Sul Nuovo Codice Appalti gli Architetti si contraddicono

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Il 3 marzo è stato approvato il nuovo Codice Appalti con una serie di novità che riguardano la progettazione, i requisiti per le gare, il minimo ribasso, i pagamenti diretti ai subappaltatori e altro. Dopo il primo week end di riflessione sul testo sono arrivate le prime critiche. Quelle che erano state salutate come novità sono ora “non novità”. Particolarmente duro infatti il giudizio della Rete delle Professioni tecniche.

Clicca qui per leggere il testo del Codice Appalti approvato il 3 marzo in CdM.

La Rete dei Professionisti Tecnici, dopo l’approvazione della legge delega, aveva sperato in un testo vicino alle necessità, oggi lamenta la scomparsa nel nuovo Codice Appalti di una parte specifica dedicata ai servizi di ingegneria e architettura. I servizi dei professionisti tecnici risultano dispersi nelle varie pieghe del Codice. I progettisti interni alla pubblica amministrazione, a differenza di quanto chiedeva la Rete, potranno continuare a non essere iscritti a un Ordine, visto che è sufficiente la sola abilitazione.
Altro punto molto criticato dai professionisti tecnici italiani è la non obbligatorietà del “decreto parametri” (Dm 143/2013 ) per la determinazione del corrispettivo da porre a base di gara.
In più, la limitazione all’appalto integrato risulta scomparsa e la cauzione diventa obbligatoria anche per la progettazione.

Per tutte le novità del Codice Appalti uscito dal CdM clicca qui

Osserviamo in particolare il CNAPPC, che ancora sta aspettando i risultati delle elezioni per il nuovo Consiglio dal Ministero, ha dato due opinioni diverse nel giro di pochi giorni: il 3 marzo, appena il testo era uscito dal CdM, il presidente Freyrie aveva commentato positivamente l’impianto generale del nuovo Codice Appalti. Oggi, il Vicepresidente del CNAPPC La Mendola, invece, critica duramente alcuni dei punti che Freyrie aveva valutato positivamente: massimo ribasso, centralità del progetto e concorsi.

 

Codice Appalti: l’opinione di La Mendola

Anche Rino La Mendola, Vicepresidente del Consiglio Nazionale degli Architetti e coordinatore del Tavolo Lavori Pubblici della Rete delle Professioni Tecniche, non è contento. In un’intervista rilasciata a Lavoripubblici.it sostiene che il nuovo Codice Appalti “tradisce una serie di principi enunciati dalla legge delega e presenta una serie di criticità. Prima fra tutte, la mancanza di una disciplina speciale sui Servizi di Architettura e Ingegneria ed altri servizi tecnici; gli articoli che riguardano l’argomento sono disseminati nel testo in modo poco organico e difficilmente leggibile. Riteniamo che questa sia una carenza fondamentale, nella consapevolezza che servizi come la progettazione non possono essere regolamentati con regole analoghe o anche soltanto simili a servizi generici, come quelli sociali o della ristorazione; servizi che hanno peraltro riferimenti comunitari diversi”.

Per quanto riguarda la centralità del progetto “sebbene sia stato riservato all’argomento un Capo specifico, non registriamo in realtà alcun concreto passo in avanti. Gli articoli che riguardano i concorsi sono ripresi dal vecchio codice e non sono migliorativi. Basti pensare che il nuovo testo propone addirittura il ricorso ai concorsi, in alternativa agli incarichi interni, anche nei casi in cui l’intervento riguardi opere di particolare interesse architettonico. In tal senso, registriamo un passo indietro rispetto al vecchia norma”.

Leggi Le novità del Codice Appalti sui Concorsi di progettazione e i Requisiti per le Gare

“Ci aspettavamo comunque una maggiore concretezza nella ridefinizione del ruolo del pubblico dipendente rispetto al libero professionista, con l’obiettivo di assegnare prioritariamente, al primo, le attività di controllo dell’intero processo di esecuzione di un opera pubblica, ed al secondo, la progettazione, la direzione ed il collaudo dei lavori”.

 

Codice Appalti: l’opinione di Freyrie (a caldo)

A proposito di Concorsi e centralità del progetto, Leopoldo Freyrie, presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori e Conservatori, aveva espresso il 3 marzo un’opinione positiva sul Codice Appalti (fonte) in riferimento “all’impianto politico e culturale del provvedimento che marca una significativa discontinuità rispetto alla farraginosa normativa precedente”.

“Il riconoscimento della centralità del progetto – riportato ad unità e che non viene più “spezzettato” tra soggetti diversi – e il superamento del massimo ribasso affermano, infatti, il principio che la qualità dell’architettura, il ricorso ai concorsi rappresentano l’unica strumento per realizzare buone architetture pubbliche, realizzate bene e al giusto costo e rispondenti concretamente ai bisogni dei cittadini che, attraverso il débat public, saranno ora partecipi delle scelte che riguardano il loro territorio. Così come rappresentano uno sbarramento contro la cattiva sorte delle opere pubbliche, il malaffare e la mafia”.

Il CNAPPC si riservava però “di esaminare i singoli articoli del Decreto.

Stando a quello che aveva dichiarato Freyrie, dopo un’analisi a caldo del testo, il CNAPPC aveva dato un’opinione positiva sul nuovo Codice Appalti. Trascorso un po’ di tempo invece La Mendola, Vicepresidente dello Consiglio Nazionale degli Architetti di Freyrie, sulla centralità del progetto e sui concorsi in particolare esprime un’opinione differente.

E, sull’offerta economicamente più vantaggiosa, unico criterio per l’aggiudicazione dei servizi di ingegneria e architettura, La Mendola ha un parere positivo, con un ma grande come una casa: “con il nuovo codice, le stazioni appaltanti non sono più tenute a calcolare l’importo stimato dei servizi di architettura e ingegneria da affidare, utilizzando regole certe come quelle dettate dall’applicazione del D.M. 143/2013, appositamente varato dal Ministero della Giustizia, di concerto con il Ministero delle Infrastrutture. Quindi serve a poco ridurre i ribassi se poi le stazioni appaltanti tornano ad essere libere di sottostimare come credono l’importo da porre a base di gara, mortificando la dignità dei professionisti e la qualità delle prestazioni professionali.

La Rete delle Professioni Tecniche ha espresso un parere negativo sul codice Appalti anche attraverso Armando Zambrano, Coordinatore della Rete e Presidente del Consiglio Nazionale degli Ingegneri, che ha dichiarato: “Un testo deludente: sembra tradire lo spirito della Legge delega sulla centralità della progettazione. Contiamo ancora sulla possibilità di modifiche. Si tratta di un testo che tradisce lo spirito della Legge delega circa la centralità della progettazione. Siamo di fronte ad un arretramento rispetto alla normativa precedente, in particolare se ci riferiamo alla Determinazione Anac 4/2015”.

La RPT ha comunque proposto un documento che, attraverso la modifica di un modesto pacchetto di articoli, supererebbe le tante anomalie rilevate.

 

Codice Appalti, cosa c’è di positivo?

La Rete dei Professionsiti Tecnici giudica totalmente positivamente solo la riproposizione dei requisiti richiesti alle Società di Ingegneria che le mette sullo stesso livello delle Società tra Professionisti, evitando un’incresciosa sanatoria a favore delle prime che a più riprese si era tentato di far passare.

Leggi Novità del Codice Appalti: obbligo di pagamenti diretti ai subappaltatori

C’è ancora la possibilità di migliorare il testo? Forse, nei prossimi passaggi che deve fare prima dell’approvazione. Che sono: Consiglio di Stato, Conferenza delle Regioni e Commissioni competenti di Camera e Senato. Il Codice Appalti poi tornerà a Palazzo Chigi per la definitiva approvazione entro il 18 aprile e la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale.

Redazione Tecnica

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