? Una critica fine a se stessa? Cosa ha detto di sbagliato o cosa può aver generato questa mezza specie di articolo? Probabilmente con l’esperienza che ha potrebbe insegnarti ( a te, tu che hai scritto quest’ “articolotantoper” ) due cosine anche sull’antisismica.
Crescete invece di scrivere certi articoli col bruciore di culo, io di esperti tanto permalosi non mi fiderei molto.
Renzo Piano sa quuesto ed altro,siete voi “Esperti” che costruite le scuole con cerfifitao,voi siete gli specialisti di rubare i soldi,gente del genere non ne abbiamo bisogno.Renzo Piano non si sputtana per rubare lui guadagna abbastanza perche´e´un esperto che ha tanti esperti che lavorano per lui.Comunicatelo anche a Salvini,questo giro andate a vuoto perche´la gente ne ha le palle piene.
la solita stantia differenza tra architetti e ingegneri, col presupposto che gli ingegneri sono superiori in generale. Gli ingegneri sono ‘ingegneri’ sempre e comunque e sono esperti di strutture: che ne pensiamo degli ingegneri meccanici, aereonautici, informatici ecc. che vediamo continuamente operare come ingegneri edili? Gli ingegneri conoscono il problema : ma le norme attuali non le hanno preparate gli ingegneri ed è vero che queste norme non hanno risolto il problema degli agglomerati urbani in muratura? Potrei continuare ancora, ma mi chiedo: oggi il problema è quello del consolidamento o della costruzione di un edificio o piuttosto quello di ricostruire una realtà urbana distrutta che non è fatta solo di travi e murature che reggono? Ho un minimo di esperienza delle aree colpite dal sisma dell’Irpinia, dell’Aquila e di Modenae sono di un paese ricostruito dopo un terremoto nel 1688 (Cerreto Sannita) e devo dire che il problema per me è molto più complesso di come lo ha descritto l’articolista. Nella storia per le opere importanti c’è sempre stato un ‘primo costruttore’ (l’architetto—> sia esso ingegnere o architetto in termini moderni) che ha coordinato gli altri ‘periti ingegnieri’ (come si diceva una volta). Ciò avveniva perchè a problemi complessi si rispondeva con organizzazioni complesse. Da quando sono arrivati gli ingegneri tuttofare i risultati si sono visti sia a livello territoriale che a livello tecnico (penso ai cordoli in C.A. e in particolare ai solai in C.A. con cui i mezzi di informazione di massa ci stanno sfrangiando le palle in questi giorni).
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Sembra un articolo scritto da una persona che non ha la minima idea di come funzioni uno studio-azienda come quello di Piano. Si parla di centinaia di professionisti nel settore edilizia, dal paesaggista all’impiantista passando per l’esperto di antisismica. E lei pensa che l’uomo che dirige questa azienda da decenni non sappia di cosa parla? Tra l’altro piano è statp associato per anni a Peter Rice, uno dei più importanti ingegneri al mondo. È ovvio che chi ha scritto questo articolo non sa di cosa parla.
Che vergogna d’articolo! Parole vuote e scontate, banali e poco ragionate, tanto per cominciare una polemica , cominciare già a ritardare le cose.Cari autori da che mondo e mondo in architettura si lavora in equipe, parliamo d’architettura perché l’ingegneria nuda e cruda non basta, ci vogliono dei sentimenti e della sensibilità é anche questo il ruolo dell’architetto sopratutto quando siamo circondati da luoghi impregnati di storia. Ricordate che non parliamo del primo venuto, parliamo di uno dei geni del nostro paese e della nostra epoca, mi domando….avete mai analizzato uno qualsiasi dei suo progetti?? Fatelo per lasciarvi incantare non solo dalla sensibilità, ma anche da un sistema organizzativo straordinario, da un lavoro d’equipe esemplare e da un rispetto del luogo e dell’uomo quale abitante del luogo. Il Tecnico é indispensabile all’architetto, ma non serve dirlo! é scontato, com’é é scontato che l’architetto sia indispensabile all’ingegnere in un progetto di tale delicatezza. Cerchiamo piuttosto di evitare di fare l’ennesima figuraccia agli occhi del mondo intero, cerchiamo di evitare di rubare!!! …e se veramente volete un esempio da seguire ne esiste uno solo :IL FRIULI !!!
Par di capire che chi ha scritto conosce solo gli studi professionali dietro casa sua. E la cosa non è certo sintomo di competenza nel settore. Cioè se lavori nel ramo auto/moto e non sai chi è Corradino D’Ascanio, cosa ha fatto… non sai chi è Gian Paolo Dallara, Luciano De Oto…
Lo studio di architettura Renzo Piano Building Workshop è paragonabile alla Ferrari o alla Lamborghini.
Quando parla Piano è il titolare di una squadra che comprende ogni tipo di professisonalità ai più alti livelli.
Shard a Londra, e prima New york Times Building tra i mille progetti credono bastino a far capire cosa è lo studio Piano nel mondo. Non a Vimercate o Ladispoli.
Al di là del tono inutilmente polemico e delle citazioni autoreferenziali del redattore, lo scritto pone un problema serio: la ripartizione del lavoro e l’avvicendamento delle esperienze che è l’unica possibilità reale per aumentare il livello delle professionalità in tutti i settori del costruire. Invece vediamo che in Italia quando c’è da interpellare un progettista si va su Piano, quando c’è da nominare un commissario per il terremoto si va su Errani, ecc., ecc.; in sostanza, con il pretesto che occorra rivolgersi a chi ha dimostrato di aver fatto bene, si concentra il lavoro e si alimentano i monopoli. E’ ciò che non va assolutamente bene in questa prima fase della ricostruzione e nel programma lanciato da Piano più che le solite sgomitate per mettersi in evidenza da parte di chi pensa che Piano non sia un progettista di assoluto valore o che non abbia maturato anche competenza in campo strutturale. Assunto quest’ultimo senza senso perché non essendo in grado elaborare sulla concezione strutturale non avrebbe mai potuto progettare in giro per il mondo delle opere notevoli e pilastri dell’architettura contemporanea. Tuttavia credo che l’indirizzo dato da Piano sia criticabile sotto un altro profilo e proprio sul piano programmatico in quanto sorgono serie perplessità sulla saldezza dei tre cardini su cui ha impiantato questa sua visione che peraltro non è nuova e, come lui stesso dice, è un po’ la riproposizione di quella da lui stesso vaticinata con altrettanta risonanza diversi anni fa ormai sul recupero delle periferie con altrettanta risonanza ma che, fino ad oggi, ha prodotto zero punto zero risultati. Cantieri leggeri, prototipi e diagnostica non possono essere applicati tout court, e così genericamente come tende a far credere Piano, perché operando nei centri storici ogni situazione è diversa dato che i fabbricati afferenti ai privati si presentano il più nelle volte in aggregati urbani e non singoli come nelle zone di espansione o periferiche. In più occorrerebbe intervenire anche sui volumi talvolta molto complessi e superfetati ristrutturando se si volesse raggiungere l’efficacia necessaria. Quindi il problema appare molto più complesso e non può essere lasciato solo alla risoluzione privato per privato singolarmente ma occorre un intervento pubblico che pianifichi, coordini e controlli l’attività di tutti i privati interessati.