Liberalizzazioni: i professionisti contro l’Ocse

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Le dichiarazioni di ieri del segretario generale dell’Ocse Angel Gurria in merito alle misure di liberalizzazione delle professioni adottate dal Governo Monti hanno immediatamente ricevuto dure repliche, in particolare da parte del Cnappc (Consiglio nazionale degli architetti) e del Cup (Comitato unitario delle professioni).

 

“Un pacchetto di misure per accrescere la concorrenza e liberalizzare i mercati potrebbe aumentare la produttività dell’economia italiana di circa l’8% nei dieci anni successivi all’introduzione delle misure. Quasi metà di questo guadagno di produttività potrebbe derivare dalla sola liberalizzazione dei servizi professionali”, ha dichiarato ieri il segretario generale dell’Ocse Angel Gurria, nel corso della conferenza stampa a Palazzo Chigi con il presidente del Consiglio Mario Monti. Le misure di liberalizzazione introdotte dal Governo Monti sono da lodare perché, sostiene Gurria rappresentano “uno sviluppo enormemente importante per l’Italia. La chiusura delle professioni in Italia era quasi un classico, preso come esempio di rigidità e protezionismo professionale”.

 

In seguito a tali dichiarazioni, non si è fatta aspettare la replica del mondo delle professioni, in particolare degli architetti. Per Cnappc (Consiglio nazionale degli architetti) le parole di Gurria sono la “dimostrazione di come i pregiudizi possano offuscare la realtà e con essa una analisi razionale alla quale ispirare le politiche del Paese e dell’Europa”. In Italia c’è mai stata alcuna forma di protezionismo professionale: “Il numero dei professionisti nel nostro Paese è enormemente superiore a quello di ogni altro Paese europeo; gli iscritti under 40 agli Ordini professionali sono circa la metà del totale; val la pena, inoltre, ricordare che i minimi tariffari sono stati, di fatto, aboliti da anni”.
Proseguendo nella risposta, inoltre,  il Cnappc aggiunge che, dal momento che “i dati che le professioni forniscono vengono regolarmente ignorati”, il Governo deve “pur proseguendo l’iter di una riforma a cui stiamo lealmente collaborando, incaricare l’ Istat di realizzare un serio rapporto sulle professioni ordinistiche parametrato in ogni aspetto che lo riguarda: numero di iscritti, fatturati, accesso ai mercati, fiscalità, etc”.

 

Anche Marina Calderone, presidente del Cup (Comitato unitario delle professioni) ha risposto alle dichiarazioni di Gurria: “Sarebbe interessante comprendere come viene calcolato l’aumento della produttività proveniente dalla riforma delle professioni” ha detto in riferimento alle affermazioni del segretario generale dell’Ocse, che ha quantificato nel 4% l’incremento che dovrebbe arrivare dalle liberalizzazioni del Governo Monti in materia di professioni ordinistiche. “È errato individuare il comparto dei professionisti come un sistema chiuso considerato che negli ultimi dieci anni vi hanno avuto accesso oltre un milione di under 45enni. Negli Ordini c’è un problema di accesso e non di eccesso. Ed è realmente difficile immaginare come si possa pensare di aumentare la produttività con la mera redistribuzione dei redditi. Credo che la riforma delle professioni sia una cosa seria che vada affrontata in modo organico, non con spot o slogan”.
Continua Calderone: “Siamo disponibili al dialogo e al confronto, ma non possiamo non sottolineare la differenza di trattamento tra lavoratori aventi la medesima rilevanza costituzionale. L’Italia è, infatti, una Repubblica fondata sul lavoro, autonomo e subordinato. Questo è un principio cardine del nostro sistema giuridico, che però viene quasi sempre calpestato. Non comprendo infatti la differenza di trattamento riservata alle riforme relative al lavoro autonomo e a quello dipendente. Con i professionisti si è scelta la decretazione d’urgenza, mentre per le riforme del lavoro quella del percorso parlamentare ordinario. Perché?”

Redazione Tecnica

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