I segreti del pavimento sopraelevato: nozioni, esempi e confronti

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Lo sapevate che l’invenzione del pavimento sopraelevato ha circa 2000 anni?

Difficile a dirsi, visto l’impiego di oggigiorno! Eppure già nell’antica Pompei, veniva usato questo sistema costruttivo, ovviamente con finalità diverse da quelle attuali. Per esempio, nella casa di Iulia Felix, negli impianti termali annessi, all’interno del  laconicum circolare per i bagni di sudore, veniva riscaldato l’ambiente col sistema del pavimento sopraelevato su suspensurae e con pareti ad intercapedine, facendo così circolare dell’aria calda che proveniva da alcuni fuochi accesi.

Di strada da allora ne ha fatta il pavimento sopraelevato, trovando la sua principale applicazione nei data center collocati in grandi spazi con all’interno ingombranti e molto pesanti calcolatori negli anni 60 del secolo scorso, e via via facendosi spazio tra le varie architetture destinate ad usi diversi, come nel retail, nelle scuole, nelle biblioteche, ecc.

È così che il marchio Made in Italy può ante litteram ritrovare identità nel pavimento sopraelevato all’italiana. Ed è qui che entra in gioco Newfloor, tra le prime aziende in Italia nel settore, e che ha saputo ‘elevare’ questo prodotto ad un uso più nobile ed elegante, proprio attraverso l’abbinamento del supporto  standard con materiali pregiati quali ceramiche, marmi, parquet.

Oltre all’utilizzo di materie prime di elevatissima qualità, Newfloor pone un particolare attenzione all’elemento imprescindibile della resa estetica finale del prodotto, sia per i singoli componenti  ma soprattutto per l’insieme degli stessi. Il pavimento sopraelevato è diventato un importante elemento architettonico che può oggi esprimersi ad alti livelli, valorizzando la progettazione degli ambienti e concedendo ampia libertà di scelta.

Newfloor da inoltre la possibilità di poter scegliere tra soluzioni dimensionali diverse: non solo quindi il pannello standard 600×600 mm, ma un range applicativo che va dal 400×400 mm fino ad arrivare al 600×1200 mm. È possibile ulteriormente ‘giocare’ con la texture superficiale di finitura attraverso la composizione di sottomultipli e multipli (è possibile per esempio rivestire l’anima del pannello di dimensioni 600×600 mm con piastrelle in grès 300×300 mm, creando quindi un effetto pavimento classico). La cura nel dettaglio del bordo permette infatti la realizzazione di pavimenti quasi trompe-l’œil, dove diventa davvero difficile riconoscere un pavimento classico incollato, da uno sopraelevato.

Recentemente il fondatore di Newfloor, Umberto Matterazzo, ha realizzato per Maggioli Editore il volume Il pavimento sopraelevato: sistema costruttivo, applicazioni e normative  , un manuale tecnico, completo e illustrato, ricco di informazioni, esempi, spiegazioni e confronti tra i vari materiali. Potete leggerne una recensione completa in questo post pubblicato a dicembre.

Redazione Tecnica

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