Fondi Ue professionisti: in Italia accesso a macchia di leopardo

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Fondi UE per professionisti, le possibilità di avvalersene ci sono, ma la distribuzione sul territorio italiano non è affatto omogenea. La colpa? Apparentemente delle Regioni, le quali si apprestano a consentire l’accesso per i professionisti ai fondi strutturali dedicati alle pmi, ma con una scansione a macchia di leopardo nel territorio.

Il nodo del problema risiede chiaramente in quello che si vuole intendere con la nozione di professionista: soltanto l’accettazione completa dell’equiparazione, da più lati auspicata (in particolare a livello comunitario), tra professionisti ed imprese spalancherebbe i cancelli a numerose agevolazioni (europee e non) nei confronti degli studi professionali. Gli ordini professionali nel nostro paese si sono opposti per anni a tale equiparazione, ma i tempi sono ormai cambiati.

Leggi l’articolo Fondi strutturali europei: nel 2015 80 mld per i professionisti.

In Italia la motivazione più forte che frena tale movimento inerziale è la seguente: non essendo gli studi professionali iscritti alla Camera di commercio, non possono accedere a tali fondi che sono per definizione  destinati alle imprese.

A tal riguardo, proprio a partire da domani verrà dato spazio ad un tavolo di dialogo tra i rappresentanti del Ministero dello Sviluppo Economico e i vertici delle professioni per giungere a soluzioni condivise.

L’Europa ha pochi dubbi: a livello di legislazione comunitaria infatti l’attività professionale si configura a tutti gli effetti come attività d’impresa. In Italia sopravvive ancora (soprattutto sul versante delle rappresentanze di tipo più spiccatamente “corporativo”) l’abitudine di percepire la figura del professionista in un ambito contiguo a quello del pubblico ufficiale.

Il tema flirta con un’altra importante questione emersa nelle ultime settimane: quella dell’accesso per gli studi professionali alla Cassa Integrazione in deroga: leggi in proposito l’articolo Studi professionali riammessi alla CIG in deroga: la strada giusta.

Proprio per le motivazioni sopra menzionate ogni Regione italiana ha statuito in maniera differente in materia, restituendo una ideale cartina del paese a macchia di leopardo per chi voglia comprendere con chiarezza se gli studi professionali possono accedere ai fondi strutturali o no. Come segnalato dal quotidiano Italia Oggi, le Regioni hanno consentito in ordine sparso l’accesso ai fondi: da un lato Sardegna, Puglia, Marche, Lazio, Lombardia e Calabria hanno già deciso che i professionisti sono pienamente assimilabili alle pmi e possono pertanto accedere ai bandi regionali relativi ai fondi europei. Sull’altro versante Basilicata, Friuli-Venezia Giulia, Piemonte, Toscana e Trentino-Alto Adige hanno scelto la soluzione contraria (adducendo la necessarietà del requisito, sopra menzionato, dell’iscrizione alla Camera di commercio).

Altre Regioni, come Emilia Romagna, Veneto, Liguria e Sicilia sono rimaste invece in mezzo al guado, senza aver preso una decisione definita in materia.

Redazione Tecnica

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