Passaggio dalla sezione B alla A: la proposta degli ingegneri triennali è giusta?

Scarica PDF Stampa

“Creazione di percorsi paralleli a quelli universitari, che consentano di acquisire nel tempo i requisiti per l’iscrizione all’attuale sezione A dell’albo”. Si tratta di uno dei tanti passaggi contenuti nel documento dell’analisi sui possibili miglioramenti della professione di ingegnere di primo livello, redatto dal coordinatore della Commissione Ingegneri Sezione B dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Napoli, l’ing. Luigi Grimaldi, i cui contenuti sono stati resi noti dal sito Ingegneri.cc pochi giorni fa.

Come era prevedibile, la proposta ha scatenato in rete una serie di reazioni, alcune favorevoli, altre di riflessione e la maggior parte contrarie a quello che i più definiscono come “un tentativo di diventare ingegneri magistrali (o comunque iscritti nella sezione A dell’albo), prendendo una scorciatoia”.

Ma, nel concreto, cosa c’è scritto nel documento in questione?

Grimaldi, denunciando la poca considerazione di cui godono gli ingegneri triennali nel nostro Paese, “tanto minimizzata in Italia, ed invece viva ed attiva in tutta Europa”, propone l’attivazione di un percorso di studio specifico, sotto l’egida della Scuola superiore di formazione per l’Ingegneria, che consenta il passaggio dalla sezione B alla sezione A dell’albo agli ingegneri che abbiamo maturato un certo livello di esperienza lavorativa (certificata tramite i CFP) e una frequenza a seminari tecnici dedicati.

Il tutto sarebbe poi da concludere con il superamento dell’Esame di Stato.

Responsabile della scarsa diffusione della laurea triennale, secondo Grimaldi, è in parte da imputare alla “riforma universitaria del decreto vigente MIUR 270/2004, che ha generato un crescente impoverimento dei contenuti della laurea di primo livello, riducendo notevolmente il numero degli insegnamenti rispetto a quanto invece prevedeva il vecchio DM 509/1999”

“Ne è conseguito”, continua Grimaldi nel documento, “che con il vecchio DM 509/1999 i candidati sostenevano anche 34 moduli di insegnamento dai contenuti pesanti per vederli poi accorpati e tradotti in circa 26 esami con una differenza di 3 esami con i laureanti del Vecchio Ordinamento”.

Tanta fatica per poi trovarsi cuciti addosso un titolo professionale dai contorni offensivi, (iunior …)”, conclude Grimaldi.

Ora resta da vedere se il documento sarà oggetto di discussione durante i lavori del Congresso nazionale degli Ingegneri d’Italia, che si è aperto ieri a Caserta (leggi l’articolo).

 

 

Redazione Tecnica

Scrivi un commento

Accedi per poter inserire un commento