Edilizia pubblica, modificata la legge del “percento per l’arte”

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Sono state recepite le proposte della Regione Emilia-Romagna e dell’Istituto beni culturali per la riformulazione della legge per l’architettura e le arti (l. 717 del 29 luglio 1949), la cosiddetta norma del “percento per l’arte”. E’ stata accolta l’indicazione di gradualità della percentuale per l’arte “a scaglioni” in base all’entità dell’impegno economico previsto per la costruzione dell’edificio.  

 

Tutte le amministrazioni che costruiscono nuovi edifici pubblici devono destinare al loro abbellimento, mediante opere d’arte, una quota della spesa totale prevista nel progetto non inferiore al 2% per importi tra 1 e 5 milioni di euro, 1% per gli importi tra 5 e 20 milioni e 0,5% per importi superiori a 20 milioni.

 

Questa è la nuova formulazione dell’articolo della legge per l’architettura e le arti (l. 717 del 29 luglio 1949), dovuta all’impegno della Regione Emilia-Romagna e dell’Istituto beni culturali, per rendere incisiva e di applicazione diffusa una normativa ad oggi non sempre rispettata accettando l’indicazione di gradualità della percentuale per l’arte “a scaglioni”, suggerita dal gruppo di lavoro interistituzionale, in base all’entità dell’impegno economico previsto per la costruzione dell’edificio.

 

Attraverso un’indagine capillare e pionieristica in Italia, l’Istituto beni culturali ha promosso in questi anni il censimento delle opere d’arte realizzate sul territorio grazie al cosiddetto 2%, dall’anno di promulgazione della legge sino al presente.

 

Nel 2009, gli esiti di questa impegnativa ricognizione sono confluiti nel volume “Il percento per l’arte in Emilia-Romagna”, a cura di Claudia Collina (Ibc), uscito per i tipi dell’Editrice Compositori, ove si evidenzia in particolare un’applicazione scarsa e carsica della legge, ma al contempo si rende noto un patrimonio artistico per lo più sconosciuto, che segna esteticamente ed emotivamente il territorio e che, nonostante sia stato prodotto più come abbellimento giustapposto agli edifici di riferimento, racconta a capisaldi – anche se con livelli qualitativi discontinui – le evoluzioni dell’arte degli ultimi sessant’anni, nei suoi riflessi locali e nazionali.
Da qui l’impegno regionale che ha condotto alla riformulazione dell’articolo di legge.

 

“La peculiarità dei centri urbani e la loro bellezza – un termine che non si deve avere paura di utilizzare – sono fondamentali tanto per la qualità della vita di chi vi abita quanto per la sicurezza. Per questo, consideriamo necessario che una quota dell’investimento venga destinato proprio all’abbellimento delle opere. Ne deriveranno benefici tanto per chi costruisce quanto per tutti i cittadini”, ha sottolineato l’assessore regionale ad Attività produttive ed Edilizia Gian Carlo Muzzarelli.

 

“Il fatto che la Legge dello Stato abbia recepito le nostre indicazioni in seguito all’attività propositiva dell’Istituto Beni culturali – ha commentato l’assessore regionale alla Cultura Massimo Mezzetti -, è una buona notizia e rende possibile, come fino a oggi è accaduto solo raramente, che questa norma spesso inevasa possa essere efficace, perché la rimodulazione in base agli investimenti permette una maggiore concretezza. Auspico ora quindi che quella che è una norma di civiltà trovi piena applicazione e attenzione da parte di tutte le amministrazioni locali”.

 Fonte: Regione Emilia Romagna

Redazione Tecnica

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