Architetti sottopagati, sempre di più quelli sotto i 9 mila euro

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Gli architetti sono ancora schiacciati dalla crisi: tra il 2008 e il  2015 il loro reddito annuo è sceso del 41% e il numero di architetti sottopagati con un reddito inferiore a 9 mila euro/anno (dal 31,8% del 2013 al 34% del 2015) è aumentato. Questo il dato che si può ricavare dalla V edizione dell’Osservatorio sulla professione di Architetto, promosso dal Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori con il Cresme. Contestualmente è segnalata la riduzione, dal 21% al 16,6%, degli architetti con un reddito annuo superiore a 30 mila euro.

 

Architetti: i motivi della crisi

L’Osservatorio collega la crisi degli architetti al crollo del settore delle nuove costruzioni e delle opere pubbliche. La riqualificazione e il risparmio energetico non hanno permesso agli architetti italiani di risollevarsi; nel 2015 il mercato potenziale a disposizione era di appena 104 mila euro a testa, superiore in Europa solo alla Grecia.

Problema grosso è il ritardo nei pagamenti. Nel 2015 i architetti che vantano crediti residui nei confronti della clientela privata è il 67%, il 6% in più rispetto al 2014. Quasi un terzo gli architetti attendono pagamenti da parte del settore pubblico. Sono però in leggero calo, nel 2015, i giorni necessari per ottenere un pagamento da parte della Pubblica Amministrazione: da 200 a 141.

115 sono i giorni medi di attesa per i pagamenti delle imprese.

84 giorni per i pagamenti delle famiglie.

La crisi ha portato all’assenza del progetto che continua ad essere mal pagato e troppo gravato di burocrazia.

 

Architetti: come affrontano la crisi?

Gli architetti vanno sempre più verso una maggiore specializzazione, in attività tradizionali (redazione capitolati, perizie estimative, catasto, collaudi e sicurezza nei luoghi di lavoro) o più innovative (certificazione di classi energetiche, GIS, studi e progettazioni di fattibilità, project financing, facility management). Leggi le nuove condizioni minime richieste dalla UE per la formazione degli architetti.
Emerge inoltre la necessità degli architetti di ampliare la dimensione degli studi attraverso forme di aggregazione, lo sviluppo del sito web e di un brand riconoscibile . Tutto allo scopo di promuovere l’attività.

Stanno cambiando i modelli organizzativi degli studi professionali che si stanno evolvendo verso una dimensione di maggiore interdisciplinarità, sfruttando il coworking, la condivisione degli ambienti di lavoro e dei costi fissi di gestione degli studi.

I marketplace nel settore della progettazione e di altri servizi on-line basati sul sistema del feedback, secondo l’Osservatorio sono servizi inutili, o addirittura dannosi, perchè aumentano la concorrenza, riducono i compensi e sviliscono le prestazioni intellettuali riducendole. Su Architetti.com abbiamo intervistato gli inventori di Houzz.it e CoContest.it.

 

Architetti: donne e neoiscritti

La quota di donne tra i neo-iscritti alla cassa previdenziale è stata regolarmente superiore al 50%; le donne rappresentano circa il 54% degli iscritti ai corsi di laurea di secondo livello in architettura. Degli oltre 154 mila architetti italiani le donne sono quasi il 42% (circa 64 mila), 10% in più rispetto al 1998.

Negli ultimi 10 anni la differenza percentuale tra reddito maschile e femminile si è ridotta ma rimane ancora elevato.

I dati dello studio confermano anche la difficoltà dell’inserimento professionale per i neo laureati. Nel 2014, ad un anno dal conseguimento del titolo di laurea di secondo livello in architettura (magistrale o magistrale a ciclo unico), il tasso di disoccupazione è salito al 31% (era il 17% nel 2010). Dopo 5 anni il 60% degli architetti ha aperto la Partita Iva ma sei su dieci collaborano in forma esclusiva con un unico studio.

 

Redazione Tecnica

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