
Il Consiglio di Stato con la recente sentenza n. 686 del 9 febbraio 2012 riconosce le competenze degli ingegneri e degli architetti juniores (laurea triennale) nella progettazione di strutture in zona sismica, ribaltando completamente la precedente versione del T.A.R. Calabria 2795/2010.
Secondo i giudici amministrativi, infatti, gli ingegneri e gli architetti triennali erano esclusi da tali attività, in quanto caratterizzata da ‘speciale complessità’, presupponendo “l’applicazione di metodologie e normative complesse e richiedendo una conoscenza avanzata dell’ingegneria strutturale e geotecnica”.
La sentenza del T.A.R. Calabria è stata, come detto, ribaltata dai Giudici del Consiglio di Stato, poiché si partiva “dall’arbitraria equiparazione tra progettazione in zona sismica e progettazione “complessa””.
“La sentenza [del T.A.R. Calabria, n.d.r.]”, continuano i Giudici di Palazzo Spada “estendeva immotivatamente l’ambito delle preclusioni oggettive di natura professionale fissate ex lege nei confronti degli ingegneri e degli architetti juniores; non teneva conto della concreta natura del progetto demandato all’ingegnere triennale appellante”
Nello specifico, infatti, la progettazione demandata all’ingegnere junior era relativa a un immobile di estensione inferiore a 5.000 mc (pari a 4.100 mc, per la precisione), avente due elevazioni fuori terra ed insistente in zona agricola. La sentenza del T.A.R., inoltre, non aveva approfondito la circostanza che nel caso di specie era stata utilizzata una metodologia di calcolo “standardizzata”.
E ancora, il Consiglio di Stato, rimarcava come nella sentenza dei giudici calabresi fosse stata obliata la circostanza che la Regione Calabria aveva acquisito tre pareri tecnici, ma poi aveva tenuto conto unicamente di quello maggiormente vessatorio per la categoria degli ingegneri e degli architetti juniores.
La decisione di primo grado, inoltre, aveva frainteso il concetto di “metodologie standardizzate”, equiparandole alla “metodologia semplice” e sostenendo che ne fosse sempre e comunque precluso l’utilizzo per la progettazione in zona sismica
Sono certo della bontà riflessiva che ha determinato l’ambito e la sfera di competenza dell’ingegnere junior però rimangono alcune perplessità. Ho contezza dell’iscrizione all’ordine di molti ingegneri junior che in forza di un decreto mai convertito in legge hanno visto riconosciuto la “pratica” da geometra, anche se in alcuni casi anche in mancanza di iscrizione all’albo, e con 6-7 esami sono stati laureati in ingegneria civile. Ingegeneri che non hanno sostenuto nessuno degli insegnamenti professionalizzanti, quali scienze delle costruzione, tecnica, dinamica delle strutture, ecc. eppure superando un “banalissimo” esame di stato senza nessuna prova relativa ad opere insistenti in zona sismica, oggi opera proprio in zona sismica con ardire di progettare, grazie ai munerosi sotware, strutture standardizzate e complesse. Sancire questo confine, infatti, ad chi è onere? Se ritenete opportuno aspetto risposta. Grazie
Distinti saluti
In realtà, a parte il caso particolare segnalato da Giuseppe, la sentenza afferma in generale che metodi standardizzati non equivalgono a metodi semplici. Nel mondo di oggi, la maggior parte di noi progetta con i software certificati e nella maggior parte dei casi contengono codificato al loro interno innumerevoli algoritmi di calcolo standardizzati dalle norme UNI , quindi tranne rarissimi casi, nella generalità dei casi il professionista applica metodi standardizzati e certificati.
Se si vuole limitare il campo d’ azione degli ingegneri triennali occorrono ben altri argomenti.
Non sò che esami di stato conosce Giuseppe, io, dodici anni fà, ho dovuto fare quattro prove scritte, la prova più complessa riguardava un calcolo di stabilità di un pendio in roccia fessurato su due direttrici in zona sismica, era un esercizio complesso ma comunque alla portata di chi ha frequentato il corso triennale di geoingegneria ……. sarebbe stato comunque complesso anche per un ingegnere quinquennale.
Prima di parlare bisogna informarsi e per informarsi occorre non avere pregiudizi.
Caro Luigi evidentemente hai male interpretao la mia riflessione e per questo ti rizeli con eccessivo calore. Io sostengo lo studio posto alla base del titolo “Junior” e credo che sia giusto che tale riconoscimento di abilitazione all’esercizio da ingegnere vada riconosciuto solo a chi con estremo vigore e sacrifici ha dovuto sostenere circa 30 esami per essere qualificato Ingegnere civile, trasporti, ecc., mentre ritengo improprio l’esercizio derivante dal titolo allorquando esso formalizza su una carriera universitaria distinta da appena qualche esame. Pure questi signori sono ingegneri in forza di un “banale esame di stato” (per il caso in questione) e pur se non conoscono nulla di scienze delle costruzioni, meccanica, tecnica, ecc. hanno l’ardire di progettare strutture in c.a. o, ancora, strutture in acciaio o opere di consolidamento che, nel caso, potrebbereo riguardare una tua specifica competenza ma non certo essere alla portata di chi ha usufruito di benefici normativi che pur in mancanza di esami “caratterizzanti” li ha resi ingeneri.
Saluti
Salve , trovo corretta l’analisi di Luigi . Io sono triennale , di esami ne ho fatti 32 o forse più, tra cui i già citati con vanto , scienza ,tecnica, topografia , etc ,etc . Il punto non credo sia gli esami sostenuti on età giovanile, quanto le competenze acquisite in età matura, col senno di poi , soprattutto perché , provenienti da casi applicativi pratici . Reputo semmai , possa essere valido , sostenere dopo alcuni anni di pratica, un secondo esame di stato meramente integrativo , per una abilitazione a classe superiore. Ma quante opere complesse , progettate da giovinotti classe A , fatte meramente da opere di calcolo computerizzate avete visto ? Praticamente , tutte , ecco quindi , lo svelarsi dellarcano mistero: siamo sempre nel paese dei Borboni e lobbisti . Saluti .
Salve, sono un ingegnere iunior, mi permetto di dare uno spunto di riflessione al collega Giuseppe:premetto che ho vissuto la riforma in pieno e ti assicuro che i miei colleghi oggi iscritti in tutti e tre i settori: civile ambientale, dell’informazione e industriale nella sez. A , poiché la riforma gli consentiva di FARLO, hanno studiato assieme a me hanno dato quasi tutte le materie che ho dato io con l’aggiunta di qualche decina di pagine in più, con la fortuna di dedicare più ore alle esercitazioni pratiche di noi triennali e per dirtene una, hanno avuto la possibilità di scegliere se inserire nel loro piano di studi TECNICA DELLE COSTRUZIONI . Ti lascio immaginare cosa hanno fatto alcuni di loro.
Se ti manca l’immaginazione te lo dico io : non l’HANNO INSERITA.Oggi grazie a questa riforma loro progettano in zona sismica usando metodologie avanzate e innovative……… PROGETTANO CIO CHE LA LEGGE GLI CONSENTE DI PROGETTARE: TUTTO,pur non avendo il grande bagaglio culturale e scientifico che la riforma per virtù da me ancora ignote gli DA.
Se qualcuno sa spiegarmi come possa succedere questo sono lieto di ascoltarlo.
Sono AMAREGGIATO
VIVA L’ITALIA VIVA LE RIFORME REGNI LA CONFUSIONE.
ESERCITIAMO la professione DI INGEGNERE con SCIENZA COSCIENZA E DILIGENZA E FACCIAMO CIO CHE SIAMO SICURI DI FARE E NON CIO CHE LE RIFORME CI REGALANO
non riesco a capire a quali ingegneri si riferisce Giuseppe. Esistono abilitazioni da ingegneri per i non laureati in ingegneria?