Terremoto Emilia, la ricerca per la messa in sicurezza degli edifici

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La Rete Regionale dell’alta tecnologia ha risposto al terremoto in Emilia con ”Research to business” (R2b), innovazione che fornisce una soluzione all’esigenza di messa in sicurezza degli edifici. ”Research to business” è utile non solo per chi è stato direttamente colpito dal terremoto, ma per tutti, in quanto permette di verificare lo stato degli edifici, siano essi capannoni industriali, abitazioni, scuole o edifici storici.

Research to business
È stato il Ciri (Centro interdipartimentale di ricerca industriale su edilizia e costruzioni) dell’Universita’ di Bologna, parte del tecnopolo di Bologna, a inventare ”Research to business”. Il Ciri è nodo della piattaforma costruzioni, diretta e coordinata dal professor Marcello Balzani.

I ricercatori del Ciri hanno progettato un sistema che, qualora applicato agli edifici, rileva subito i danni da forti scosse. Il sistema permette di ottenere dati in tempo reale sulla stabilità della struttura – una casa, una scuola, un capannone – prima e dopo la scossa.
Il test è stato eseguito addirittura sul ponte di Manhattan (New York) su una struttura soggetta a fortissime vibrazioni causate dall’attraversamento del metro. Tecnicamente, il sistema si chiama Shm (structural health monitoring) e si basa su particolari sensori in grado di misurare la risposta di una struttura dopo una forte sollecitazione. Una tecnologia già nota, ma perfezionata dai ricercatori del Ciri e resa meno costosa e invasiva. La Provincia di Bologna ha già dato il via libera ad alcuni progetti pilota nelle scuole e negli edifici pubblici del capoluogo.

A produrre il sistema sviluppato dall’Alma mater è un’azienda romagnola, con sede a Lugo: la Teleco, che produce antenne mobili per i camper.

Sul problema dell’agibilità sismica leggi anche Certificazione di agibilità sismica, tra ordinanza 2/2012 e DL 74/2012 di Giacomo Mecatti.

Il punto sulle verifiche
Nelle zone dell’Emilia colpite dal sisma le strutture già controllate sono 6.323. Di queste:
– 2.392 sono state classificate agibili;
– 1.081 temporaneamente inagibili ma agibili con provvedimenti di pronto intervento;
– 356 parzialmente inagibili;
– 84 temporaneamente inagibili da rivedere con approfondimenti;
– 2.072 inagibili;
– 338 inagibili per rischio esterno.

In Lombardia, invece, le strutture finora controllate sono 413. Di queste:
– 119 sono state classificate agibili;
– 82 temporaneamente inagibili ma agibili con provvedimenti di pronto intervento;
– 36 parzialmente inagibili;
– 14 temporaneamente inagibili da rivedere con approfondimenti;
– 142 inagibili;
– 20 inagibili per rischio esterno.

In totale, in Emilia Romagna e in Lombardia sono stati verificati 6.736 edifici; di questi circa il 37% sono stati classificati agibili, il 17% temporaneamente inagibili ma agibili con provvedimenti di pronto intervento, il 6% parzialmente inagibili, il 2% temporaneamente inagibili da rivedere con approfondimenti, il 33% inagibili e il 5% inagibili per rischio esterno.
I dati sono stati diffusi dalla Protezione Civile che sta coordinando senza sosta i sopralluoghi di valutazione dell’agibilità post-sismica svolti, da squadre di rilevatori in edifici pubblici e privati nell’area colpita dal terremoto.
Le squadre, composte da tecnici della Protezione Civile Nazionale, appartenenti al Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, alle Regioni, agli Enti locali, alle Università dell’Emilia Romagna e agli Atenei che operano nell’ambito della rete di laboratori di ingegneria sismica, sono coadiuvate da geometri, architetti e ingegneri formati con corsi specifici secondo precedenti protocolli d’intesa siglati con i rispettivi Consigli nazionali.
Sono diversi, inoltre, i laboratori della piattaforma costruzioni al lavoro per mettere a punto soluzioni per il restauro, la messa in sicurezza e la riqualificazione del patrimonio industriale, civile e artistico dell’Emilia-Romagna.

Redazione Tecnica

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