Greenpeace per la tutela dell’Artico contro la strana coppia Lego e Shell: guarda il video

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Un “carrello aereo” in perfetto stile cinematografico attraversa i ghiacci e mostra orsi bianchi, lupi e le variegate forme dell’ambiente polare. Appaiono poi operai, macchinari e strumentazioni della Shell che espletano le procedure di trivellazione nell’ambiente. La musica che funge da sottofondo si tramuta da sognante in malinconica, mentre una densa e stratificata marea nera straripa dagli scavi ed invade inesorabilmente l’ambiente ricoprendo natura, animali, persone (eschimesi, bambini, a un certo punto compare anche un Babbo Natale con elfo al seguito). Piccolo particolare: non è il trailer dell’ultimo “disaster movie” hollywoodiano e non è neanche un cartone animato. Quella che viene inquadrata nel filmato è una ricostruzione effettuata interamente tramite mattoncini assemblabili di Lego, i mitici cubetti colorati che scandiscono l’infanzia di milioni di bambini da oltre 50 anni.

Il filmato è stato confezionato da Greenpeace e si inserisce, in maniera davvero icastica, all’interno della campagna condotta dalla organizzazione ambientalista contro la discussa partnership tra Lego (appunto, il celeberrimo produttore di giocattoli danese) e Shell (la multinazionale olandese operante nel settore petrolifero). Ecco, in breve, l’antefatto: Shell avrebbe stipulato con Lego un accordo di tipo pubblicitario, all’interno di  una strategia commerciale orientata alla sensibilizzazione sociale attraverso il collegamento del famoso marchio petrolifero (la celebre “conchiglia pettine” gialla ed aureolata di rosso) con valori positivi e “friendly” (come quelli veicolati dai mattoncini colorati) che possano contribuire a rendere più “accettabili” e socialmente condivise le sue strategie di trivellazione nelle regioni artiche. Non va dimenticato che Shell è uno dei quattro principali attori privati mondiali nel comparto del petrolio e del gas naturale insieme a colossi come Bp, ExxonMobil e Total.

 

Greenpeace illustra così le ragioni del suo dissenso e della sua conto-campagna di comunicazione: “Lego è una delle aziende più amate del mondo, e Shell – nota a tutti per il suo progetto di trivellare i fondali artici – sa che questo accordo migliora la sua reputazione. Mettendo il proprio logo sui mattoncini, la compagnia petrolifera costruisce un vincolo di fedeltà con milioni di bambini: la nuova generazione di consumatori”. Insomma, a parere di Greenpeace, Shell sta entrando di soppiatto nelle camere di milioni di bambini cercando di conferire un volto amichevole e rassicurante al proprio marchio, infiocchettando con un nastro di leggerezza l’affilato profilo delle proprie trivelle. Si chiama “effetto alone” e consiste nel conferire fattezze piacevoli ad elementi che paiono (o sono) minacciosi.

Il punto centrale delle osservazioni di Greenpeace si innesta sulla tutela dell’ecosistema artico: quest’ultimo, spiega l’organizzazione ambientalista “è la casa di orsi polari, balene e trichechi, ed è un po’ come se l’Artico fosse il condizionatore del pianeta, che regola il clima globale e le temperature. Purtroppo si sta sciogliendo in fretta, e le compagnie petrolifere stanno invadendo le sue acque per trivellarne i fondali”.

Il video (che ha già avuto oltre 4 milioni di visualizzazioni),  si conclude con l’oceano di petrolio che ingoia inesorabilmente ogni cosa, fino all’ultimo mattoncino di Lego. Nell’istantanea finale viene inquadrato l’unico oggetto che sopravvive all’orrore dell’inondazione nera: il vessillo della Shell che affiora e troneggia su una distesa di desolazione. “Shell is polluting our kids’ imaginations”, ovvero “Shell sta inquinando l’immaginazione dei nostri ragazzi”, afferma la scritta che appare in conclusione di filmato, esortando a firmare la petizione contro questa partnership. “Ecco cosa accadrà ai sogni dei bambini se lascerai che il marchio Shell resti ancora sui tuoi Lego”, rincara la dose Greenpeace in appendice. Esagerazione pubblicitaria o intelligente trovata comunicativa ad effetto? Diteci cosa pensate del filmato.

A cura di Marco Brezza

Redazione Tecnica

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