Vestas taglia oltre duemila posti: colpa del boom cinese

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L’azienda numero uno al mondo nella produzione delle turbine eoliche, la danese Vestas, ha esposto un piano di ristrutturazione che mira ad un risparmio di circa 150 milioni di euro di costi fissi. Fondata nel 1945 da Peder Hansen, nella piccola città di Lem, l’azienda nasce come fabbrica di elettrodomestici. Successivamente passa alla costruzione di attrezzature agricole, poi di gru idrauliche, fino a quando nel 1979 inizia la produzione di turbine eoliche.

 

Dopo aver installato turbine in 60 stati, si ritrova oggi a fare i conti con la sempre più agguerrita, nonché economica, produzione delle stesse “Made in China” o meglio “Made in PRC”.

 

Vestas, con una riduzione dell’organico pari al 10% dei posti totali (oltre 2.300 posti di lavoro), intende risparmiare circa 150 milioni di euro entro la fine dell’anno. La decisione, obbligata, è stata presa dopo l’ulteriore calo dei ricavi del 2011 aggiornati al 4 gennaio scorso, per la terza volta in quattro mesi. Poche settimane fa, infatti, il titolo della casa danese si ritrova un calo del 5,5% sulla Borsa di Copenhagen.

 

A rischio altri 1.600 posti di lavoro negli Stati Uniti se cesseranno le sovvenzioni sulla produzione.
Ad aggravare la situazione si aggiunge il calo degli incentivi della maggior parte dei paesi dell’Europa occidentale, inclusa l’Italia, e gli eccessivi tempi di realizzazione dei progetti.

 

Si spera ora in un rilancio dei grandi progetti europei sull’eolico.   Il più importante quello francese che prevede la realizzazione di cinque mega parchi sull’Atlantico e nella Manica con una capacità di circa 3 GW.

Emiliano Bivi & Giusy Di Maso

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