Formazione di umidità e muffe in casa: 4 miti da sfatare

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La formazione di umidità e di muffe in casa è un problema che affligge milioni di edifici che per svariati motivi, come la presenza di ponti termici non risolti, si manifesta con chiazze sgradevoli sui muri o danni agli intonaci. Il problema dell’umidità nelle abitazioni non è solo estetico ma anche, soprattutto, sanitario come ha ben spiegato l’esperto di edifici salubri Eddy Carello su questo quotidiano.

“L’inconveniente della formazione sulle murature di muffa non è di facile risoluzione e l’argomento non è affatto banale”, spiega Marco Argiolas, autore dell’ebook Umidità, Muffe e Condense in casa: individuare, prevenire e risolvere il problema. “Sul tema possono nascere equivoci ed errate interpretazioni”, prosegue Argiolas. Tra i «falsi miti» sulla formazione di umidità e muffe in casa che Argiolas analizza nel suo ebook ci sono:

1. la formazione di muffa sul muro di una casa è indice di umidità da risalita muraria;

2. i muri respirano e, dunque, non serve assicurare il ricambio d’aria per evitare l’accumulo di umidità;

3. i trattamenti con soluzioni di acqua, limone e/o aceto possono risolvere il problema della presenza della muffa in casa;

4. aprire le finestre al mattino è sufficiente per garantire un corretto ricambio d’aria per tutta la giornata.

Esistono altre «credenze» riguardo la comparsa e la lotta all’umidità negli ambienti domestici e alla conseguente formazione della muffa sulle pareti, ma in questo articolo accenneremo solo alle quattro sopra riportate, invitando i lettori interessati ad approfondire ad acquistare l’opera digitale di Marco Argiolas, pubblicato per la collana Gli Ebook di Ediltecnico.

Muffa e risalita

Circa il primo punto, è bene dire che le superfici dove sono presenti muffe non sono soggette a risalita, come ha già spiegato lo stesso Argiolas nell’articolo Se c’è muffa in casa, non è umidità di risalita. A causa del ponte termico naturale, la base muraria che si trova a contatto del terreno, nei mesi invernali è sempre più fredda rispetto al resto della parete. Essendo più fredda è possibile che sulla sua superficie si formino muffe e condense, ma la loro comparsa non dipende da un fenomeno di risalita.

La respirazione dei muri

Posto che il muro non può e non deve respirare; se pure è vero che una certa quantità di acqua può essere evacuata attraverso le pareti, si tratta comunque di una parte residuale rispetto a quella eventualmente presente. I valori si attestano su un 2% del totale e, se consideriamo che le attività di una famiglia di 4 persone generano circa 12.000 g di acqua sotto forma di umidità, si comprende come il surplus debba essere smaltito attraverso aerazione, ventilazione e adeguati ricambi d’aria per evitare l’accumulo all’interno dell’abitazione.

Acqua, limone e aceto

La pulizia delle macchie di muffa e la «disinfezione» delle pareti attraverso soluzioni più o meno diluite a base di aceto e di limone è un rimedio che molti consigliano. In realtà, l’impiego di questo procedimento, oltre a non risolvere il problema, può causare un peggioramento delle condizioni.

L’ambiente acido che si viene a creare con l’applicazione di queste sostanze non è di per sé nocivo alle muffe. Anzi, la loro presenza può contribuire a corrodere sensibilmente le superfici, fornendo una migliore base di appoggio ai tessuti delle muffe. Infine, ma non meno importante, sia l’aceto che il limone contengono sostanze nutrienti gradite alle muffe: insomma, spennellare i muri con queste soluzioni alimenta anziché combattere gli organismi che si intende eliminare.

Da sottolineare infine il fatto che l’eventuale impressione di “maggiore bianco” delle murature trattate in questo modo non è segnale della loro efficacia, ma deriva da un blando potere sbiancante che è destinato a scomparire in breve tempo.

Aprire le finestre al mattino

Intendiamoci bene: il ricambio d’aria così come un’opportuna e corretta coibentazione dell’edificio sono i sistemi più sicuri per controllare o eliminare il problema della formazione di umidità e muffe in casa.

In questo caso, il «falso mito» da sfatare è quello che ritiene sufficiente una sola apertura al mattino delle finestre per garantire un sufficiente ricambio d’aria. Semplicemente non basta. Intanto perché la quantità complessiva d’aria da ricambiare dovrebbe essere come minimo quella di 0,3 ricambi/ora. Cioè 0,3 volte il volume degli ambienti ogni ora (quindi 0,3×24=7,2 ricambi totali al giorno), valori che difficilmente si raggiungono con una sola operazione di aerazione. Poi, ancora più importante, è la continuità: è infatti preferibile aprire per pochi minuti le finestre, ma molto frequentemente, piuttosto che una sola volta per un tempo più lungo.

Redazione Tecnica

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