Quando riapriranno le operazioni di cessione dei crediti?

A pesare sulla ripartenza, non solo l’esaurimento del plafond degli istituti, quanto piuttosto la posizione della Cassazione che con diverse sentenze, conferma la possibilità di sequestro preventivo dei crediti in caso di probabile frode

Lisa De Simone 06/12/22
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In tema di Superbonus, al di là delle scadenze, è questa senza alcun dubbio la domanda più gettonata: quando riapriranno le operazioni di cessione dei crediti? Di spiragli, però, al momento se ne vedono per le operazioni già concluse in passato e rimaste nel limbo. Per il futuro invece il panorama è decisamente più incerto.

Sulla possibile riapertura degli sportelli, infatti, pesa non solo e non tanto il fatto che gli istituti di credito abbiano esaurito il plafond per le compensazioni, quanto piuttosto la posizione della Cassazione che con diverse sentenze sia di natura civile che penale ha confermato la possibilità di sequestro preventivo dei crediti in capo al cessionario quando l’Amministrazione finanziaria ha il dubbio che siano oggetto di frode.

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E questo a prescindere dalla buona fede del cessionario.

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Nessun credito se il lavoro non è concluso

Le prime sentenze della Cassazione sulla questione sono arrivare tra a fine di ottobre e l’inizio del mese di novembre. Alla luce di queste Poste spa ha deciso di chiudere alle nuove operazioni. Il perché è presto detto. Con le sentenze 40865, 40866, 40867, 40868 e 40869, emesse tutte nell’arco di pochi giorni di distanza, la Cassazione civile aveva sostenuto che fintato che non si concludono i lavori che danno diritto al bonus, non si matura nessuna detrazione e non c’è, quindi, alcuna possibilità di cessione del credito.

Lavori non conclusi equivalgono a crediti inesistenti. Una problematica che nel caso di queste prime sentenze riguardava sostanzialmente bonus diversi dal Superbonus per i quali non era richiesta all’epoca alcuna asseverazione dell’esecuzione de lavori, ma che, ovviamente, ha fatto scattare il campanello d’allarme. Chi non ricorda infatti la corsa della fine dello scorso anno legata alla cessione del Bonus Facciate al 90% senza alcun tipo di prova dei lavori effettuati? E non a caso proprio il Bonus Facciate è quello che ha fatto registrare più truffe.

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Poste spa nel mirino

Ad avere in pancia molti di questi crediti proprio Poste spa che a inizio delle operazioni di cessione era l’istituto sicuramente meno rigido sul fronte dei controlli. E non ha caso tre delle cinque sentenze hanno dato torto proprio alle Poste e a Cassa Depositi e prestiti. Di qui la chiusura alle nuove operazioni, a prescindere dal fatto che Poste spa e Cdp non hanno alcun problema di esaurimento del plafond di compensazione dei crediti.

Chiaramente la posizione della Cassazione ha preoccupato anche gli istituti di credito, anche se quelli di maggiori dimensioni sono rimasti fuori dalla vicenda, avendo da tempo imposto controlli molto più rigidi sulle cessioni, compresa la prova fotografica dello stato del cantiere.

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Le sentenze sul Superbonus

Come se non bastassero le sentenze civili, poi, a cavallo tra novembre e dicembre nei confronti di Poste spa sono arrivate altre due sentenze penali della Cassazione questa volta proprio sul Superbonus. Con l’ultima di queste, la 45558, la Cassazione ha nuovamente dato torto a Poste spa e ha ribadito che il credito d’imposta acquisito dal cessionario è sequestrabile se il cedente-beneficiario non aveva diritto al Superbonus per non aver sostenuto alcun costo di lavori edilizi mai effettuati, e dunque Poste spa non aveva alcun diritto ad utilizzare il credito in questione in compensazione, anche se formalmente non ha partecipato alla truffa.

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Massima diligenza per tener fuori il cessionario

Ma la Cassazione ha ricordato che l’estraneità al fatto non è legata solo alla mancata partecipazione diretta alla truffa, quanto piuttosto alla mancata applicazione della diligenza normalmente richiesta ai cessionari anche in merito alla verifica dei soggetti sulla verifica che ciò che impedisce il sequestro preventivo del bonus, presente nel cassetto fiscale del cessionario prima della compensazione, è la sua condizione di “persona estranea al reato”. L’estraneità però non deriva solo dall’acclarata buona fede di chi acquista l’agevolazione dal truffatore, ma anche dall’aver agito con la richiesta diligenza.

La Cassazione ha infatti ribadito che “Il credito di imposta trova la sua ragion d’essere in una spesa che il beneficiario ha sostenuto, donde sarebbe impensabile che il legislatore, da un lato, abbia previsto agevolazioni condizionate alla effettuazione di lavori e, dall’altro, abbia potuto prevedere a tollerare che a fronte del “nulla” possa esistere un credito da opporre all’Amministrazione finanziaria, sia  pure da parte di un soggetto in buona fede, nella fattispecie la cessionaria del credito Poste Italiane S.p.A., visto che il titolare del diritto alla detrazione ed “optante” nulla avrebbe potuto trasferire a terzi”.

Poste spa, invece, non aveva fatto sufficienti controlli sul soggetto che aveva ceduto il credito.

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Più stretta e più controlli

Cosa accadrà ora? Molti istituti di credito che hanno già perfezionato le operazioni di cessione per singoli Sal stanno chiedendo la prova aggiuntiva della conclusione dell’intero lavoro.

Sicuramente prima o poi si sbloccheranno queste operazioni. Difficile invece ipotizzare oggi come oggi una riapertura alle cessioni future da parte dei singoli contribuenti. Chi ha lavori in programma dovrà accordarsi direttamente con l’impresa oppure trovare alternative rispetto agli sportelli bancari.

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