Professionisti, contributo integrativo al 4% (forse) anche con le PA

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La legge 133/2011, in vigore da agosto 2011, deve rendere più congrue le pensioni dei giovani professionisti. La legge dà la possibilità di utilizzare il contributo integrativo alle Casse di previdenza dei professionisti che hanno applicato, stanno applicando o si stanno avviando verso l’applicazione del sistema contributivo.

Gli enti previdenziali di agrotecnici, periti agrari, periti industriali, agronomi e forestali, geologi, chimici, biologi, attuari, infermieri e psicologi, nati nell’anno 1996, possono innalzare il contributo integrativo dal 2% fino a un massimo del 5% del fatturato lordo. Questo contributo integrativo, che doveva prima servire solo per scopi assistenziali, può essere utilizzato per implementare i montanti contributivi individuali.

L’incremento fino al 5% del contributo integrativo è applicabile solo al settore privato e non alle amministrazioni pubbliche, al fine di “evitare l’insorgenza di effetti negativi per la finanza pubblica”. Oggi le pubbliche amministrazioni che si avvalgono delle prestazioni di liberi professionisti iscritti alle Casse pagano il contributo integrativo al 2%.

A causa di rischio incostituzionalità, le cose potrebbero cambiare. In un’interpellanza alla Camera il vice ministro al Lavoro Michel Martone si è mostrato possibilista in merito all’estensione anche alle pubbliche amministrazioni dell’integrativo fino al 5%. Tutto questo in base alle recenti novità normative in tema di abolizione dei minimi tariffari e alla consapevolezza dei problemi di incostituzionalità insiti nel diverso trattamento contributivo tra professionisti che svolgono prestazioni assimilabili, e per i quali la discriminante è il committente del servizio.

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