Riforma del lavoro, i Professionisti propongono

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I Professionisti, in merito alla riforma del lavoro, hanno le idee chiare. Tre sono le proposte, precise, mirate di Confprofessioni, organismo di rappresentanza del settore delle libere professioni in Italia, nella sua qualità di parte sociale riconosciuta dal governo:
– potenziamento del contratto di apprendistato;
– certificazione dei contratti di lavoro per le collaborazioni e il lavoro autonomo;
– ammortizzatori sociali.

 

Sono dunque tre i punti principali su cui si incardinano le “Proposte per una riforma del mercato del lavoro”, l’ultimo documento (datato 16/3) di Confprofessioni inviato al ministro del Lavoro, Elsa Fornero (leggilo cliccando qui: Riforma lavoro, le proposte di Confprofessioni).
Lo scopo è quello di rilanciare le dinamiche occupazionali negli studi professionali e sottolineare le peculiarità dell’intero settore in materia di lavoro.
Sul primo punto, Confprofessioni sollecita un “potenziamento del contratto di apprendistato come disciplinato dal d.lgs. n. 167/2011”, sottolineando come il “CCNL studi professionali, sottoscritto da Confprofessioni con le controparti sindacali, ha regolamentato, primo in Italia, l’apprendistato secondo le disposizioni del nuovo Testo Unico e crediamo fermamente che nel nostro settore tale strumento rappresenti una occasione fondamentale per lo sviluppo occupazionale”. Ma per favorire l’accesso al mercato del lavoro attraverso l’istituto dell’apprendistato, Confprofessioni propone “un azzeramento dei contributi per tutti i datori di lavoro che impiegano meno di 35 dipendenti”. Al tempo stesso occorre “valorizzare anche i percorsi formativi svolti in tutti i contesti e debitamente certificati in modo da garantire la possibilità di svolgere prioritariamente l’attività lavorativa e l’acquisizione di competenze tecniche specifiche sul luogo di lavoro”.
Sul fronte delle collaborazioni e del lavoro autonomo negli studi professionali, Confprofessioni va controcorrente. “Il ricorso alle collaborazioni non può essere condannato e scoraggiato in senso radicale, così come quando l’attività è esercitata da altro professionista in regime di mono-committenza” si legge nel documento .“Non possono, pertanto, condividersi quegli atteggiamenti estremi nel regolare la materia che sono impostati più sul divieto all’utilizzo di taluni strumenti che sulla ricerca di forme di protezione alternative ed efficaci”. In questo senso, il presidente Stella ha fatto presente al ministro Fornero come “l’individuazione di alcuni principi guida, debitamente certificati al livello ministeriale, per tracciare le caratteristiche del lavoro autonomo professionale e quelle del lavoro dipendente potrebbe essere una strada percorribile”, anche attraverso la certificazione dei contratti di lavoro “che mira proprio a dare certezza alla qualificazione del rapporto di lavoro”.
In tema di ammortizzatori sociali Confprofessioni chiede esplicitamente “di cogliere l’occasione per eliminare il caos esistente”. “Se in una prima fase gli ammortizzatori sociali hanno avuto l’indubbio merito di permettere di gestire le crisi occupazionali legate ai numerosi processi di ristrutturazione industriale – si legge nel documento – in un secondo momento l’attivazione delle deroghe ha determinato una involuzione regolatoria e gestionale degli ammortizzatori stessi”. Secondo Confprofessioni “diventa ora necessario una nuova azione del Governo verso una razionalizzazione degli ammortizzatori sociali, in un contesto di completa riallocazione delle politiche attive del lavoro, nella consapevolezza di un necessario intervento per porre un freno al fenomeno delle deroghe”.

 

“Dopo l’incontro dello scorso 16 gennaio presso il Ministero del Lavoro, Confprofessioni ha voluto sottoporre al Ministro Fornero un ulteriore contributo inerente la riforma del lavoro, che tenga conto della specificità degli studi professionali e, più in generale del lavoro autonomo” ha affermato il presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella, particolarmente critico sul metodo utilizzato dal Governo per il varo della riforma del lavoro. La decisione del ministero del Lavoro di ridurre il numero degli interlocutori intorno al tavolo rischia, secondo Confprofessioni, di produrre un “effetto parziale e iniquo”. “Si escludono settori importanti come le professioni o l’agricoltura” sottolinea il documento di Confprofessioni, “mentre si permette ad altre organizzazioni di assumere posizioni su alcuni temi che interessano in maniera preponderante” il mondo delle professioni. Basti pensare al tema delle collaborazioni e delle partite Iva, argomento che tocca da vicino la realtà degli studi.

 

Il presidente Stella ha voluto rimarcare come Confprofessioni, nel suo ruolo di parte sociale, abbia favorito lo sviluppo del comparto, realizzando una contrattazione collettiva, cui discendono tre organismi bilaterali che forniscono tutele di Welfare ad una platea di oltre 250.000 soggetti. “Ma ora abbiamo bisogno di un sostegno” ribadisce Stella. “Sostegno che non comporta eccessivi oneri per lo Stato ma che può determinare una spinta propulsiva al mercato del lavoro del settore professionale”.

Redazione Tecnica

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