Covid-19: aggiornato il Protocollo salute e sicurezza sui luoghi di lavoro

Quello sottoscritto è un protocollo più snello, e come assicurano le parti ‘non è un liberi tutti’ ma la maniera per proteggersi dal Covid-19 sul lavoro, nei cantieri così come in ufficio

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Nuove regole per proteggersi dal Covid sul lavoro, sia in cantiere così come negli uffici. A fine giugno, come conferma il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, è stato aggiornato il Protocollo Covid, contenente tutte le misure per contrastare e contenere la diffusione del virus SARS-CoV-2/COVID-19 negli ambienti di lavoro.

Il documento è frutto di un’intesa giornata di confronto fra ministero del Lavoro e quello della Salute, MISE, INAIL e parti sociali, e va a rivedere e rinnovare i precedenti accordi sottoscritti fra le parti. Nel procedere all’aggiornamento, i soggetti coinvolti hanno tenuto in considerazione le misure di contrasto e di contenimento della diffusione del Covid-19, presenti nei protocolli sottoscritti e condivisi nel 2020 e 2021, emanati in seguito alla dichiarazione del reale stato di emergenza.

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Entrando nel merito si parla dei documenti siglati il 14 marzo e il 24 aprile 2020, così come il 6 aprile 2021, il cui contenuto è stato sviluppato anche grazie al prezioso contributo tecnico-scientifico dell’INAIL.

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Il Protocollo Covid del 30 giugno contiene le nuove linee guida

Nell’aggiornare le misure, il Protocollo siglato il 30 giugno tiene conto di tutta la serie di provvedimenti adottati dal governo e dal ministero della Salute, senza discostarsi dalle norme contenute nella vigente legislazione.

Le linee guida che compongono la nuova direttiva, nascono con l’intento di aiutare le imprese ad adottare i protocolli di sicurezza anti-contagio, considerando la situazione epidemiologica del momento, e la necessità di dotarsi di misure efficaci, capaci di prevenire il rischio di contagio.

La circolazione delle varianti Covid è oggetto di monitoraggio costante, a causa dell’alto livello di trasmissibilità del virus, soprattutto in un ambito come quello del lavoro, dove è estremamente importante garantire condizioni di salubrità e sicurezza degli ambienti, e una specifica tutela dei lavoratori stessi.

Il nuovo Protocollo si presenta in una versione più snella, con tutta una serie di misure di prevenzione pensate espressamente per tenere testa all’evoluzione della pandemia. Come spiegano i sottoscrittori del Protocollo, si tratta di una reale semplificazione dell’insieme delle regole ma ‘non è un liberi tutti’, soprattutto a fronte del costante aumento nel numero di contagi, al quale stiamo assistendo in questo ultimo periodo.

Il Protocollo fissa alcune regole-chiave

Nel sottoscrivere il Protocollo, Ministeri, MISE, INAIL e parti sociali, hanno tenuto a dimostrare un grande senso di responsabilità, fissando alcune regole-chiave, un contributo determinante per contenere il virus e lo sviluppo di quella che sembra essere l’ennesima fase pandemica.

Fra le misure previste per fare prevenzione, troviamo uno specifico comparto dedicato alle informazioni, per fornire a tutti i lavoratori, che entrano nel luogo di lavoro, i ragguagli circa le modalità di difesa più idonee ed efficaci per proteggersi dal rischio di contagio.

Si tratta di regole sulle modalità d’ingresso nei luoghi di lavoro, sulla gestione degli appalti, la pulizia e la sanificazione dei locali e il ricambio dell’aria, le precauzioni igieniche personali, e i dispositivi di protezione delle vie respiratorie. Non mancano indicazioni sulla gestione degli spazi comuni, sull’entrata e uscita dei dipendenti, sulla presenza delle persone sintomatiche in azienda, sul controllo della sorveglianza sanitaria, così come del lavoro agile e della protezione rafforzata dei lavoratori fragili.

Centrale il ruolo delle mascherine FFP2

Il Protocollo considera essenziale l’uso di dispositivi di protezione delle vie respiratorie di tipo ‘facciali filtranti’ come le FFP2.

L’utilizzo di questo presidio è determinante per la tutela della salute dei lavoratori ai fini della prevenzione del contagio nei contesti di lavoro, soprattutto in ambienti chiusi e condivisi da più lavoratori o aperti al pubblico, o dove comunque non sia possibile il distanziamento interpersonale di un metro per le specificità delle attività lavorative.

Il datore di lavoro deve assicurare la disponibilità di FFP2 al fine di consentirne l’utilizzo a tutti i lavoratori.

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Foto:iStock.com/Space_Cat

Redazione Tecnica

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