Luce di Emergenza per Prevenzione Terremoto, come deve essere?

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Tutti gli impianti di illuminazione sono costituiti da una rete di conduttori elettrici che provvedono all’alimentazione degli apparecchi, garantendo così il loro funzionamento. Nella maggioranza dei casi questa rete è incorporata nelle murature degli edifici in apposite tubazioni protettive, o comunque risulta essere saldamente ancorata ad esse.

Nell’evenienza di terremoti – com’è recentemente accaduto nell’Italia centrale – le strutture edilizie sono soggette a intense e improvvise sollecitazioni che tendono a deformarle. Le scosse di forte intensità possono causare il troncamento dei conduttori elettrici con la conseguente messa fuori uso dell’impianto di illuminazione.

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Si comprende bene che l’assenza improvvisa della luce artificiale, in ore serali o notturne, privando le persone della normale visione dello spazio circostante, riduce la loro capacità di mettersi in salvo attraverso i varchi di esodo dell’edificio.

Al fine di garantire la minima luminosità sufficiente per vedere entrano in funzione automaticamente gli apparecchi che hanno un’alimentazione elettrica autonoma, non dipendente dalla rete impiantistica. È importante rilevare che, col verificarsi del sisma, è possibile che vadano fuori uso anche gli impianti di emergenza basati sulla presenza di gruppi elettrogeni e di gruppi di continuità, mentre restano attive le fonti luminose fornite di accumulatori mantenuti costantemente in carica.

I segnali visivi per l’emergenza

Le normative vigenti prescrivono un doppio utilizzo delle fonti luminose:
– per segnalare le vie di fuga e
– per illuminare gli ambienti.

Propriamente la segnaletica non serve per illuminare bensì per comunicare attraverso la vista. Se si utilizza la segnaletica anche per illuminare, il suo contributo andrà a sommarsi all’illuminazione di sicurezza vera e propria ma non la sostituirà.

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Per i luoghi di lavoro il riferimento legislativo è il Decreto Legislativo 493/1996Attuazione della direttiva 92/58/CEE concernente le prescrizioni minime per la segnaletica di sicurezza e/o di salute sul luogo di lavoro”.

Prescrizioni dimensionali per l’installazione di apparecchi di emergenza in corrispondenza di rampe di scale e ballatoi.
Figura 2. Prescrizioni dimensionali per l’installazione di apparecchi di emergenza in corrispondenza di rampe di scale e ballatoi.

Gli apparecchi da utilizzare devono rispondere alla norma EN 60598-2-22 (CEI 34-22) ed essere installati in posizioni ben definite:
– in corrispondenza di ogni uscita di sicurezza segnalata e di ogni porta di uscita prevista per l’uso in emergenza;
– vicino (cioè a una distanza inferiore ai 2 m misurati in senso orizzontale) a ogni rampa di scale (Figura 2) in modo che ognuna di esse riceva luce diretta e vicino (stesso limite della distanza inferiore ai 2 m) a ogni cambio di livello o gradino;
– in corrispondenza dei segnali di sicurezza, di ogni cambio di direzione lungo la via di esodo, di ogni intersezione di corridoi, cioè quando ci si trova di fronte ad una diramazione o un bivio che comporta una scelta di direzione;
– immediatamente all’esterno di ogni uscita che porta in un luogo sicuro cioè la meta dell’esodo in situazioni di emergenza (Figura 3).

Figura-3
Figura 3. Dislocazione degli apparecchi di emergenza in corrispondenza di varchi di fuga e all’intersezione di percorsi.

Inoltre bisogna collocare apparecchi vicini (cioè a una distanza inferiore ai 2 metri misurati in senso orizzontale) a ogni punto o locale di pronto soccorso, a ogni dispositivo antincendio (estintore, manichette, pulsanti di allarme) e a ogni punto di chiamata telefonica per pronto soccorso o per interventi antincendio. In pratica la luce di emergenza deve accompagnare l’intero tracciato di evacuazione considerando tutte le sue diramazioni.

Illuminare per ridurre i rischi

Per quanto riguarda l’illuminazione degli ambienti il principale parametro da rispettare è l’illuminamento sul piano di calpestio: per vie di esodo di larghezza fino a 2 metri, l’illuminamento orizzontale al suolo lungo la linea centrale del tracciato, non deve essere inferiore a 1 lx e la banda centrale, di larghezza pari ad almeno la metà di quella della via di esodo, deve avere un illuminamento non minore del 50% del precedente valore (Figura 4).

Il flusso erogato dagli apparecchi deve fornire il 50% dell’illuminamento richiesto entro 5 secondi e l’illuminamento completo entro 60 secondi.

Valori minimi di illuminamento per le vie di esodo.
Figura 4. Valori minimi di illuminamento per le vie di esodo.

Occorre verificare che il flusso non sia ridotto a causa della dislocazione dell’apparecchio: se quest’ultimo viene installato a soffitto si può avere un oscuramento dovuto all’insorgenza di fumi o vapori (Figura 5).

La luce emessa dagli apparecchi di emergenza installati a soffitto può essere ridotta dall’insorgenza di fumi o vapori. Gli apparecchi a parete mantengono invece la loro funzione.
Figura 5. La luce emessa dagli apparecchi di emergenza installati a soffitto può essere ridotta dall’insorgenza di fumi o vapori. Gli apparecchi a parete mantengono invece la loro funzione.

Oggi si tende a utilizzare apparecchi forniti di sorgenti LED che, a differenza dei tipi a fluorescenza, erogano il massimo del flusso in un tempo molto ridotto. Sono, inoltre, molto più leggeri e compatti (Figure 6 e 7). L’illuminamento orizzontale al suolo non deve essere minore di 0,5 lx sull’intera area oltre il tracciato della via di esodo, con esclusione di una fascia di 0,5 m sul perimetro della stessa area. Il rapporto tra illuminamento massimo e minimo non deve essere maggiore di 40:1.

Nei casi in cui le vie di esodo abbiano larghezza superiore ai 2 metri si scompone la larghezza della via di esodo in tante porzioni con larghezze pari o inferiori ai 2 metri, e si segue per ognuna la stessa regola.

Apparecchio ad incasso a tecnologia LED fornito di batteria ricaricabile con relativa diagramma fotometrico delle intensità (documentazione e produzione ZUMTOBEL).
Figura 6. Apparecchio ad incasso a tecnologia LED fornito di batteria ricaricabile con relativa diagramma fotometrico delle intensità (documentazione e produzione ZUMTOBEL).

L’illuminazione antipanico ha lo scopo di evitare che le persone siano colte di sorpresa da timore o sgomento che impediscono la pronta reazione e la risposta razionale al pericolo. Si deve evitare che il panico ostacoli o disturbi il raggiungimento di un luogo da cui possa essere individuata una via di esodo. Sull’intera area con illuminazione antipanico, l’illuminamento al suolo deve essere almeno pari a 0,5 lx, con l’unica eccezione di una fascia di 0,5 m posta sul perimetro dell’area considerata.

La parte in vista dell’apparecchio ad incasso di Figura 7 (documentazione e produzione ZUMTOBEL).
Figura 7. La parte in vista dell’apparecchio ad incasso di Figura 7 (documentazione e produzione ZUMTOBEL).

Per le aree ad alto rischio, l’illuminamento mantenuto sul piano di riferimento non deve essere minore del 10% dell’illuminamento previsto per la normale attività e comunque mai minore di 15 lx.

Va ricordato inoltre che tutti i valori indicati dalla norma devono essere ottenuti non tenendo conto degli effetti di riflessione dei piani confinanti (pareti, soffitti, pavimenti).

Illuminazione d’emergenza: la normativa

La principale norma europea di riferimento – la UNI EN 1838 “Illuminazione di emergenza – chiarisce bene che cosa si debba intendere col termine “emergenza”. In esso confluiscono due tipi di illuminazione, quella di sicurezza e quella di riserva.

La prima è sostanzialmente finalizzata alla mobilità delle persone, in modo da evitare incidenti o situazioni di pericolo e di panico.

La seconda, invece, chiamata di “riserva”, ha lo scopo di consentire alle persone di svolgere le attività correnti come in condizioni di normalità. Propriamente l’illuminazione di riserva riguarda la continuità dei lavori e non la sicurezza. È questa la ragione per cui le leggi e le norme non se ne occupano in modo esplicito.

Ambiente di lavoro illuminato e segnalato con apparecchi forniti di accumulatori ricaricabili per funzionare anche in casi di blackout (documentazione e produzione ZUMTOBEL).
Ambiente di lavoro illuminato e segnalato con apparecchi forniti di accumulatori ricaricabili per funzionare anche in casi di blackout (documentazione e produzione ZUMTOBEL).

Il livello di illuminamento richiesto varia da ambiente ad ambiente essendoci diverse leggi o decreti che fissano valori differenti per ogni tipi di ambiente. In alcuni casi, invece, le disposizioni di legge impongono solo l’obbligo dell’illuminazione di sicurezza senza precisare i valori di illuminamento. In questi luoghi si usano i valori minimi indicati dalla norma UNI EN 1838.

Per limitare i consumi di energia nell’ illuminazione pubblica, ci sono obblighi stringenti per le Pubbliche Amministrazioni, e i professionisti che lavorano con loro, all’interno della legge 221/2015 sulla Green economy e gli Appalti verdi, legge meglio nota con il nome di Collegato ambientale. Leggi Tutto

Gianni Forcolini

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