Lana di roccia o di vetro: la sicurezza dei prodotti

Disposizioni amministrative, normativa italiana, classificazione: tutto quello che c’è da sapere sui prodotti in commercio

Stefano Cera 25/05/17
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Le lane minerali (lana di roccia e lana di vetro per isolamento) sono una tipologia di Fibre Artificiali Vetrose (FAV), grande famiglia che racchiude al proprio interno fibre con diverse caratteristiche ed utilizzi.

Questa famiglia è stata oggetto di studi approfonditi, durati decine di anni, che nel 2002 hanno portato la IARC (Agenzia Internazionale di Ricerca sul Cancro, massimo esperto in materia ed afferente all’Organizzazione Mondiale della Sanità) a inserire le Fibre Ceramiche Refrattarie (utilizzate come isolanti in applicazioni ad alta temperatura) e le microfibre di vetro (utilizzate per applicazioni aerospaziali e filtri ad alta efficienza) nel gruppo 2B “possibile cancerogeno”.

Le lane minerali (utilizzate da più di un secolo come coibenti in applicazioni edili ed industriali) sono invece state inserite nel gruppo 3 “non classificabili come cancerogeno” [cfr. “insulation glass wool” e “rock (stone) wool”]

Disposizioni amministrative e classificazione

Le disposizioni amministrative si basano su queste conoscenze ma non è detto le riprendano completamente. Per esempio, l’Unione Europea utilizza una classificazione simile ma più cautelativa (attualmente contenuta nel Regolamento CLP (Regolamento (CE) n. 1272/2008 e s.m.i.) e riconosce che le FAV possono essere esentate dalla classificazione di cancerogenicità se soddisfano una delle seguenti condizioni (emanate la prima volta nel 1998):

  1. hanno concentrazione di ossidi alcalini e alcalino-terrosi superiore al 18% e sono conformi alla Nota Q (ovvero hanno superato con successo un test di bio-solubilità);
  2. sono conformi alla Nota R (ovvero hanno diametro medio ponderale superiore a 6 micron).

La condizione 1) identifica le fibre con elevate caratteristiche di bio-solubilità (ovvero la capacità di essere smaltite dall’organismo prima che possano dare luogo a qualunque effetto), mentre la condizione 2. identifica le fibre sicuramente non respirabili.

Limitando la nostra attenzione alle lane minerali, è importante sottolineare che tutte quelle commercializzate in Europa dal 1998 (anno di introduzione delle suddette regole) rientrano nel caso 1 (ovvero hanno concentrazione di ossidi alcalini ed alcalino-terrosi superiore al 18% e sono conformi alla Nota Q) e non nel caso 2.

Questa classificazione, valida per la commercializzazione dei prodotti, è utilizzata anche in Italia per classificare le fibre durante l’intera vita delle stesse, fino a quando diventano un rifiuto. Pertanto, se un rifiuto in lana minerale è in possesso della relativa scheda di sicurezza che attesta la rispondenza al punto 1., è automaticamente classificato come rifiuto non pericoloso (codice CER 17.06.04). In alternativa, viene assegnato codice CER 17.06.03* (rifiuto pericoloso).

In ogni caso, la normativa italiana (cfr. art. 6.7 del DM 27 settembre 2010) prevede che i rifiuti in lana minerale, anche se classificati pericolosi, possano essere smaltiti insieme a quelli classificati non pericolosi.

Le Linee Guida del 2016

Quanto sopra è stato ribadito da apposite Linee Guida, che la Conferenza Stato/Regioni, su proposta del Ministero della Salute, ha approvato a fine 2016 (maggiori info: clicca qui). Le Linee Guida contengono anche le indicazioni operative da seguire quando si installano o rimuovono FAV.

Per le FAV conformi alla Nota Q/R è sufficiente utilizzare gli usuali accorgimenti da cantiere (indumenti da lavoro, maschera protettiva usa e getta, guanti, eventuali occhiali protettivi), mentre per tutte le altre sono necessarie precise precauzioni (utilizzo di maschere facciali filtranti (FF) e occhiali a tenuta, tute monouso integrali, preferibilmente in tyvek, delimitazione dell’area di lavoro per consentirne l’accesso ai soli addetti ai lavori e tenerla costantemente pulita tramite aspirapolvere o aspiratore con filtro ad alta efficienza).

È importante conservare la documentazione relativa al prodotto poichè in caso contrario, la rispondenza alla Nota Q non potrà essere dimostrata (il relativo test richiede tempo e denaro e dunque non viene effettuato) e pertanto il prodotto dovrà essere classificato come pericoloso.

Questo risultato non è una fotografia della realtà, ma una scelta di comodo, poichè, se si effettuasse il test di conformità alla Nota Q, risulterebbe che la fibra è in realtà non pericolosa.

Questa conclusione (differenza tra realtà e certificazione) è da tenere a mente se ci si dovesse imbattere in lane minerali simili e ci si ponesse il dubbio sul da farsi. Se il prodotto è in buono stato (il che è assai probabile, dato la durata pluri-decennale dei prodotti in lana minerale) non vi è alcun motivo di rimuoverlo: il prodotto, anche se classificato pericoloso, in realtà non lo è (come conferma la IARC stessa).

A maggior sicurezza degli utilizzatori, la quasi totalità dei prodotti europei in lana minerale, oltre ad essere conformi alla Nota Q, sono anche certificati EUCEB. I prodotti con questa certificazione sono da preferirsi perchè in possesso di certificazione terza riguardo la bio-solubilità (e dunque la non pericolosità) della fibra. È un risultato unico: la sicurezza degli altri materiali isolanti, infatti, si fonda su una semplice auto-dichiarazione del produttore (contenuta nella relativa scheda sicurezza) e non su una certificazione di parte terza.

Anche a ciò si deve il diffuso utilizzo delle lane minerali, che sono i materiali coibenti più utilizzati al mondo e in Europa.

Leggi anche Lana di roccia o di vetro: livello di pericolo, rimozione e smaltimento

articolo di Stefano Cera (Director Technical Department FIVRA)

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