Restyling Superbonus e speculazione cessione crediti: quale destino per il 110?

Un nuovo Superbonus? Il Governo non ritiene equo destinare una così ingente massa di risorse a una limitata fetta di cittadini, in modo indistinto per reddito, per prima e seconda casa. Intanto il blocco della cessione crediti crea incertezza tra i beneficiari e le imprese

Simona Conte 10/11/22
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Nuovi scenari si ipotizzano sulla sorte del Superbonus, che probabilmente subirà un restyling con il nuovo Governo Meloni.

Il Ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, ha dichiarato che il Superbonus 110% non è equo, pertanto l’intenzione è quella di rivedere la misura in modo selettivo.

Inoltre, in riferimento alla Nadef – Nota di aggiornamento del documento di economia e finanza – il cui aggiornamento è stato pubblicato lo scorso 5 novembre 2022, il Ministro ha spiegato che sono stati valutati rilevanti maggiori oneri per alcuni bonus edilizi con al 1° settembre uno scostamento complessivo di 37,8 miliardi sull’intero periodo di previsione. Peraltro, la stima degli oneri per il Superbonus potrebbe subire un ulteriore incremento a fine anno.

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Sul sito del MEF si legge che la Nota di aggiornamento del documento di economia e finanza rivede e integra le previsioni macroeconomiche e tendenziali di finanza pubblica approvate lo scorso 28 settembre, elaborando anche lo scenario programmatico per il triennio 2023-2025.

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Superbonus per il rilancio dell’economia ma…

Il Ministro del MEF ha sottolineato l’importanza della misura che permesso un rilancio dell’economia del Paese, ma ha anche precisato che è necessaria una revisione in modo selettivo, in quanto il Governo Meloni: non ritiene equo destinare una così ingente massa di risorse a una limitatissima fetta di cittadini italiani, in modo indistinto per reddito, per prima e seconda casa”.

Giorgetti ha poi evidenziato che nella Nadef: “sono stati valutati rilevanti maggiori oneri per alcuni bonus edilizi con al 1° settembre uno scostamento complessivo di 37,8 miliardi di euro sull’intero periodo di previsione. Peraltro, la stima degli oneri per il Superbonus 110% potrebbe subire un ulteriore incremento a fine anno considerando anche i dati al 30 settembre pubblicati da Enea”.

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Cessione crediti: che pasticcio!

Intanto il blocco della cessione credito crea incertezza tra i beneficiari e le imprese.

Per ANCE è in corso una “speculazione pazzesca”. Il blocco dell’acquisto dei crediti Superbonus da parte di Cdp, Poste e di tutte le partecipate, sta creando non poca confusione.

La presidente ANCE, Federica Brancaccio, ha dichiarato: “È in corso una speculazione pazzesca. Stiamo chiedendo da tempo lo sblocco di Cdp e Poste e di tutte le partecipate pubbliche, per dare un segnale di fiducia e per rimettere in moto il mercato.

Brancaccio ha poi sottolineato: “Chi compra specula. Serve un segnale, senza si fanno saltare migliaia di imprese”. La problematica costi si riversa sulle imprese, perché se inizialmente il credito al 110% veniva acquistato in media al 102%, ora si arriva anche all’85%.

Una situazione radicalmente cambiata rispetto a 12 mesi fa quando ancora non era in vigore il decreto Antifrodi, varato il 21 novembre 2021, che ha rivoluzionato il mercato. Fino ad allora il mercato era vivace ed era possibile ricevere anche 102 euro a fronte dei 110 euro di credito d’imposta riconosciuto dal Superbonus, mentre per i bonus a dieci anni era riconosciuto anche l’80 per cento.

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Oggi invece abbiamo Poste che offre l’85,5% del valore nominale per i crediti in recupero in 4 anni, ossia per le spese del 2022, il che corrisponde a 94 euro per ogni 110 euro di bonus e l’84,5 per cento per le scadenze a cinque anni, mentre per le detrazioni con scadenza a dieci anni si potranno avere 70 euro ogni 100 di credito maturato > ne ha parlato parlato meglio qui Lisa De Simone <

Brancaccio, che chiede l’immediato intervento del Governo e un confronto con ABI, denuncia: “Le banche affermano di aver esaurito la capacità fiscale, ma Poste, Cdp e le altre partecipate non hanno questo problema la capacità loro la hanno, ma non comprano. E’ un problema grave. Ci dicano se vogliono distruggere la misura”.

Il destino del 110 è incerto, ma di sicuro la misura non è nata sotto una buona stella per via della sequela di aggiustamenti normativi che hanno causato inerzie e dubbi applicativi. Seguiteci per nuovi aggiornamenti.

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Foto:iStock.com/tommy

Simona Conte

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