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Manutenzione edifici pubblici: ecco gli indicatori da tenere d’occhio

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Operando o anche solo, frequentando, giornalmente edifici pubblici è, purtroppo, esperienza comune rilevare (specialmente se da parte di un “occhio tecnico” un po’ più avvezzo a tali aspetti) le problematiche che più frequentemente colpiscono gli edifici e che se non conosciute o indagate con sufficiente tempismo possono condurre anche a conseguenze drammatiche.

Il patrimonio edilizio pubblico italiano (si pensi ad esempio alle scuole) è da un lato sì datato, ma dall’altro generalmente anche poco mantenuto… due fattori che uniti alla sempre crescente scarsità di risorse o comunque in generale alla carente abitudine alla gestione della prevenzione anziché dell’emergenza hanno di fatto decretato nel giro degli ultimi decenni  situazioni che oramai vengono solo gestite sotto l’impeto dell’urgenza, denunciando quindi una cronica carenza di prevenzione.

Alcuni aspetti sono comuni a gran parte degli edifici e rappresentano quelli che potremmo denominare “indicatori” di rischio: associando ad essi un livello di giudizio è possibile fornire per ogni edificio una sorta di check-up conoscitivo-diagnostico in grado di fornire un primo approccio, per quanto di massima e d’insieme, per poter valutare lo stato di conservazione (e quindi di sicurezza) ed indirizzare risorse e modalità di intervento (valutandone la fattibilità e l’opportunità temporale generando un processo di prevenzione ad oggi ancora non recepito: per passare insomma dall’intervento per urgenza a quello preventivo); in tal senso ben si sposano questi concetti col già più volte citato e raccomandato impiego del Fascicolo del Fabbricato.

Tra i vari controlli che, secondo l’esperienza maturata, possono contribuire efficacemente a formare un utile giudizio sull’edificio, possiamo citare quelli su:

1. realizzazione dei controsoffitti e delle pendinature
2. rischio sfondellamento delle pignatte dei solai o distacco dell’intonaco
3. crollo dell’ intonaco o del paramento delle facciate
4. vulnerabilità “non quantificabili numericamente” relative a fissaggio degli arredi, suppellettili e scaffali

Sono solo alcuni aspetti tra i più “evidenti”, ma talvolta non per questo non sottovalutati: vengono volutamente tralasciati tra gli indicatori ad esempio quelli sugli impianti o sulle strutture portanti propriamente dette, supponendo che sui primi siano già rispettati obblighi di legge relativamente a controlli e manutenzione, sui secondi siano avviate (o meglio concluse) le necessarie verifiche di vulnerabilità sismica (in tal senso i controlli sopra richiamati potrebbero completare o precedere tali verifiche).

Ci concentreremo quindi su quei componenti (finiture ed arredi, per così dire) che sottovalutati per il rischio che possono comportare per gli occupanti/utenti ma che, come vedremo e come ha insegnato molto spesso purtroppo la cronaca, possono generare conseguenze molto serie e gravi (crolli di pignatte e soffitti, distacco di facciate, caduta di arredi o scaffalature durante eventi sismici); verranno affrontati gli aspetti più rilevanti per poter fornire ai vari tecnici, pubblici e non solo, preposti alla gestione ed al controllo del patrimonio edilizio un possibile strumento di lavoro o comunque di riflessione.

 

 

 


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2 Commenti

  1. Quindi se ho ben capito occorre verificare sismicamente anche gli arredi… e fissarli alle pareti o al pavimento come sulle imbarcazioni. Mi pare eccessivo, non si può vivere col piatto incollato al tavolo! Aspettiamo tutti con ansia la relativa norma UNI…
    Con la tanto decantata sicurezza degli ultimi anni, fatta di sola carta, fatta di leggi utili solo a far guadagnare chi organizza i corsi (obbligatori) non andremo lontano.

  2. Relativamente alle “vulnerabilità non quantificabili numericamente” gli aspetti sono apparentemente banali, e per questo comunemente sottovalutati, ma anche semplici scaffalature o armadietti possono divenire motivo di intralcio in condizioni di emergenza: purtroppo scaffalature più imponenti, come quelle di alcuni magazzini e depositi nell’ultimo terremoto dell’Emilia, hanno insegnato che non sono aspetti ben conosciuti e per questo possono portare a conseguenze anche potenzialmente drammatiche; non si tratta di produrre altra carta ma di conoscere un rischio che, ripeto, girando per spazi pubblici (ospedali, scuole, caserme) e non solo (fabbriche, grandi magazzini, centri commerciali) si vede molto frequentemente ignorato; va anche considerato inoltre che sono aspetti anche già oggetto di indicazioni e linee guida e quindi già conosciuti da chi opera in materia (risalenti anche a prima del terremoto Emilia ma evidentemnte ben disattesi)… nei prossimi articoli che riguarderanno tale aspetto, potrò essere più preciso. Saluti

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