Quanto costa la remissione in bonis?

La sanzione è di 250 euro ma la cifra va considerata “per comunicazione”. Ecco alcuni esempi per meglio capire quanto costa ai ritardatari, che non hanno presentato la comunicazione per la cessione del credito entro il 31 marzo, mettersi in regola

Lisa De Simone 19/04/23
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Intesa San Paolo ha riaperto alla cessione del credito ad ampio raggio per tutti i contribuenti giusto una settimana fa. Unicredit invece ha scelto di limitare l’offerta solo a professionisti e imprese che hanno applicato lo sconto in fattura o accettato la cessione del credito. Poste spa sarebbe sul punto di riaprire gli sportelli, anche in questo caso a tutti i contribuenti. Intanto tutti gli istituti di credito stanno finalmente portando avanti le pratiche di cessione rimaste finora nel limbo.

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Diventa quindi possibile recuperare soldi per le spese effettuate nel 2022 e comunicare la cessione del credito all’Agenzia delle entrate, sfruttando il meccanismo della remissione in bonis, che prevede il pagamento di una sanzione per i ritardatari. L’importo è stabilito in cifra fissa ed è pari a 250 euro. Il versamento va fatto prima di inviare la comunicazione, e a conti fatti l’operazione potrebbe essere decisamente costosa. Certo non tanto da annullare il vantaggio della cessione in sé, ma comunque per chi si appresta a fare questa scelta è bene sapere in anticipo quanto si andrà a pagare.

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La norma

Il decreto 11/2023 consente la presentazione oltre il termine della comunicazione all’Agenzia delle entrate dell’esercizio delle opzioni alternative alla detrazione se la cessione avviene all’interno del sistema finanziario, facendo riferimento a quanto previsto in generale dall’articolo 2, comma 1, del d.l. n. 16/2012 – Remissione in bonis. Come precisa questa norma, la fruizione di benefici di natura fiscale o l’accesso a regimi fiscali opzionali, subordinati all’obbligo di preventiva comunicazione ovvero ad altro adempimento di natura formale non tempestivamente eseguiti, non è preclusa, sempre che la violazione non sia stata constatata o non siano iniziati accessi, ispezioni, verifiche o altre attività amministrative di accertamento, a patto che il contribuente:

  • abbia i requisiti sostanziali richiesti dalle norme di riferimento;
  • effettui la comunicazione ovvero esegua l’adempimento richiesto entro il termine di presentazione della prima dichiarazione utile;
  • versi contestualmente l’importo pari alla misura minima della sanzione stabilita.

Anche nel caso della cessione del credito, quindi, prima di effettuare la comunicazione va pagata la sanzione.

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Quanto costa la remissione

Già, ma quanto costa mettersi in regola? Come dicevamo, anche tanto.

L’importo della sanzione, infatti, è in cifra fissa ed è pari a 250 euro. La cifra, però, non va considerata “per contribuente” ma “per comunicazione”, secondo quanto prevedono le regole generali, richiamate espressamente del testo del decreto. In sostanza è dovuta una sanzione per ogni comunicazione inviata in ritardo. E dal momento che per cedere i crediti deve essere inviata una singola comunicazione per ciascun intervento effettuato, in quanto ogni intervento è identificato da un singolo codice.

Ad esempio considerando una villetta nella quale sono stati effettuati a fine 2022 una serie di interventi quali: coibentazione, sostituzione infissi, sostituzione impianto di riscaldamento, installazione pannelli solari, sistema di accumulo, colonnina di ricarica e tende solari, per un totale di sette interventi diversi, bisogna inviare sette comunicazioni se si vuol cedere tutte le spese, il costo della remissione in bonis quindi arriva a 1.750 euro.

Se poi le spese sono state suddivisi in due SAL, il primo necessario ad esempio per certificare di aver raggiunto il 30% de lavori a fine settembre 2022, il conto raddoppia, in quanto ovviamente anche per la cessione per singolo Sal si deve fare riferimento ai singoli codici intervento. Siamo quindi già a quota 3.500 euro.

E per chi avesse effettuato interventi su una bifamiliare? Anche se consideriamo la coibentazione come intervento trainante sulle parti comuni, e un solo impianto di pannelli solari, dobbiamo poi moltiplicare per due gli interventi trainanti. Il conto diventa quindi ancora più salato.

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Possibile un’interpretazione di favore da parte delle Entrate?

Fin qui le norme di legge. Si può sperare in una “interpretazione autentica” da parte dell’Agenzia delle entrate che venga incontro ai contribuenti e metta un tetto alle sanzioni dovute? La speranza è l’ultima a morire, ma al momento l’unica certezza è il riferimento alla legge del 2012 che non fa sconti da questo punti di vista.

Peraltro per il pagamento della sanzione per le cessioni inviate oltre i termini è già stato istituito un codice tributo ad hoc, il codice “8114”, denominato “Sanzione di cui all’art. 11, comma 1, d.lgs. n. 471/1997, dovuta ai sensi dell’articolo 2, comma 1, del d.l. n. 16/2012 –  Remissione in bonis”. Il pagamento deve essere effettuato tramite modello F24 ELIDE e non è prevista la possibilità di effettuare la compensazione con crediti eventualmente disponibili.

Le istruzioni per la compilazione del modello sono contenute nella risoluzione delle Entrate n. 58 dell’ottobre 2022 che ha istituito, appunto, il nuovo codice tributo.

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I termini

Quanto ai termini di presentazione della Comunicazione, una volta effettuato il pagamento per la remissione in bonis, nel decreto 11/2023 è stato definitivamente chiarito che “la prima dichiarazione utile è la prima dichiarazione dei redditi nella quale deve essere esercitato il diritto di detrazione della prima quota costante dell’agevolazione”.

Per le spese del 2022 si tratta dunque del termine del 30 novembre.

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