Appalti, Roma la città peggiore: -75% nel 2016

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Lo dice il rapporto Cresme-Cna. Meno 75% in valore nei primi cinque mesi dell’anno e se prosegue questa tendenza, il bilancio 2016 delle opere pubbliche a Roma sarà il più basso degli ultimi 15 anni, con circa 550 milioni di euro di valore a base d’asta. Sono stati pubblicati 188 bandi di gara per 252 milioni di euro, con un calo del 74,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno prima. Si legge nell’Osservatorio sulle opere pubbliche nella città metropolitana di Roma, realizzato dal Cresme con il Cna (e il contributo della Camera di Commercio) e presentato ieri nella sede romana dell’associazione degli artigiani.

Il dato gela le aspettative di una ripresa, dopo il dato incoraggiante del 2015, anno che si è chiuso con una crescita del 31,1% del numero di gare (544 bandi contro i 415 del 2014) e una contrazione del 10% dei valori (2,14 miliardi di euro contro i 2,38 miliardi del 2014).

Cresce il mercato tradizionale, quello cioè che include lavori di esecuzione e appalti integrati: nel 2015 ci sono stati 427 bandi “tradizionali” per più di 1,5 miliardi di euro contro 117 bandi del mercato chiama “complesso” (il Ppp e gli appalti di costruzione, gestione e manutenzione).

La crescita numerica dei bandi registrata nel 2015 riguarda tutte le tipologie dimensionali, con tassi particolarmente accentuati per i medi-piccoli lavori (da 500mila euro al milione), passati da 42 a 89, un universo in cui rientrano le gare per il Giubileo Straordinario.
I grandi lavori sono passati da 23 a 48 interventi e da 379 a 765 milioni.
Il problema è nella classe di appalti di oltre 100 milioni: a Roma ne sono stati pubblicati otto (nel 2014 erano stati 9), e l’importo è sceso da 1,6 miliardi a 940 milioni.

Il nuovo codice manda in soffitta gli appalti integrati: nei primi mesi del 2016 ci sono stati solo 16 appalti integrati (tuttavia per 73 milioni, cifra rispettabile) contro le 137 gare di sola esecuzione (90 milioni). Le nuove regole sugli appalti hanno contribuito a livello nazionale alla contrazione dei bandi di gara, in particolare a maggio, ma non sono principale imputato del crollo che si è verificato nella Capitale. Lo doimostrano i numeri delle gare nelle altre aree metropolitane.

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Roma è un’eccezione negativa

Anche se nessuna grande città è cresciuta nei primi cinque mesi, nessuna ha toccato i livelli negativi della Capitale. A Milano gli importi sono caduti solo dell’8,7% (bandi per 502 milioni di euro) e Napoli si è fermata a -43,8% (bandi per 491 milioni). Torino, la sola città che è cresciuta, ha visto una impennata del 104%, con bandi per complessivi 458 milioni di euro.

 

La situazione nazionale

Qualche responsabilità il Nuovo Codice Applati ce l’ha.

Con il Nuovo Codice Appalti, gli appalti non possono più essere affidati solo sulla base dei progetti definitivi, ma devono essere affidati sulla base dei progetti esecutivi, molto più dettagliati dei precedenti. La modifica, introdotta per evitare le troppe varianti, alla luce delle ultime analisi condotte dall’ANCE, ha di fatto quasi bloccato le gare: a maggio il valore dei bandi di gara pubblicati, a livello nazionale, è sceso del 75,1%.

La nuova disciplina introdotta dal Nuovo Codice Appalti sta creando un discreto numero di problematiche procedurali, dando vita ad un vero e proprio stallo iniziato lo scorso 20 aprile in corrispondenza dell’entrata in vigore delle nuove norme. Il mercato dei lavori pubblici continui a rimanere “a corto” di nuove procedure: di conseguenza le imprese edili che lavorano con la Pubblica Amministrazione si trovano a confrontarsi quindi con un vuoto assoluto di iniziative aperte alla libera concorrenza.

Redazione Tecnica

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