Prestazioni energetiche edifici: il progettista e gli utenti-vittima

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Il tema delle prestazioni energetiche edifici e del  recupero del patrimonio edilizio è sempre verde. Ne abbiamo parlato con l’ingegner Domenico Pepe, in occasione della prima tappa (sold out!) di Padova del Rigenera Tour. La riflessione dell’ing. Pepe è interessantissima e tratta nella sua parte più approfondita del ruolo dell’utente che vive l’edificio. Ve la proponiamo oggi.

1.Il patrimonio residenziale italiano è vecchio. Dato per assodato che naturalmente gli interventi di riqualificazione non possono essere tutti uguali, è possibile individuare delle regole generali valide per tutti?

Prendendo a riferimento i dati ENEA si può constatare che gli edifici sono responsabili del 34,4% degli usi finali di energia e di questa percentuale una consistente quota parte – circa il 75% – è utilizzata per la climatizzazione estiva ed invernale degli edifici. La riduzione di questo fabbisogno energetico passa proprio dalla riduzione delle dispersioni termiche degli edifici.

Un esperimento interessante che ebbi la possibilità di effettuare a San Vito al Tagliamento ormai nel 2010 aveva proprio questa finalità: dimostrare che un edificio iperisolato termicamente mantiene freschi gli ambienti interni dell’edificio in estate e – cosa ormai nota a tutti – il caldo all’interno degli stessi in inverno. Un cubo di ghiaccio dalle dimensioni di un metrocubo posto all’esterno del modulo CasaClima Oro e uno, di pari dimensioni, posto al suo interno. Il cubo esterno si sciolse in soli tre giorni mentre il cubo all’interno del modulo si mantenne intatto per circa il 98% nei nove giorni di misurazione con temperature esterne diurne di 32°C.

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Negli edifici normalmente vi sono aperture verso l’esterno per godere della vista o comunque per permettere l’ingresso di luce solare utile alle attività quotidiane e sta alla fantasia del progettista integrare nell’involucro edilizio sistemi di ombreggiamento che riducano il più possibile l’ingresso di luce diretta in estate.

Continuando l’analisi delle possibili strategie utilizzabili sul lato estivo si può:
– valutare l’utilizzo di pareti e tetti ventilati in combinazione con il primato d’isolamento dell’involucro edilizio
– controllare la ventilazione (nei giorni più caldi e in presenza di sistema di raffrescamento attivo si può utilizzare la VMC con recupero di calore durante il giorno e free cooling notturno; quando possibile è opportuno valorizzare gli effetti di camino solare o torri del vento per incanalare all’interno dell’edificio le temperature esterne più fresche
– prevedere degli “spazi filtro”nelle facciate a sud
– prevedere spazi aperti e ombreggiati dell’edificio, con del verde e – se necessario – con pavimentazione chiara (in modo da ridurre l’effetto isola di calore) con una conformazione degli spazi tali da captare i venti prevalenti in combinazione con sistemi di raffrescamento passivo: raffrescamento evaporativo (poco efficace nelle zone con elevata umidità relativa esterna e bassa ventosità).

In inverno invece le strategie attuabili sono quelle di:
massimizzare le prestazioni termiche degli elementi costituenti l’involucro edilizio determinando la risoluzione dei ponti termici generati dalla connessione delle varie parti
– per quanto possibile ottimizzare gli apporti solari (compatibilmente con l’esigenza estiva), anche in questo caso riveste un ruolo importante la VMC, l’utilizzo di spazi filtro per ridurre l’impatto negativo del vento nelle zone con maggior ventosità
– sfruttare la massa termica per l’accumulo del calore diurno.

Una regola generale che racchiude tutte queste strategie è proprio quella di ridurre il più possibile il fabbisogno energetico sia invernale sia estivo in modo che siano le risorse naturali subito disponibili (il sole in inverno e il vento in estate) le prime fonti di approvvigionamento energetico dell’edificio.

Ovviamente negli edifici normalmente si vive e l’esperimento del cubo di ghiaccio è esemplificativo di una condizione più complessa che gli individui si trovano ad affrontare: apporti gratuiti delle persone che emettono calore sensibile e latente, l’utilizzo di oggetti elettronici (ulteriore calore sensibile) ecc. Quindi con un edificio iperisolato manteniamo il caldo all’esterno in estate ma dobbiamo responsabilizzare gli utenti degli edifici affinchè riducano sostanzialmente gli apporti interni per mantenere un livello di comfort accettabile. I comportamenti virtuosi che gli utenti debbono attuare sono una ulteriore importante fonte di risparmio energetico.

Ridotto il fabbisogno energetico in maniera drastica tramite le prime due azioni è possibile coprire in maniera semplice la bassissima richiesta energetica rimanente grazie alle F.E.R. Fonti Energetiche Rinnovabili.

Leggi anche Prestazioni energetiche, cosa cambia con l’approvazione del decreto?

2.Da quello che ci dice ritiene che la questione invernale sia preminente rispetto alla questione estiva?

Mettendo in un grafico tutti i comuni italiani si scopre che questi sono collocati per circa l’85% in fasce climatiche fredde o comunque in zona utile perchè un intervento di risanamento invernale sia economicamente conveniente.

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Volendo essere più chiari: ci troviamo a metà strada tra Germania (paese notoriamente freddo) e Grecia (paese notoriamente caldo). La nostra posizione geografica ci impone di difenderci dai due fenomeni estremi in combinazione con l’incremento della qualità della vita.

Rigenerare vuole significare proprio incrementare la qualità del costruito con un’ottica nuova improntata sul risparmio energetico sinonimo di qualità della vita e salubrità degli ambienti interni.

 

3. Come si coniuga salubrità e risparmio energetico?

Nel periodo invernale un involucro edilizio con basse prestazioni termiche subisce sostanzialmente l’andamento delle temperature esterne. Il calore infatti può attraversare molto facilmente l’involucro edilizio poichè non trova una resistenza adeguata al suo passaggio; questo determina un raffreddamento sostanziale delle pareti permettendo la formazione di muffa o, nei casi più gravi, condensa superficiale. Questo fenomeno si accentua ancora di più negli alloggi in cui gli abitanti non possono far fronte al pagamento delle ingenti bollette energetiche; gli ambienti poco riscaldati infatti permettono un’ulteriore riduzione della temperatura superficiale e conseguente incremento della formazione di muffa o condensa superficiale compromettendo la salubrità degli ambienti interni a discapito delle persone più fragili quali bambini, anziani o più in generale soggetti immunocompromessi. Il fenomeno non è limitato.

Sempre più diffusa in Italia è la Fuel Poverty un tema trattato in maniera estesa in Italia per la prima volta dal giornalista Sergio Ferraris; vale a dire la povertà indotta dalle spese energetiche. In un paese fortemente segnato dalla crisi come l’Italia, la povertà pone un gran numero di italiani in una situazione border line che si può aggravare proprio a causa dei costi energetici che continuano ad aumentare nonostante l’arretramento del costo delle materie prime.

La riduzione di risorse economiche determina, per alcuni, la difficoltà di accesso al consumo energetico; questo accade quando questa voce di spesa supera il 10% del reddito annuale; questa condizione di “precarietà energetica” può arrivare fino al livello di non garantire più la salubrità degli ambienti per l’impossibilità di accesso alle risorse; ne consegue un aumenta del rischio di contrarre patologie più o meno croniche innescando così una spirale negativa in cui alcune persone possono rimanere intrappolate fino a tradursi in gravi condizioni di disagio sociale.

Il fenomeno è in aumento visto che nel solo 2013 è stata sospesa la fornitura di energia elettrica a circa 1,8 milioni di famiglie e a circa 360mila la fornitura di gas; senza considerare i costi sociali sostenuti dalle amministrazioni locali a causa delle sovvenzione necessarie per tamponare temporaneamente l’emergenza senza risolvere i problemi di consumo energetico.

Anche l’Europa ha riconosciuto il forte impatto sociale di questo tema e ha co-finanziato il progetto EPEE – European fuel Poverty and Energy Efficiency – per combinare tutte le competenze necessarie per comprendere correttamente il legame tra abitazioni, energia e povertà.

Intervenendo sull’edilizia esistente è possibile ridurre l’impatto economico derivante dalle bollette energetiche fino al 90-95% dei costi iniziali determinando al contempo un miglioramento del comfort ambientale invernale ed estivo e una maggiore salubrità degli spazi interni per l’assenza di muffe.

Grazie a Domenico Pepe per questo punto di vista così “matter of fact”. Vi ricordiamo infine le tappe del Rigenera Tour.

Rigenera Tour, le tappe:

Milano, 7 aprile 2016
Cuneo, 28 aprile 2016
Roma, 5 maggio 2016
Cesena, 26 maggio 2016
Bari, 9 giugno 2016
Napoli, 22 settembre 2016
Pisa, 13 ottobre 2016
Torino, 27 ottobre 2016
Genova, 17 novembre 2016

 

La riqualificazione energetico-ambientale degli edifici scolastici

Questo nuovo volume presenta un ampio repertorio di ristrutturazioni e ampliamenti di edifici scolastici orientati alla riduzione del fabbisogno energetico. I criteri alla base della selezione dei progetti sono stati il grado di efficienza energeticadell’edificio, l’attenzione posta all’uso delle FER (Fonti Energetiche Rinnovabili) e, non ultimo, la qualità architettonica dell’intervento. I casi studio sono presentati seguendo una suddivisione in quattro sezioni principali, in modo da favorirne una rapida comprensione e rendere possibile un confronto tra i vari esempi.L’introduzione al progetto avviene tramite una breve descrizione, corredata da una tabella in cui sono riportate le informazioni principali dell’intervento, compresi i parametri energetici riferiti all’involucro e al sistema edificio-impianto.Ogni progetto è corredato da disegni architettonici, facendo in alcuni casi riferimento allo stato di fatto per meglio comprendere l’entità dell’intervento e mettere in evidenza la configurazione architettonica dell’edificio ristrutturato o ampliato. I casi studio presentano, inoltre, una sezione dedicata ai dettagli costruttivi più significativi, affiancati da foto di cantiere, e le soluzioni impiantistiche adottate, in particolare per quanto riguarda la loro integrazione architettonica. A conclusione di ogni progetto sono riportate le principali stratigrafie dell’involucro edilizio tradotte in forma tabellare.Massimo Rossetti, (Padova, 1968), architetto, Dottore di Ricerca in Tecnologia dell’Architettura, è professore associato in Tecnologia dell’Architettura presso il Dipartimento Culture del Progetto dell’Università Iuav di Venezia. Svolge attività di ricerca sui temi dell’innovazione tecnologica e della sostenibilità in architettura ed è autore di circa 120 pubblicazioni sui temi della tecnologia dell’architettura. Domenico Pepe, (Oppido Lucano, 1979), laurea in Architettura – Ingegneria Edile presso La Sapienza – “Valle Giulia” a Roma, si specializza in fisica dell’edificio con il Master in architettura bioclimatica CasaClima presso la Libera Università di Bolzano. Svolge la professione di Ingegnere nel campo del risparmio energetico e produzione energetica da fonti rinnovabili realizzando alcune pubblicazioni sul tema.

Pepe Domenico, Rossetti Massimo | 2014 Maggioli Editore

45.00 €  42.75 €

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