Rinnovabili, sui decreti le associazioni sono agguerrite

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L’incontro degli Stati Generali delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica, svoltosi ieri a Roma, si è dimostrato un utile confronto fra le Associazioni di categoria, i rappresentanti delle Regioni e i Ministeri di riferimento (Ambiente, Sviluppo economico e Politiche agricole) per evidenziare alle istituzioni le principali criticità presenti nei decreti sulle rinnovabili elettriche e termiche e nel Quinto conto energia fotovoltaico.
Il Governo, a giudicare dalla risposta che il Ministro dell’Ambiente Clini ha fornito alle associazioni, non è intenzionato a modificare lo schema dei decreti ministeriali ma è disponibile a lavorare sulla transizione dal vecchio al nuovo sistema di incentivi al fotovoltaico.

Nel corso degli Stati Generali delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica sono state presentate anche alcune proposte di modifica dei decreti che saranno esaminati dalla Conferenza Unificata Stato-Regioni.

Il Comitato IFI (che rappresenta l’80% dei produttori nazionali di moduli fotovoltaici) chiede di:
– mantenere il premio Made in Europe che prevede 5 centesimi di euro/kWh per gli impianti fotovoltaici, almeno per l’80% realizzati con componenti nazionali ed europee;
– limitare l’iscrizione al registro agli impianti fotovoltaici di potenza superiore ai 200 kWp, evitando l’applicazione della norma per gli impianti fotovoltaici realizzati da Enti Pubblici e Pubblica Amministrazione e per quelli realizzati su edifici industriali o commerciali la cui produzione di energia da fonte fotovoltaica venga totalmente auto consumata dalla propria attività produttiva;
– promuovere e riconoscere dal punto di vista economico gli impianti fotovoltaici con componenti di provenienza nazionale ed europea che presentino caratteristiche innovative: il Comitato IFI propone un premio di 10 centesimi di euro/kWh per gli impianti fotovoltaici con caratteristiche innovative il cui costo di investimento sia per almeno l’80% riconducibile a una produzione realizzata unicamente all’interno dell’Unione europea.

Legambiente chiede l’eliminazione della burocrazia e degli extra costi per chi vuole realizzare gli impianti e al tempo stesso la garanzia di incentivi ridotti ma certi: andrebbe copiato il sistema tedesco, che riduce gli incentivi progressivamente attraverso il confronto con le imprese, in maniera trasparente, senza tetti annui o burocrazia.
Ha spiegato il vice presidente Zanchini: “Chiediamo all’esecutivo di avere coraggio nell’aiutare le famiglie e le imprese rispetto ai costi delle bollette, ad esempio premiando con sconti chi riduce i consumi e rendendo finalmente possibile la realizzazione di reti elettriche private per condomini e utenze distribuite e cancellando le tasse che incidono ingiustamente sulla cogenerazione e sulla vendita diretta di energia da rinnovabili”.

Le associazioni Anie/Gifi, Assosolare e Asso Energie Future chiedono il ripristino dei 7 miliardi di euro all’anno già contemplati dal Quarto conto energia per il limite di spesa cumulato per gli incentivi.
Chiedono inoltre l’innalzamento della soglia minima di potenza per l’accesso al registro del GSE.

Ermete Realacci (responsabile green economy del PD) ritiene, in accordo con Legambiente, che c’è troppa burocrazia. Secondo Realacci è una “follia” l’eliminazione del bonus per la sostituzione dei tetti in amianto con installazioni fotovoltaiche e vanno introdotte modifiche su:
– soglia di 12 kW che fa scattare l’obbligo di registro per gli impianti fotovoltaici;
– vincolo della certificazione energetica per la costruzione dei pannelli fotovoltaici.
Ha dichiarato: “Tutti siamo d’accordo sulla necessità di ridurre gli incentivi per accompagnare il settore del fotovoltaico all’autonomia entro due anni e mezzo al massimo ma per fare questo bisogna operare scelte a favore della filiera nazionale, formata da aziende che nel campo dell’inverter esportano in tutto il mondo. Mentre queste norme burocraticamente cervellotiche avranno l’effetto di una brusca frenata”.

Naturalmente, la replica del Governo non si è fatta attendere. Il ministro dell’Ambiente Corrado Clini ha precisato: “Ora dobbiamo gestire con le Regioni il passaggio transitorio tra il quarto e il quinto Conto Energia perché chi ha già investito non venga penalizzato, su questo si può lavorare, ma l’impianto complessivo del pacchetto resta quello”.

Leggi anche l’articolo sulla protesta delle Associazioni contro il Quinto conto energia.

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