Edilizia, l’innovazione tecnologica per uscire dalla crisi

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Uscire dalla crisi grazie all’innovazione: questa potrebbe essere la ricetta per il settore delle costruzioni  secondo il presidente dell’Ance Paolo Buzzetti, il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, il rettore del Politecnico di Milano Giovanni Azzone e il presidente del Consorzio Ancenergia e di Uni, Piero Torretta che hanno rivolto un appello al Governo, pubblicato integralmente sulle pagine de Il Sole 24 ore e riportato qui di seguito.

“Alcuni settori sono stati coinvolti più pesantemente dalla crisi rispetto ad altri: tra questi, il comparto delle costruzioni presenta diversi profili specifici che dovrebbero, a nostro avviso, essere attentamente considerati nel dibattito che vede contrapposti tagli alla spesa pubblica e sostegno alla crescita.
Il settore delle costruzioni rappresenta una quota importante del Pil nazionale (oltre il 9%), di cui una parte (circa il 2,5% del Pil ogni anno) è rappresentata da opere pubbliche di nuova realizzazione o di manutenzione, irrinunciabili per il funzionamento del Paese: si pensi soltanto ai temi dell’efficienza energetica, della sicurezza degli edifici scolastici, alla prevenzione del rischio sismico e idrogeologico. Sono i temi del “Piano città” contenuto nel Decreto crescita, che certamente rappresenta una iniziativa rilevante, coerente anche con la visione oggi largamente condivisa delle smart cities.

La forte correlazione del settore delle costruzioni con molti altri comparti dell’economia ne fa, tradizionalmente, un settore volàno su cui investire per rilanciare l’economia. Basti pensare che il comparto acquista beni e servizi dall’80% dell’insieme dei settori economici, rivolgendosi quasi esclusivamente a produzione interna. Infatti per il “Piano città” si dice che il budget iniziale di due miliardi arriverebbe, tra effetti diretti e indiretti, a muovere sei miliardi di euro, con la creazione di 100.000 posti di lavoro.
Ma le buone notizie non devono distrarre dall’impegno a interventi di innovazione duraturi, che pongano rimedio alle profonde criticità strutturali dell’intero sistema.

In concreto, non va dimenticato che proprio le opere pubbliche soffrono in Italia di costi superiori alle medie internazionali, di tempi eccessivamente lunghi e, inoltre, nonostante il tempo dedicato alla fase di ideazione e progetto e la sovrabbondanza di regole, la Pubblica Amministrazione risulta spesso soccombente nei contenziosi contrattuali con oneri aggiuntivi per la spesa pubblica.
Per completare il quadro, le imprese italiane sono prevalentemente di piccole e piccolissime dimensioni, con un basso livello di capitale intellettuale alle loro dipendenze, e la filiera del processo costruttivo è molto frammentata.
A sua volta il settore professionale ha una organizzazione dispersa e individualistica poco incline all’innovazione, benché negli ultimi anni le attività di progettazione in Italia abbiano assorbito più di un miliardo di euro all’anno.

Dunque, al fine di cogliere tutte le potenzialità che il settore delle costruzioni può esprimere, occorre operare per il miglioramento dell’efficienza del sistema puntando, come è avvenuto nella maggior parte degli altri settori produttivi, sull’innovazione tecnologica.
L’innovazione, infatti, riveste un ruolo primario, sia per tracciare una nuova traiettoria di sviluppo, sia per favorire le aggregazioni tra le imprese, sia per accrescere le conoscenze ad un livello tale da generare un nuovo ciclo economico, un nuovo paradigma tecno-economico.
Negli ultimi anni la digitalizzazione degli strumenti di progetto e di gestione degli edifici ha aperto prospettive impensate per la precisione e l’accelerazione dei tempi di progettazione e di realizzazione, fornendo nuovi strumenti per l’applicazione delle innovazioni tecnologiche per ottimizzare le prestazioni strutturali, energetiche ed ambientali, la semplificazione delle procedure, il controllo della qualità, l’individuazione preventiva degli errori, il dialogo collaborativo tra i moltissimi operatori coinvolti nella filiera del processo edilizio.
La possibilità di condividere i dati e le soluzioni alternative sull’edificio in progetto o in riqualificazione/manutenzione/restauro lungo tutto l’arco del processo, dall’ideazione alla realizzazione in cantiere, alla manutenzione, fino a una dismissione compatibile con l’ambiente, eliminerebbe alla radice la causa di molte delle criticità attuali favorendo l’innalzamento qualitativo delle competenze e delle professionalità della filiera, che è una condizione necessaria per la competitività sul mercato globale.

Su questi principi si basa la Comunicazione della Commissione europea “Strategia per la competitività sostenibile del settore delle costruzioni e delle sue imprese” del 31 luglio 2012.
In molti Paesi il mercato si è rapidamente orientato verso l’adozione generalizzata del cosiddetto Building Information Modeling (BIM), tanto che, ad esempio, la Gran Bretagna ha già deciso che dal 2016 tutte le opere pubbliche saranno realizzate usando tali nuovi strumenti, che si stima portino a una riduzione dei tempi e dei costi variabili, secondo alcuni, sino al 30%.

In Italia abbiamo già alcune esperienze pilota, una Norma di principio che ne stimola il recepimento nella filiera (UNI 11337:2009) e già da alcuni anni opera presso il Politecnico di Milano il Capitolo Italiano di BuildingSmart-International Alliance for Interoperability. Inoltre è in corso un progetto cofinanziato dal Ministero dello Sviluppo economico nel Bando “Efficienza energetica” di Industria 2015. Si tratta del progetto Innovance, guidato dal Consorzio ANCEnergia, che prevede la formazione della prima Banca Dati unificata ed interoperabile della filiera delle costruzioni.
Dall’introduzione di una Banca dati unificata beneficerà innanzitutto il Sistema Paese con particolare riferimento alle infrastrutture ed in particolare ricadute positive si avranno per: il Ministero delle infrastrutture (indirizzo); l’Autorità per la vigilanza sui LL.PP. (trasparenza e controllo); il Ministero dello sviluppo economico (imprese e concorrenza); il Ministero per la Pubblica Amministrazione (efficienza di sistema); il Ministero dell’Istruzione (ricerca e innovazione).
La potenzialità principale della banca dati e dell’interoperabilità, in sintesi, è l’incremento di efficienza dalla progettazione alla realizzazione e gestione, che consentirebbe di elevare la produttività, la competitività e il livello di competenza e conoscenza del settore delle costruzioni, rendendo più efficaci gli investimenti e fornendo al sistema Paese forti stimoli e incentivi per una crescita e uno sviluppo sostenibile.
Sono queste le ragioni per cui proponiamo al Governo di prendere in considerazione le misure per incentivare l’uso degli strumenti BIM e degli standard dell’interoperabilità nella filiera delle costruzioni, anche attraverso la semplificazione normativa.
Il sistema delle imprese e delle istituzioni universitarie si rende disponibile fin d’ora per sostenere le iniziative in tal senso.

Giovanni Azzone è Rettore del Politecnico di Milano
Paolo Buzzetti è Presidente di Ance
Giorgio Squinzi è Presidente di Confindustria
Piero Torretta è Presidente del Consorzio Ancenergia e di Uni”

Redazione Tecnica

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