Professioni verdi: il motore pulito che fa crescere l’Italia

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Green economy: il concetto, da meravigliosa utopia allevata in grembo alla spensieratezza degli anni ’90 si è trasformato in realtà concreta. Un business virtuoso che in Italia oggi vale 102 miliardi e garantisce 3 milioni di posti di lavoro, con 372mila imprese che ne hanno fatto una vera e propria ricetta anti-crisi puntando su tecnologie a basso impatto ambientale.

I numeri qui citati affiorano da GreenItaly 2015, il sesto rapporto di Fondazione Symbola e Unioncamere, promosso in collaborazione con il Conai, capace di misurare e pesare la forza della “green economy” a livello nazionale, dimostrando come la sostenibilità sia ormai un fattore chiave dell’innovazione per tutti i settori dell’economia italiana.

Il 24,5% del totale delle aziende italiane dei settori industria e servizi dal 2008 hanno investito, o lo faranno quest’anno, in tecnologie green per ridurre l’impatto ambientale, risparmiare energia e contenere le emissioni di anidride carbonica. Un orientamento verde che si consolida anno dopo anno, confermandosi fattore strategico nel nostro paese: alla green economy “made in Italy” si devono oltre 102 miliardi di valore aggiunto, pari al 10,3% dell’economia nazionale, e 2,9 milioni di “green jobs”, ovverosia occupati che applicano competenze verdi nel loro impiego. Una cifra che corrisponde al 13,2% dell’occupazione complessiva nazionale (destinata a salire ulteriormente entro dicembre). Sono 294mila le assunzioni legate a competenze green previste nel complesso nel 2015 (il 59% della domanda di lavoro).

Dati che forniscono un’istantanea importante in vista dell’importante vertice ONU sul clima che a dicembre riunirà il mondo a Parigi, come spiega il presidente della Presidente della Commissione Ambiente alla Camera Ermete Realacci (tra le altre cose anche presidente di Fondazione Symbola): “La vocazione italiana alla qualità si esprime in una tensione al futuro che ha avuto proprio nella green economy uno strumento formidabile per migliorare i processi produttivi, realizzare prodotti migliori, più belli, apprezzati e responsabili. Puntando sul green non solo il made in Italy ha coniugato qualità, tradizioni, innovazione e competitività, ma ha aperto la via dell’economia circolare. Un nuovo modello di sviluppo che somiglia molto a quell’economia a misura d’uomo, che rifiuta lo scarto, attenta alla custodia della casa comune di cui parla Papa Francesco”.

Leggi la nostra intervista in esclusiva a Ermete Realacci intitolata Grandi opere, EXPO e l’importanza della condivisione.

Nel frattempo, a circa un anno dalla sua approvazione alla Camera dei Deputati il Collegato Ambientale è stato approvato al Senato grazie all’impegno determinante del Pd e in particolare del capogruppo in Commissione Ambiente, Massimo Caleo, e del relatore, Stefano Vaccari. “Rispetto al testo della Camera – afferma proprio Ermete Realacci – che già era stato molto rafforzato con importanti misure in favore dell’ambiente e della green economy, al Senato ci sono state ulteriori positive integrazioni in vari campi. Fatta una rapida verifica del testo definitivo, penso ci siano tutte le condizioni perché la Camera lo approvi celermente e senza alcuna modifica per renderlo operativo”. Tra i temi toccati all’interno del Collegato “verde” si allineano: mobilità sostenibile, green economy, rifiuti, agricoltura, economia circolare, rischio idrogeologico, bonifiche e energia pulita.

Redazione Tecnica

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