Comparto costruzioni, un’istantanea della situazione dei lavoratori stranieri

Scarica PDF Stampa

Comparto edilizia e migranti impiegati nel settore: un Rapporto Fillea CGIL – Fondazione Di Vittorio mette in luce e crea spazi di riflessione in merito ad un tema che assume grande rilievo in questa temperie storica. Attraverso la rielaborazione dei dati ISTAT affiora la seguente istantanea: i lavoratori stranieri occupati nel settore delle costruzioni risultano essere complessivamente oltre 264mila, con una percentuale pari a quasi il 17% del totale  (rispetto al 2013 il dato in valore assoluto è diminuito di circa 50mila unità con il peso percentuale diminuito di oltre 3 punti).

Viene comunque sottolineato nello studio che la quota di lavoratori non italiani impiegati nelle costruzioni fa registrare il dato più alto tra i vari settori produttivi (ad eccezione ovviamente del settore dei servizi alla persona, in cui si tocca quota 39%, e del settore alberghi e ristoranti che sfiora il 18%).

Nonostante la forte crisi subita dal settore nell’ultimo periodo, la presenza dei lavoratori immigrati ha confermato la sua importanza. Depongono in questo senso anche i dati forniti delle Casse Edili, nei quali si evidenzia come nel corso degli anni i lavoratori stranieri siano diventati una componente assolutamente strutturale del settore.

All’ampia presenza di stranieri non fa però seguito una proporzionale distribuzioni degli stessi lungo tutta la filiera delle qualifiche del settore: nel corso del 2013, circa il 55% degli stranieri ha infatti lavorato con la qualifica di operaio comune rispetto al 28% dei lavoratori italiani. Inoltre, gli operai specializzati e di IV livello rappresentano il 13% della forza lavoro straniera a fronte del 36,5% degli italiani. Una situazione che è addirittura peggiorata nel corso dell’ultimo periodo. In questo senso è interessante il parere del segretario Fillea Cgil, Walter Schiavella: “Quello delle costruzioni continua ad essere un mercato del lavoro duale, in cui gli immigrati sono vittime di segregazione occupazionale, discriminazione, ricatto. E poi la dequalificazione ed il sotto-inquadramento, come dimostrano i dati delle Casse Edili”.

Leggi anche l’articolo POS cantieri, confermato l’obbligo di redazione per le imprese familiari.

Con riferimento al delicato tema degli infortuni subiti dai lavoratori stranieri, i dati (messi a disposizione dall’INAIL) confermano come il settore delle costruzioni continui ad essere tra i più rischiosi. Nel corso del 2013 gli infortuni denunciati nel comparto sono stati più di 45mila: di questi, circa 8500 sono stati denunciati da lavoratori stranieri (circa il 19%). In termini di valore assoluto, sia il dato generale che quello relativo agli stranieri ha intrapreso la china discendente in questi anni, anche e soprattutto a causa del forte calo occupazionale che ha attraversato il settore. Va, in questa direzione, però messo in conto lo schermo deformante del rischio di sottodenuncia presente in un contesto in cui è molto alto il peso dell’informalità. La formazione, a tal proposito, dovrebbe assumere un rilievo fondamentale al fine di abbattere il rischio infortuni per i lavoratori stranieri.

Un tema analizzato con attenzione nel numero 2/2015 del periodico Maggioli Progetto Sicurezza. Consulta la pagina dedicata per avere più informazioni in merito alla rivista bimestrale dedicata alle tecniche della prevenzione e protezione per amministratori e tecnici dei settori pubblico e privato.

Alla luce di questi dati, Fillea ha presentato e sottolineato alcune proposte costruttive (scarica qui il rapporto integrale) al fine eliminare le discriminazioni ai danni dei lavoratori stranieri, cercando contestualmente di qualificarli in maniera più efficiente. Tre le proposte che sono emerse in maniera preponderante:
svincolare il permesso di soggiorno dal contratto di lavoro per limitare la ricattabilità a cui sono sottoposti i migranti nei luoghi di lavoro e ridurre in questo modo i fenomeni di dumping sociale;
– favorire l’attuazione degli accordi bilaterali ai fini pensionistici per limitare l’evasione contributiva e garantire uguali diritti a tutti i lavoratori;
– implementare politiche per una integrazione attiva e partecipata dei migranti affinché siano considerati cittadini a tutti gli effetti e non soltanto lavoratori.

Redazione Tecnica

Scrivi un commento

Accedi per poter inserire un commento