Riforma Lavoro, le proposte dei partiti su flessibilità e incentivi

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Il confronto politico di questi giorni tra gli schieramenti più votati alle ultime elezioni politiche verte soprattutto sulle modalità di creazione di un governo che possa governare. Una questione importante, di sicuro: se non la si scioglie, questa tornata elettorale, in termini di governabilità del Paese e al di là del discorso relativo al rinnovamento parlamentare avvenuto, si rivelerà una fumata nera. Sul tavolo ci sono anche i punti prioritari dei partiti, quelli che devono percorrere una corsia preferenzale sulla via della concreta applicazione sulla società, sulla strada del percorso legislativo insomma. In particolare, per capire quali sono le idee delle forze politiche in questione, su che cosa potrebbero venirsi incontro e su che cosa no, è utile confrontare i punti dei programmi su questioni vitali come il lavoro, gli ammortizzatori sociali e la flessibilità in entrata e in uscita, che riguardano direttamente anche il mondo dell’edilizia.

Sul Sole 24 Ore di sabato 2 marzo è stato pubblicato un interessante articolo sui limiti della “Legge Fornero bocciata dalla flessibilità. Le rigidità dei contratti in entrata non è bilanciata da minori vincoli in uscita”, come titola il quotidiano. Sulla stessa pagina è riportato il confronto, che andiamo a sviscerare, tra PD, PDL, Movimento Cinque Stelle e Scelta Civica con Monti per l’Italia sulle “priorità possibili”.

Flessibilità in entrata
Per quanto riguarda la flessibilità in entrata, è necessario renderla meno costosa per le imprese e l’apprendistato va semplificato, dal punto di vista delle norme che lo riguardano.
Il PD propone di rendere il contratto a tempo determinato più conveniente rispetto alla Legge 92/2012: i costi per le aziende vanno abbassati. E vanno abbassati anche i costi dei contratti stabilizzati, che penalizzano i precari.
Il PDL propone un ritorno alla Legge Marco Biagi (3/2003) in modo da cancellare i vincoli imposti dalla Fornero sui contratti a termine e le Partite IVA. Servono inoltre iniziative per la crescita dell’apprendistato e sviluppo della contrattazione aziendale detassando il salario di produttività.
M5S propone, al contrario del PDL, di abolire la Legge Biagi e di detassare l’apprendistato per 4 o 5 anni. Questa proposta non è però presente nel programma di Grillo.
Monti chiede di sperimentare contratti di lavoro a tempo indeterminato meno costosi. I costi si abbattono riducendo il cuneo fiscale e previdenziale.

Flessibilità in uscita
Raggiunto il compromesso sull’articolo 18, si discute sulla necessità di garantire tempi certi nei procedimenti giudiziari per i licenziamenti del lavoratore singolo.
Il PD ritiene intoccabile la riforma dell’articolo 18 della Legge 300/1970 (Statuto dei lavoratori). Il Partito di Bersani dice stop a qualsiasi aumento ulteriore della flessibilità in uscita.
Il PDL sostiene che debole è l’equilibrio raggiunto sui licenziamenti individuali ma per ora il Partito di Silvio Berlusconi (e Angelino Alfano) non avanza proposte, perché ci troviamo in una fase troppo difficile per il mercato del lavoro.
Il M5S non fa riferimenti, sul programma, a queste tematiche. Grillo ha rilasciato qualche dichiarazione sull’abrogazione dell’articolo 18.
Monti escludo un ulteriore intervento sull’articolo 18: il risultato della Riforma Fornero è buono.

Incentivi, esodati e ammortizzatori sociali
Bersani propone l’alleggerimento del peso del lavoro sull’impresa, prendendo dalla rendita dei grandi patrimoni. La copertura degli esodati è da completare. Il sistema degli ammortizzatori deve essere più flessibile.
PDL: occorre concedere un credito d’imposta alle aziende per i contributi sulle assunzioni a tempo indeterminato per 5 anni; i sussidi alle imprese vanno sostituiti con la riduzione delle tasse su lavoro e produzione.
Cosa dice Grillo? Il M5S vuole introdurre un sussidio di disoccupazione per tutti e per tre anni alle persone in difficoltà. Nel frattempo, che ha perso l’occupazione riceverà proposte di lavoro e valuterà quella più adatta.
Monti vuole raggiungere lo scopo di rispondere alle esigenze di flessibilità delle imprese. Per questo vuole fare leva sulla riduzione del cuneo fiscale e contributivo e segnalare alcune linee guida per la contrattazione collettiva aziendale.

Dunque, un rapidissimo confronto fa emergere:
– un punto di contatto in particolare tra PDL e Monti (nessun intervento, per ora, sull’articolo 18, anche se la valutazione di ciò che è stato fatto fino a oggi è diversa);
– due punti in cui il Movimento 5 Stelle non ha un programma ufficiale (flessibilità in uscita e flessibilità in entrata);
– che il PD ha espresso punti di programma su tutte le questioni più importanti del lavoro, ma occorre andare nel dettaglio e capire cosa significa per esempio rendere “più conveniente” il contratto a tempo determinato, “alleggerire” il peso del lavoro sull’impresa e rendere “più flessibile” il sistema degli ammortizzatori.

Redazione Tecnica

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