Un buon esempio da seguire per riqualificare il territorio

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Nasco, cresco e vivo in un paesino non troppo distante dall’area di Porto Marghera, Sito di Interesse Nazionale. Solo più tardi avrei capito di cosa si trattasse. Inizialmente ero spaventata da quelle ciminiere, da quei capannoni così grandi. Poi crescendo, con la loro graduale dismissione, sono rimasta affascinata dall’idea di quante cose si potrebbero fare lì, di quanto quella che oggi è una bomba ad orologeria potrebbe essere riqualificata.
Ma tutti dicono che è troppo inquinata, che ci vogliono troppi soldi e che resterà così, quasi tutto dismesso, finché non si troverà un modo conveniente per tutti (non solo l’ambiente, che intanto ne risente) per sistemarla.

 
Poi però mi imbatto in un articolo molto interessante.

 
Ora si può dire che non occorre andare fuori Italia per dimostrare che qualcosa si può fare, basta spostarsi qualche chilometro più a Sud, scendendo sempre sul versante adriatico, fino ad intercettare il Porto di Ancona, e più precisamente gli undici ex capannoni della Tubimar che ad oggi rappresentano un vasto intervento di riqualificazione, con bonifica da amianto (52.000 mq) e installazione di un impianto fotovoltaico (3.200 kW di picco su 18.907 mq, produzione annua attesa 1.180 kWh/kWp).

 
La volontà del progetto è dell’Autorità Portuale di Ancona e della Holding Porto Ancona. La realizzazione va al Consorzio di Cooperative, all’Edra Ambiente e all’Energy Resources, tutte realtà locali che hanno quindi impegnato maestranze del posto.
Attualmente nei capannoni operano già delle realtà produttive.
Anziché occupare ettari di terreno agricolo, la promozione di fonti rinnovabili è avvenuta su tetto, non andando quindi ad intaccare il territorio circostante, e permettendo comunque all’Ati investitrice di avere per 20 anni la concessione dell’impianto e la possibilità pertanto di vendere l’energia elettrica alla rete nazionale.

 
Questa dimostrazione di sinergia tra pubblico e privato, tra volontà, sforzi e conseguimento dei risultati prefissati mi fa ben sperare che un domani anche il “mio” SIN possa vestirsi di nuovo e di pulito!

Fonti:
Acqua&Aria nr. 9/2011

Roberta Lazzari

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