Professioni tecniche: il processo di cambiamento (in 2 punti di vista)

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Un momento di transizione davvero importante per il mercato del lavoro e per la galassia delle libere professioni quello che si sta palesando in questi mesi. Sono proprio degli scorsi giorni due notizie correlate che vanno a toccare tali importanti temi.

Confprofessioni e Jobs Act

Da una parte l’intervento del presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella, dinnanzi alla Commissione Lavoro del Senato in merito al percorso di attuazione dei decreti delegati del Jobs Act: “Gli studi professionali possono essere un valido banco di prova per l’attuazione dei decreti delegati del Jobs Act – spiega Stella – ma soprattutto rappresentano un punto di riferimento all’interno del mercato del lavoro per sperimentare innovativi modelli contrattuali tesi alla creazione e alla stabilizzazione di posti di lavoro”.

“Con l’ipotesi di rinnovo del contratto collettivo nazionale degli studi professionali, sottoscritto da Confprofessioni con le organizzazioni sindacali di categoria lo scorso 17 aprile – prosegue Stella – abbiamo adottato una moderna regolazione dei rapporti di lavoro ed un nuovo assetto del welfare nell’ambito delle attività professionali. Per esempio la forte incidenza femminile nella popolazione degli studi (circa il 90% della forza lavoro) ha permesso di conciliare tempi di vita e di lavoro grazie al ricorso a forme di lavoro a tempo parziale. Oltre ad una piena disciplina delle ipotesi di flessibilità abbiamo introdotto disposizioni dirette a sostenere nuove assunzioni stabili, mediante la maturazione progressiva di diritti e tutele che potrà anche accompagnare gli istituti di recente messi a disposizione dal legislatore”.

Il tema relativo alle condizioni dei professionisti tecnici è al centro dell’attenzione nel dibattito attuale: leggi in proposito il nostro recente articolo intitolato Redditi minimi e non continuità del lavoro: cosa non va per gli architetti.

Riforma delle professioni: il ministro Orlando c’è

Dall’altra parte giungono le dichiarazioni del ministro della Giustizia, Andrea Orlando, durante il convegno che il 28 aprile ha accolto a Roma i rappresentanti delle professioni tecniche per analizzare il tema delle professioni.

La notizia è che il Governo si impegnerà a rivedere e a completare la riforma delle professioni partendo dalle priorità messe in evidenza dalla Rete Professioni Tecniche: “Il documento di proposta presentato dalla Rete delle Professioni Tecniche introduce spunti ampiamente condivisibili – ha affermato il ministro Orlando – le condizioni per un approccio organico di riforma ci sono”.

I professionisti tecnici per l’occasione hanno infatti posto in evidenza il documento contenente 8 punti fondamentali per “adeguare gli ordinamenti professionali alle esigenze di una società moderna, mantenendo inalterata la qualità delle prestazioni e la tutela della sicurezza dei cittadini”, presentandolo nuovamente al ministro Orlando.

Ecco alcune priorità su cui è necessario intervenire a parere dei tecnici:
– assicurazioni obbligatorie;
– società tra professionisti (Stp);
– riorganizzazione territoriale degli ordini;
– testo unico degli ordinamenti professionali (con conseguente revisione della Riforma delle Professioni, d.P.R. 137/12).

In questa direzione il ministro Orlando ha dimostrato di appoggiare pienamente il documento della Rete: “Il confronto con le categorie professionali non è una concessione – ha spiegato il ministro – ma un elemento determinante per la qualità normativa. Proseguire il dialogo con i tavoli tecnici avviati è fondamentale, per evitare provvedimenti scritti che non tengono conto dell’impatto che possono avere su ciò che devono regolamentare”.

Il responsabile del dicastero della Giustizia ha quindi concluso: “Il documento di proposta presentato dalla Rete delle Professioni Tecniche introduce spunti ampiamente condivisibili. Le condizioni per un approccio organico di riforma ci sono”.

A cura di Marco Brezza

Redazione Tecnica

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