
Dalla Legge di Stabilità 2016 buone notizie per le partite IVA che potranno contare su norme specifiche tese a ridurre il carico fiscale e nuove tutele per il lavoro dei professionisti autonomi. Sugli scudi l’innalzamento della soglia di fatturato per usufruire del regime dei forfettari e nuovi incentivi per le start up.
Ma andiamo con ordine ed esaminiamo gli aspetti cari alle Partite IVA contenuti nella Legge di Stabilità 2016, approvata giovedì sera dal Consiglio dei Ministri.
Anzitutto le soglie dei ricavi per rientrare nel regime forfettario con aliquota al 15% salgono di 10.000 euro per tutte le categorie di imprese, tranne i liberi professionisti per i quali il limite è stato incrementato di 15.000 euro, portando così il limite di fatturato alla cifra complessiva di 30.000 euro.
Viene estesa la possibilità di accesso al regime forfettario ai lavoratori dipendenti e pensionati che hanno anche un’attività in proprio a condizione che il loro reddito da lavoro dipendente o da pensione non superi i 30.000 euro l’anno.
Buone nuove anche per le start up che potranno godere di un regime fiscale particolarmente vantaggioso. Nei primi cinque anni di attività (anziché per gli attuali tre anni), le start up pagheranno un’aliquota del 5% (anziché del 10% attuale).
Sempre in materia fiscale con possibili positive ricadute sulle Partite IVA anche la possibilità della deducibilità totale dei costi di formazione e aggiornamento e un’attenzione particolare per le lavoratrici con nuove tutele a partire dalla maternità.
Infine, si legge nel comunicato emesso da Palazzo Chigi, in attesa di una riforma strutturale sulla fiscalità delle società di persone, aumenta la franchigia di deduzione IRAP per questa tipologia di imprese da 10.500 a 13.000 euro.
Mi domando: se uno che ha più di 35 anni e intende fare il professionista apre la P.IVA adesso, rimane incastrato nell’attuale regime al 15% o passa automaticamente al regime “5%” una volta in vigore la legge di stabilità?
La possibilità di accesso con reddito non superiore a 30.000 euro l’anno la ritengo fortemente discriminatoria.
Da una parte si da la possibilità di avere un reddito complessivo individuale di 60.000 con una tassazione agevolata, mentre chi ha un reddito superiore a 30.000 euro (esempio 30.001) sarà costretto ad aprire una partita iva non agevolata e, con un reddito complessivo individuale di 60.000, avrà una tassazione superiore di qualche migliaia di euro con l’aggravante di tutte le incombenze che una partita iva comporta.
Complimenti per la democrazia e il rispetto delle leggi costituzionali.
Sono dipendente e guadagno meno di 30.000 annui. Dalla tua risposta mi sembra di capire che se aderissi al nuovo regime forfettario al fine di rientrare nei parametri il cumulo annuo dei due redditi non dovrebbe superare i 60.000. Più di un professionista mi ha invece indicato 30.000 come soglia del cumulo (cosa che tra l’altro mi suona strana perché se questo fosse il caso non avrebbe molto senso questa ulteriore possibilità). Dove posso trovare riferimenti in materia?