Liberalizzazione professioni tecniche, i cambiamenti proposti da Federarchitetti

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Ordini professionali, minimi tariffari, accesso alla professione, formazione, aggiornamento e Uffici tecnici delle P.A. Federarchitetti, Sindacato nazionale architetti liberi professionisti, ha le idee ben chiare in merito alla riforma delle libere professioni del comparto tecnico, riforma di cui tanto si parla in questi giorni. Vediamo nel dettaglio le proposte di cambiamento avanzate dal Sindacato.

 

Le misure di liberalizzazione, sostiene Federarchitetti, si riferiscono prevalentemente al lavoro dipendente. In questo modo, le professioni sembrano avere un’importanza marginale. Invece, “ogni giorno il Paese vive per l’azione di centinaia di migliaia di liberi professionisti quali referenti e interpreti dei bisogni della collettività e della sua stessa immagine”: questa è la realtà dei fatti secondo il Sindacato.
Negli anni si sono succedute norme non congruenti con le reali funzioni e con le responsabilità gravanti sulle professioni tecniche, “maltrattate” per lungo tempo. La crisi economica ha dato loro il colpo di grazia, sancendone ogni prospettiva di sviluppo libero e democratico.

 

Da questo nodo cruciale partono le proposte.

 

Ordini professionali
Gli Ordini professionali hanno fallito i loro attuali compiti istituzionali a tutela della collettività:
– non controllano il rispetto delle norme deontologiche;
– non difendono i ‘minimi tariffari’;
– non tutelano i cittadini né i professionisti, benché pagati dagli iscritti.

 

Il Sindacato propone quindi di trasformare gli Ordini in ‘Agenzie di sostegno e controllo allo sviluppo’ che avranno il compito di monitorare gare, bandi e concorsi, supportare le strutture professionali, controllare le realtà professionali estere operanti in Italia.

 

I minimi tariffari
La soppressione, senza alcuna procedura di valutazione, ha abbattuto il costo dei servizi professionali, portandolo al di sotto del valore intrinseco della prestazione e, cosa molto importante, causando lievitazione del lavoro nero e sfruttamento dei giovani nelle Facoltà universitarie. Federarchitetti propone di valutare il costo di un servizio professionale, anche in base a:
– parametri soggettivi (valutazione di congruità);
– l’individuazione di soglie oggettive oltre le quali la prestazione non può essere eseguita correttamente (la cosiddetta soglia di anomalia).

 

Accesso alla professione, formazione e aggiornamento
Un architetto o ingegnere abilitato e iscritto all’Ordine può accedere immediatamente alla professione. A quel punto parte la ricerca di forme di tirocinio post-universitario presso studi dei liberi professionisti. L’esigenza del giovane architetto è, giustamente, quella di avere oneri equilibrati rispetto alle esigenze del lavoro, ed eventualmente un salario minimo.
Per ogni forma differente, rispetto al tirocinio in Studio, di formazione e aggiornamento professionale, infine Federarchitetti ritiene essenziale consentire di operare in regime di libero mercato e non condivide l’ipotesi di svolgere il tirocinio professionale “all’interno delle Facoltà, con ulteriori vantaggi per i docenti”.

 

Uffici tecnici comunali
Secondo Federarchitetti hanno abbassato notevolmente il livello delle prestazioni istituzionali poiché esercitano compiti affidati all’esterno. Servono misure utili a costruire un lavoro sinergico, con reciprocità di interessi tra tecnici interni ed esterni alla P.A. La conseguenza positiva su risultati e costi sarebbe immediata. È da sottolineare il fatto che la maggioranza delle prestazioni professionali in-house è svolta senza versare l’IVA: in questo caso occorre comabattere l’evasione e rendere totalmente incompatibile l’attività professionale privata con il servizio pubblico.

Redazione Tecnica

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