Rinnovabili in Italia: necessario aumentare il ritmo di installazione dei nuovi impianti

Il tempo stringe e gli obiettivi al 2030 sono vicini. Ecco come siamo messi a proposito di rinnovabili secondo il Rapporto 2023 (Rer) realizzato dall’Energy & Strategy della School of Management del Politecnico di Milano (PoliMi)

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I dati oggetto del Rapporto sulle energie rinnovabili 2023 (Rer) realizzato dall’Energy & Strategy della School of Management del Politecnico di Milano (PoliMi) forniscono un quadro delle principali tendenze del mercato delle energie rinnovabili in Italia e dei potenziali sviluppi.

Dall’analisi vengono valutati gli obiettivi di installato al 2030 posti dalla normativa comunitaria e nazionale. E proprio in vista di tale traguardo…il tempo stringe.

Per Davide Chiaroni, vicedirettore di Energy & Strategy occorre un’accelerazione oppure ci troveremo con una copertura del fabbisogno elettrico da rinnovabili di solo il 34%, contro il 65% richiesto dal Fit-for-55 e i target ancora più alti di RepowerEu, che arrivano all’84% sulla generazione elettrica nazionale.

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Attraverso il Rapporto vengono anche analizzate: evoluzione del quadro normativo e problematiche legate all’iter autorizzativo per impianti FER. Oltre a quello ambientale, c’è un ulteriore aspetto interessante che viene messo in luce, ovvero quello occupazionale.

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Rispondere all’aumento del fabbisogno elettrico

Terna per il 2022 ha registrato un calo dell’1% del fabbisogno elettrico nazionale rispetto al 2021, tuttavia si stima che la richiesta di energia elettrica raddoppierà entro il 2050.

Pertanto, la necessità di aumentare il ritmo di installazione di impianti a fonte rinnovabile, considerato troppo lento rispetto a quanto occorre per raggiungere gli obiettivi di 125-150 Gw al 2030, sta anche nel dare una risposta all’aumento del fabbisogno elettrico.

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Con aumento installazioni, aumento occupazionale

Dal Rapporto è emerso che il raggiungimento dei target al 2030 comporterebbe investimenti per le nuove installazioni tra i 43 e i 68 miliardi di euro suddivisi tra 34-42 miliardi per il fotovoltaico e 14-21 per l’eolico, e genererebbe tra i 310 mila e i 410 mila nuovi posti di lavoro.

Per Chiaroni: “quello che manca sono soprattutto i grandi impianti, con un coefficiente di saturazione per le aste che negli ultimi 4 bandi non ha mai superato il 30%. Il ritardo con cui avanziamo ci ha impedito di sfruttare l’effetto calmierante delle Fer sul prezzo dell’elettricità salito alle stelle“.

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