Dissesto idrogeologico, una petizione on line per “scuotere” Renzi

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Il problema del dissesto idrogeologico ciclicamente riemerge: in questi giorni in cui il maltempo ha messo in ginocchio ancora una volta l’Italia, è nuovamente diventato di imprescindibile attualità. Roma, la Sardegna e tutte le regioni del Sud sono ANCORA in allerta.

Ecco perché Ance, Architetti, Geologi e Legambiente si sono mossi per tentare di correre ai ripari sul dissesto idrogeologico, senza aspettare che passi il tempo, come si fa sempre in Italia: c’è un’alluvione, poi si dice “Allerta!”, poi ci si addormenta; c’è un’alluvione, poi si dice “Allerta!”, poi ci si addormenta; c’è un’alluvione, poi si dice “Allerta!”, poi ci si addormenta. E i disastri proseguono.

LA PETIZIONE
Ance, Architetti, Geologi e Legambiente chiedono di partire subito per risolvere il problema del dissesto idrogeologico, sbloccando le risorse disponibili per gli interventi di manutenzione e prevenzione del rischio. Così lanciano al Governo Renzi in una petizione pubblica che sarà on line da mercoledì 25 giugno sul sito www.dissestoitalia.it.

Si legge nel comunicato diffuso per fare conoscere la petizione sul dissesto idrogeologico: “Non è più accettabile che ogni anno si spenda circa 1 miliardo per riparare i danni provocati da frane, alluvioni e allagamenti e poco più di 100 milioni per prevenirli. Danni che negli ultimi 12 anni sono costati la vita a 300 persone, solo l’anno scorso a 24.

Per questo la rete di imprenditori, professionisti e ambientalisti, che a febbraio scorso è stata promotrice di #DissestoItalia, l’inchiesta multimediale sul dissesto idrogeologico realizzata dai giornalisti indipendenti di Next New Media, chiama all’appello il Governo e l’attenzione dell’opinione pubblica con tre richieste forti per uscire dall’emergenza:
1) far partire entro l’estate un Piano unico nazionale di manutenzione e prevenzione per il dissesto idrogeologico;
2) liberare tutte le risorse già stanziate che Stato e enti locali non sono riusciti a spendere a causa  dei vincoli del Patto di stabilità e reperirne di nuove attraverso i Fondi strutturali;
3) garantire a livello nazionale un controllo sulla qualità dei progetti e degli interventi ispirati a un modello di sostenibilità ambientale ed economica, efficacia, trasparenza delle regole e delle procedure”.

Insomma, per aggredire il problema del dissesto idrogeologico servono tempi brevi, risorse in grado di sostenere la richiesta e, in un paese come l’Italia, in cui tutto dopo un po’ diventa fumoso, regole trasparenti.

Redazione Tecnica

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